Toyo Ito & Associates, Architects

Ito concepisce ogni progetto come una specie di generazione cellulare, che procede per “mitosi” dall'interno verso l'esterno e dal piccolo al grande per poi confrontarsi con la città

Minna no Mori Gifu Media Cosmos, Gifu, Japan, 2015 (photo Iwan Baan)

Esistono due tipi di architetti. La maggior parte progetta dall'esterno verso l'interno: a prescindere dallo sviluppo dello spazio in pianta, in facciata o secondo modelli tridimensionali, il cuore dello spazio è raggiunto alla fine del processo, come conseguenza di un incedere scalare che antepone il grande al piccolo. Toyo Ito non è fra questi.

Nato a Seoul nel 1941 e oggi fra i principali architetti giapponesi, e non solo, Ito concepisce ogni progetto come una specie di generazione cellulare, che procede per “mitosi” dall'interno verso l'esterno e dal piccolo al grande per poi confrontarsi con la città.

In filigrana a Toyo Ito & Associates, lo studio fondato a Tokyo nel 1979 sta ancora oggi la visione di Urban Robot (URBOT), il primo nucleo di progettazione nato otto anni prima. Precursore nell'uso degli strumenti parametrici nel disegno dell'architettura, Ito ha sempre utilizzato questi mezzi con una modalità critica e una sensibilità nel rapporto tra spazi, forme e tecnologie che spesso lo hanno fatto accostare alla figura dell'artista.

Di fatto, progetti come la torre Mikimoto Ginza 2 (2005) o la Biblioteca della Tama Art University (2007), entrambi a Tokyo, costituiscono opere di riferimento per migliaia di studenti, ma anche di professionisti, che in tutto il mondo inseguono i più alti livelli del costruito.

Anche la Mediateca di Sendai (2000), forse il suo lavoro che ha più colpito l'immaginario globale, può in fondo essere osservato come un progetto “di interni”. L'intera struttura dell'edifico è infatti sorretta dal suo vuoto intestino: le grandi bucature a tutta altezza delimitate da tensostrutture che scavano la scatola trasparente del fabbricato come visceri aliene.

E allora forse non c'è da stupirsi più di tanto se, invitato da Domus a indicare un suo progetto rappresentativo, Ito abbia teso il dito verso un interno, quello del centro multifunzionale “Minna no Mori” Gifu Media Cosmos (Gifu, 2015). Le sue cupole traslucide in poliestere, nate come funghi sottosopra dalla griglia del tetto, potrebbero proteggere non solo zone di studio e riposo, ma anche un segreto prezioso: è da qui che può essere nato il progetto.

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