Architettura da corsa

Jan Kaplický ci lascia in eredità il Museo Casa Enzo Ferrari di Modena. Kaplický lo aveva sognato e la Fondazione Casa Natale Enzo Ferrari lo ha realizzato.

Sarà che questa terra ha da poco dato l'addio a Lucio Dalla, che dell'epoca eroica di Tazio Nuvolari e di Enzo Ferrari fu un magnifico cantore. Sarà che molti tra i presenti sono venuti da molto lontano – alcuni da Londra, altri da Praga – in omaggio a Jan Kaplický (1937-2009): autore radicale, sempre fedele a se stesso che di questo museo dedicato alla memoria del Drake fu l'ideatore. Sarà che Modena è parata a festa con stendardi giallo canarino – colore ufficiale della città – bandiere che sventolano veloci ricordando una delle massime di Enzo Ferrari: "Se lo puoi sognare, lo puoi fare". Saranno allora tutte queste cose messe insieme a farci sentire davvero partecipi di quest'impresa: consapevoli che, se fosse solo l'ennesimo edificio disegnato da un'archi-star, non saremmo qui.

Il Museo Casa Enzo Ferrari è molto di più: è espressione di un territorio e di un distretto produttivo che hanno fatto propria una scommessa difficile – quella di riuscire a trasformare in opera d'arte la propria storia industriale. Lo ha già fatto la Galleria Ferrari di Maranello, che attrae ogni anno oltre 200.000 visitatori, e il Museo Ducati di Bologna. A Modena, esiste infatti una concentrazione di passione motoristica fuori dal comune. Oltre a Ferrari e a Maserati, la città ha ospitato nel tempo tutta una costellazione di costruttori, carrozzieri e scuderie come, per esempio, Stanguellini, Scaglietti e Centro Sud, assumendo tra gli anni Cinquanta e Sessanta il ruolo di capitale dell'automobilismo da corsa. Ed è così che il nuovo padiglione – che sembra avvolgere l'officina del padre Alfredo e la casa in cui Enzo Ferrari nacque il 18 febbrario 1898 – ospita non solo Ferrari o le Alfa Romeo che Enzo Ferrari guidò come direttore del reparto Alfa Corse, ma anche Maserati e Stanguellini.

Jan Kaplický è scomparso nel 2009, davvero troppo presto, ma quest'edificio, grazie all'impegno di Andrea Morgante che ne ha raccolto l'eredità progettuale e alla tenacia di Mauro Tedeschini, presidente della Fondazione Casa Natale Enzo Ferrari, rispetta completamente la sua idea iniziale: quella che nel 2004, quando apparvero i risultati del concorso, ci sembrò sulla carta forse un po' troppo forte per una città dall'antico lignaggio come Modena, ma di cui oggi ci dobbiamo ricredere per la sua valenza convincente.

L'ingresso alla Galleria dalla piccola corte che si viene a creare grazie alle curve descritte dalla facciata che abbraccia delicatamente la casa Natale in un gesto di rispetto e simbiosi culturale. La facciata vetrata e’ doppiamente curva in pianta ed e’ inclinata con un angolo di 12.5 gradi rispetto al terreno. Ogni lastra di vetro-camera e’ sorretta da cavi pre-tensionati in acciaio capaci ognuno di sopportare 40 tonnellate di tensione.

Questo volume curvilineo, che s'intravede appena mentre s'imbocca il ponte sopra la ferrovia, è davvero una scossa positiva non solo per questa parte dell'abitato che sta tra i binari e una fila di costruzioni anonime, ma anche per l'intera città. La fotografia, inoltre, non gli rende giustizia perché il padiglione – con una superficie coperta di 4.200 metri quadrati – è in realtà molto più contenuto dal vero rispetto a quello che si poteva immaginare dai rendering di progetto: parte infatti da un'altezza di dodici metri, la stessa della casa di Enzo Ferrari, per poi dolcemente scendere verso il basso ed espandere sotto la linea di terra quasi la metà del suo volume. E dalla terra trae l'energia per il suo funzionamento: il Museo Casa Enzo Ferrari è il primo museo pubblico in Italia a sfruttare la geotermia.

