Bruxelles. Una mostra racconta la malinconia attraverso opere di De Chirico, Giacometti, e molti altri

S’intitola “Melancholia” la mostra a Villa Empain dedicata allo stato d’animo che è stato fonte di ispirazione irrinunciabile per artisti e letterati di ogni tempo.

“Malinconia: segno di nobiltà di cuore e di elevatezza d’animo” (dal “Dizionario dei Luoghi Comuni”, Gustave Flaubert).

S’intitola “Melancholia” la nuova mostra organizzata dalla Fondazione Boghossian presso Villa Empain a Bruxelles dedicata allo stato d’animo, anche noto come malumore, accidia o spleen, che è stato fonte di ispirazione irrinunciabile per artisti e letterati di ogni tempo. Settanta i lavori esposti, tra cui dipinti di Giorgio de Chirico, sculture di Alberto Giacometti e Claudio Parmiggiani, ma anche autoritratti di Martin Kippenberger e Joseph Buys, allo scopo di narrare le origini del concetto di malinconia e le sue manifestazioni, note dai tempi dell’Antica Grecia. Lo spettatore è invitato a scoprirla attraverso i linguaggi personalissimi e al tempo stesso profondamente universali di artisti moderni e contemporanei, in una retrospettiva che ricopre ben 150 anni di storia.

Fig.1 Abdelkader Benchamma, The unreachable part of us, 2018
Fig.2 Claudio Parmiggiani, Senza Titolo, 2013-2015
Fig.3 Claudio Parmiggiani, Senza Titolo, 2013-2015
Fig.4 KRJST Studio, Orion, 2016
Fig.5 Pascal Convert, Falaise de Bâmiyân, 2017
Fig.6 Pascal Convert, Falaise de Bâmiyân, 2017
Fig.7 Pascal Convert, Bibliothèque, 2016
Fig.8 From left: Giorgio De Chirico, Pomeriggio d’Estate, 1972; Giorgio De Chirico, Piazza d’Italia, ca. 1970; Alberto Giacometti, Homme à mi-corps, 1965
Fig.9 Alberto Giacometti, Homme à mi-corps, 1965
Fig.10 From left: El Anatsui, Wastepaper Bag, 2003; Geert Goiris, Liepaja, 2004
Fig.11 Norbert Schwontkowski, Phys experiment, 1995
Fig.12 From left: Lionel Estève, La Beauté d’une Cicatrice, 2012; Melik Ohanian, Selected recordings n°99, 2003
Fig.13 Lionel Estève, La Beauté d’une Cicatrice, 2012
Fig.14 From left: Claudio Parmiggiani, Senza Titolo, 2009; Rémy Zaugg, N.T.8a1, 1996; Rémy Zaugg, N.T.45a, 1998-2000
Fig.15 Jef Geys, !vrouwenvragen?, 1964-2007
Fig.16 Constant Permeke, Torse, 1938
Fig.17 From left: Constant Permeke, Torse, 1938; Paul Delvaux, Nuits sans sourires, 1949
Fig.18 From left: Lamia Ziadé, Chamade, 2010; Le Vendôme, 2008; Black Label, 2012;
Fig.19 Christian Boltanski, Animitas, 2016-2018

Inoltre, una serie di installazioni realizzate appositamente per la mostra, come la libreria di cristallo di Pascal Convert e “Animitas” di Christian Boltanski, e numerose opere di artisti belgi (Léon Spilliaert, Constant Permeke, Paul Delvaux, Jef Geys, Geert Goiris e la collettiva KRJST Studio) e arabi (Farah Atassi, Manal Al Dowayan, Etel Adnan, Marwan e Lamia Ziadé).

Nostalgia di luoghi lontani o di tempi che furono, senso di perdita, svilimento e mancanza di forza di volontà: le sfaccettature della malinconia sono numerose. La mostra curata da Louma Salamé le ripropone in un percorso strutturato in sei capitoli intitolati “Il Paradiso perduto, La Malinconia, Le Rovine, Il Passare del Tempo, La Solitudine e L’Assenza”. Il risultato è infinitamente poetico e dall’appeal visivo molto forte. Immagine di apertura: Samuel Yal, Dissolution, 2004

  • Melancholia
  • Boghossian Foundation, Villa Empain
  • Louma Salamé
  • 15 marzo – 19 agosto 2018
  • Avenue Franklin Roosevelt 67, Bruxelles