Luigi Molinis

Alla nuova Galleria d'Arte moderna e contemporanea di Pordenone, una mostra rende omaggio all'architetto Luigi Molinis, figura emblematica del panorama intellettuale contemporaneo, e alla sua opera, anticipatrice del futuro, ma fortemente radicata nel passato.

"Luigi Molinis. Niente centrini sul televisore" è il titolo della mostra, curata da M. Minuz e I. Boscariol, dedicata all'architetto Luigi Molinis, figura emblematica del panorama intellettuale contemporaneo, organizzata dall'Ufficio Cultura del Comune di Pordenone, presso la nuova Galleria d'Arte moderna e contemporanea "A. Pizzinato" PARCO, fino al 2 ottobre 2012. Panta rei ("Tutto scorre") sembra voler dire la mostra sull'opera di Luigi Molinis. Tutti i sensi ne sono coinvolti. Una voce, quella dell'architetto, recita le parole scritte da lui stesso: "Nulla è più ciò che sembra (…)". Sono pensieri, parole e immagini sonore che enunciano il cambiamento epocale che stiamo vivendo e da cui siamo travolti. Le opere esposte sono una parte significativa dell'opera di Luigi Molinis: si tratta di architetture, oggetti di design, disegni, fumetti e pitture. Le immagini della sua produzione artistica e architettonica sono raccolte in un nastro dinamico che scorre senza soluzione di continuità nell'intero spazio espositivo, celando la loro vera misura. Solo la presenza fisica di alcuni oggetti ne svela la reale dimensione, ma la loro forma è ambigua, suscettibile di libere interpretazioni del pensiero. Perfino l'opera pittorica ci parla di tessuti (organici? inorganici?): pieghe e cambi graduali di tonalità esprimono l'ambivalenza della materia.

Ogni immagine proposta è un frammento dell'universo concettuale che compone un complesso "mosaico emotivo", animatore delle idee che le hanno generate. Si tratta di architetture, oggetti di design, disegni, pitture e poesie, racconti che esprimono la vera a nima del progettista visionario. Ogni cosa – pensata, disegnata, progettata, realizzata – da Luigi Molinis infatti appartiene a più mondi. Letteratura, arte, natura e poesia sono i mondi a cui una mente creativa attinge per produrre immagini. La fantasmagorica moltiplicazione delle immagini si traduce in segni, che, organizzati guidati, classificati, selezionati, compongono nuove immagini, nuove figure, nuove forme, filtrate dalla tendenza razionalizzatrice e geometrizzante dell'intelletto.

Televisore Seleco, 1970

L'espositore a nastro in cui le opere sono contenute, enuncia la continuità concettuale, nella discontinuità materica e dimensionale delle opere. Si tratta di architetture e oggetti di design, architetture puntuali e oggetti seriali: grande e piccolo sono due sfaccettature dello stesso concetto. Ognuno di essi è figlio di un pensiero geometrico rigoroso, preciso. Nella "Babele dei Linguaggi" che ci ha travolto (in cui siamo e viviamo) l'opera di Molinis svela che ogni operazione progettuale che sottostà alle sue opere, si avvale di un metodo progettuale rigoroso basato sul numero, la misura, il modulo, costruendo così la sintassi con e su cui si struttura il discorso. Si tratta di uno spazio integrale nel quale le categorie dimensionali del Progetto sono superate a fronte di processi dove la 'piccola' e la 'grande scala' coincidono, senza distinzioni disciplinari. La componente emozionale è controllata da un rigore metodologico e grafico: all'assoluta precisione corrisponde la più aerea e impercettibile sfumatura, in un gioco di rimandi formali e concettuali. Non sono fughe nel sogno o nell'irrazionale, ma modi di guardare il mondo dell'architettura diversi e molteplici. In questo universo s'aprono altre vie, nuovissime o antichissime, che possono cambiare la nostra immagine del mondo. Tutto questo serve ad alimentare le visioni, a moltiplicarle. Le opere di Molinis parlano una lingua antica. Comunicano messaggi di eternità. Sono oggetti scanditi da una geometria definita e sempre riconoscibile che sottostanno a regole compositive e formali molto chiare. Luigi Molinis è un'anima antica, parla una lingua antica, perché ha fatto sua la lezione degli antichi, ma fortemente proiettata verso un futuro… quale futuro? si chiede: "Design ad quid?" [in Quaderni della Biblioteca Civica di Pordenone, n°10/2010]

