Géraud Soulhiol a Marsiglia

Presentato dalla galerie 22,48m2 a Paréidolie, fiera del disegno di Marsiglia, Géraud Soulhiol lavora su un’idea di natura dall’apparenza innocente che si rivela invece fortemente critica.

Le opere, i disegni o le sculture di Géraud Soulhiol rappresentano porzioni di territori isolati e anacronistici, o addirittura pensieri e introspezioni legate alle situazioni quotidiane.  

Così, Arena è una serie di disegni a matita eseguiti in vista assonometrica, sugli stadi – edifici monumentali qui mascherati da cattedrali. Un’altra serie, Natures Mortes è letteralmente un polpettone di piccole figure di plastica, fuse e intrecciate tra di loro in una massa senza forma. Infine, Vanités è una serie di disegni fatti di caffè istantaneo su piattini, rappresentazioni ingenue e automatiche dei suoi pensieri e delle preoccupazioni quotidiane.

Géraud Soulhiol, a sinistra Coulemelle 2017; a destra Mousseron,2017. Courtesy galerie 22,48m2

La pratica artistica di Géraud Soulhiol, il suo universo che mescola il disegno, l’artigianato e la cucina come innocenti attività divertenti ha un forte legame con la sua infanzia. Il momento in cui tutto è possibile, dove la scoperta combina esplorazione e immaginazione, che traduce giorni piovosi – giorni di noia – creando un universo improvvisato o disegnato. Anche se le opere di Géraud Soulhiol sembrano ingenue e innocenti a prima vista, in effetti si entra come nel museo di una civiltà estinta o parallela al nostro mondo. Qui viviamo sulle rovine di paesaggi fantastici e spopolati, colonizzati e mutati dalla religione o dall’industria della guerra.  

Géraud Soulhiol, <i>La parade n.1</i>, 2015. Courtesy galerie 22,48m2
Géraud Soulhiol,<i>La parade n.4</i> 2015. Courtesy galerie 22,48m2
Géraud Soulhiol, <i>Le Parc des Princes (Paris)</i>, 2010. Courtesy galerie 22,48m2

  La tecnologia sta sostituendo la natura e il mondo degli animali si sta trasformando in un mutante di carne. Géraud Soulhiol lo vede solo perché crea un universo che esiste solo nella sua immaginazione. Queste eterotopie, se si riferiscono all’innocenza nostalgica dell’infanzia quando la guerra è un gioco, sono pretesti di una messa in scena. Sono un punto di partenza narrativo che ci invita a andare a guardare il labirinto che ha proposto anche a noi anche di esplorare.
Pierre Malachin, Psychogéographies imaginaires