Sei libri da leggere a novembre, le novità di architettura e design

In occasione della mostra al Design Museum di Helsinki, un volume raccoglie per la prima volta il lavoro di Aamu Song e Johan Olin (in arte Company), il duo di designer che da 12 anni gira il mondo (Messico, Russia, Giappone, Estonia e Finlandia, tra gli altri) per scoprire, apprendere e interpretare i segreti degli artigiani locali. Secret Universe racconta il loro viaggio tra antiche tecniche, folklore, arte e tradizione.

Attraverso 199 progetti, il volume Do it ourselves di Jeroen Junte, giornalista e ricercatore di base ad Amsterdam, fotografa il nuovo modo di fare design della generazione olandese post-crisi. È un approccio attento alla sostenibilità, critico e ironico, ma al tempo stesso sensibile all’estetica, dove l’artigianato e la produzione locale sono alternative realistiche ai principali sistemi di produzione e distribuzione.

Oltre Dessau e Weimar, al di là di Mies e Gropius, Bauhaus 100: Sites of Modernism cataloga oltre 100 architetture per indagare l’enorme portata che le idee del Bauhaus hanno avuto in Germania, suggerendo un irrinunciabile Grand Tour del Movimento Moderno.

Architetto, insegnante e socio fondatore dello studio americano Pei Cobb Freed & Partners, Henry N. Cobb è stata una delle voci più eloquenti dell’architettura per oltre mezzo secolo. Henry N. Cobb: Words & Works 1948-2018 è un prezioso volume di piccolo formato (e 500 pagine), con grafica di OverUnder, che combina analisi poetiche delle sue opere, saggi e interviste che analizzano il passato, il presente e il futuro dell’architettura. 

Il nuovo volume di Charlotte e Clementine Fiell, Women in Design,  ripercorre il ruolo delle designer dell’ultimo secolo e ne celebra i successi in tutti i campi del progetto. Alternando  nomi noti (Aino Aalto, Ray Eames) e meno noti, ma comunque cruciali, emerge una storia affascinante del modo in cui le donne hanno usato la creatività per dare vita a progetti ancora attuali dopo decenni

17 sono gli obbiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’ONU, da raggiungere entro il 2030. Torino li ha fatti suoi e ne ha aggiunto uno, il Goal Zero, ideato da Lavazza, che è partner del Comune della città piemontese nell’iniziativa di street art pensato per divulgare l’Agenda 2030. Il volume ha due anime. Da un lato, la parte programmatica e divulgativa, che lascia la vaga sensazione di un’autopromozione da parte dell’amministrazione Appendino; dall’altro il racconto fotografico dei 18 murales di TOward 2030 magistralmente realizzato da Martha Cooper, guru mondiale della fotografia di street art. Alessandro Scarano