Seleco Serie Visual

È greco, è classico, per la ricerca di armonia e proporzione, per l'uso della misura, della modularità e della proporzione (divina), come strumento e metodo compositivo e per la componente ideale del suo pensiero. E' romano per la forza compositiva delle spazialità generate da una geometria volumetrica rigorosa da lui immaginate e progettate. È bizantino attraverso la lezione scarpiana, per il gusto del dettaglio che risponde alla regola generale, ad un pensiero filosofico più ampio (la parte è nel tutto, il tutto è nella parte) e per il messaggio poetico che comunicano. La lezione di Carlo Scarpa si è fatta opera: "La poesia è nelle cose". È nello stesso tempo intriso della cultura filosofica d'occidente, ma spesso svela affinità elettive con la Cultura orientale, la Cultura zen, la cultura dell'essenza, del vuoto, del rito, della precisione. E' rinascimentale in quanto figura di architetto intellettuale e per l'interpretazione della grande sintesi operata dalla Prospettiva fra scienza e umanesimo. Come i maestri della Bauhaus, intende l'architetto un artista tout-court, a tutto tondo, e l'architettura arte fra le arti: l'arte è vocazione spirituale. Molinis è un'anima antica. Il suo pensiero è eclettico, molteplice. Esatto. Classico. Ha un approccio emozionato all'architettura, con le cose. Il suo legame affettivo non è con le opere, ma con i pensieri che le hanno generate. Con le idee tradotte in spazi, in forme, in dettagli. È un'intelligenza visionaria. I contesti spaziali in cui le sue opere trovano ispirazione sono le città del futuro immaginate nel passato, che lo avvicinano all'architettura futurista disegnata da Sant'Elia o alle immagini di film come Metropolis o le città-spazi ideati e rappresentati da Moebius. Visitando la mostra si vaga nel tempo e nello spazio attraverso continui mutamenti di scala e inversioni o moltiplicazioni di senso. Ci sono case, architetture che divengono oggetti d'uso quotidiano, che appartengono al mondo domestico e a quello del sogno, con un'operazione che può evocare l'immersione del sacro nel quotidiano o, all'opposto, la "sacralizzazione" dell'ovvio; ci sono radiatori che sembrano sculture, che appartengono simultaneamente al mondo della natura e a quello dell'astrazione operata dalle Avanguardie, o alle opere minimaliste di Sol Le Witt; ci sono sanitari che "rompono" con il passato introducendo nuove geometrie, nuovi linguaggi, e linee sinuose che spezzano l'immagine rigorosa dell'oggetto di serie per avvicinarsi al mondo armonioso della Natura, dell'organico; ci sono spazi interni scanditi da rigorose geometrie che diventano spazi emozionali, in cui il dialogo avviene fra "tagli" e sempre nuove "mirate", mostrando il carattere viscerale dell'architettura in cui le – sempre nuove – direzioni intervengono a moltiplicare le sensazioni spaziali, trasformando i significati delle cose e aprendo altre possibilità, altre potenzialità. È un modo di guardare il mondo con altri occhi, sempre nuovi, sempre diversi. È il mondo della creatività infantile, sempre viva, sempre innovativa, a volte esplosiva e sembra voler dire che l'architettura richiede un'esplorazione continua di tutti i territori della natura umana.

L'architettura è corpo (in)-organico tradotto nelle forme dell'astrazione artistica. La molteplicità degli sguardi diviene tema compositivo in un'architettura in cui tagli e mirate rivelano il carattere viscerale dell'architettura. La funzionalità è una qualità imprescindibile nell'architettura, nel design, ma la funzione non esaurisce mai la vocazione dell'architettura, degli spazi, degli oggetti. Quando la funzione emargina le altre esigenze (immaginazione, inventiva, comunicazione) l'architettura rinuncia al valore che l'ha sostanziata. L'architettura di Luigi Molinis è ritmo, è spazio metaforico. Molinis in alcuni frangenti sembra voler "togliere peso" alla struttura architettonica, senza cercare legami con la contemporaneità del suo operare, ma per esprimere un'esigenza interiore, che rende manifesto quell'universo formale e concettuale di cui si nutre costantemente: le opere di Luigi Molinis sembrano voler esprimere la leggerezza della pensosità. Il linguaggio del peso, della materia si contamina con il linguaggio leggero e sottile della poesia. Il processo creativo svelato dalle sue opere rende manifesto che si può giungere all'esatta comprensione di ciò che definiamo moderno, soltanto con la comprensione della sua ascendenza classica e che la meta è nella relazione fra questi mondi e quanto li ha resi possibili: lo sfondo mutevole davanti al quale si staglia la natura archetipo del thema. È grazie al thema che possiamo comprendere le forme ricorrenti che non cambiano nel tempo. Ogni movimento artistico è debitore rispetto ad un passato e creditore rispetto a un futuro. Ci sono opere, ci sono artisti, che hanno incarnato più di altre queste due tendenze apparentemente opposte. È così che ogni concetto e ogni valore si rivela duplice.

Anticipatrice del futuro, ma fortemente radicata nel passato, l'opera di Molinis appartiene a queste due tendenze estreme: alla continuità con il pensiero della storia e alla sua continua mutevolezza. Il progetto diviene così ricerca "interiore". Il viaggio (interiore) rappresenta la ricerca continua di nuovi punti di vista. Un'esigenza dell'anima. Elena Olivo, Architetto, Dottore di ricerca e docente del Corso di laurea in Architettura dell'Università degli studi di Udine.

Luigi Molinis: casa unifamiliare, 1987-1991