La facciata dell’officina, costruita insieme alla casa natale di Enzo, dal padre Alfredo Ferrari, a partire dal 1830; qui e’ ospitato lo spazio espositivo principale per il quale Morgante ha progettato e realizzato un innovativo sistema espositivo in grado di incorporare illuminazione, proiezioni digitali e teche espositive contenenti oggetti appartenuti a Enzo Ferrari.

Kaplický era partito da un gesto: una mano spalancata che avvolge, quasi a proteggere, con l'indice e il pollice aperti, il vecchio caseggiato in mattoni. Quest'ultimo sarebbe poi diventato una galleria espositiva destinata a ricostruire la vita di Enzo Ferrari. Il movimento, di cui abbiamo parlato prima, aveva assunto poi un altro significato e si era tramutato in una linea curva incassata nel terreno: una grande copertura di color giallo Modena, leggermente mossa da dieci aperture rialzate. La sua realizzazione – una superficie di 3.300 metri quadrati di doghe d'alluminio curvate – ha messo davvero a dura prova i tecnici.

A sinistra: la vista per i visitatori che entrano nella Galleria si presenterà ininterrotta e panoramica su tutta l’esposizione: un ampio, continuo spazio bianco. Al centro e a destra: l’allestimento dell'Officina e’ un muro sinuoso suddiviso da pagine verticali, questo paesaggio tridimensionale, illuminato in modo tenue, occupa l’intera lunghezza dell’officina (40 metri)

Il ventre del museo racchiude uno spazio dominato dal colore bianco, nel quale si cammina su un pavimento in leggera pendenza alla scoperta di una quarantina di auto d'epoca: rialzate su pedane, come si fa appunto con le opere d'arte. Nell'osservare le linee filanti e i volumi plastici dei veicoli in mostra si comprende come Kaplický abbia modellato le superfici, i dislivelli, le pareti come fossero un unico e grande organismo. I salti di quota sono assorbiti dai piani in pendenza, mentre i muri si trasformano in pavimenti o si raccordano alle aperture rotonde che introducono alle sale per la didattica e al centro documentazione dedicato alla memoria di Sergio Scaglietti, il carrozziere di fiducia di Enzo Ferrari. Ogni elemento diventa morbidamente parte di qualcosa d'altro, come se il museo fosse, a sua volta, una di queste bellissime auto. Non a caso, risuonano nell'aria le note di Nuvolari.

Le piattaforme speciali disegnante dall’ architetto Andrea Morgante, sollevate da terra di circa 40 cm, elevano simbolicamente le auto a veri pezzi d’arte. Nella foto una delle Alfa della Scuderia Ferrari

Museo Casa Enzo Ferrari
Architetto: Jan Kaplický (Future Systems)
Capo progetto: Andrea Morgante
Team progetto di concorso: Jan Kaplický, Andrea Morgante, Liz Middleton, Federico Celoni
Design team: Andrea Morgante, Søren Aagaard, Oriana Cremella, Cristina Greco, Clancy Meyers, Liz Middleton, Itai Palti, Maria Persichella, Filippo Previtali, Daria Trovato
Direzione Artistica: Andrea Morgante (Shiro Studio)
Progetto allestimenti interni: Jan Kaplický (Future Systems), Andrea Morgante (Shiro Studio)
Consulenza strutturale e ambientale (concorso): Arup London
Project management e direzione lavori: Politecnica
Progettazione strutturale, impiantistica, ambientale, coordinamento sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione: Politecnica
Team di progetto e direzione lavori Politecnica: Francesca Federzoni (integrazione discipline specialistiche), Fabio Camorani (strutture e direzione lavori), Marcello Gusso (impianti meccanici), Francesco Frassineti (impianti elettrici), Paolo Muratori (direzione operativa opere edili), Stefano Simonini (coordinamento sicurezza), Fatima Alagna e Renzo Pavignani (progettazione ambientale)
Appaltatore: Società Consortile Enzo CCC soc. coop. (capogruppo), Ing. Ferrari s.p.a, ITE Group s.r.l, CSM.
Direttore tecnico: Giuseppe Coppi (CdC – Modena)