L'edificio di Town Hall a Sydney ha ospitato una mostra dedicata all'artista newyorkese Nathan Sawaya, più precisamente uno scultore. Ciò che distingue chiaramente le sue sculture da quelle di chiunque altro non è il soggetto, non la tecnica o le dimensioni, bensì la materia: infatti l'elemento base di ogni sua opera è il mattoncino di Lego e in una singola scultura se ne possono contare fino a 500.000 pezzi.
Una passione, quella del Lego, maturata come tutti in tenera età ma, contrariamente a molti, coltivata fino a farla diventare un mezzo di espressione; le sculture di questo artista non sono altro che costruzioni di Lego molto elaborate, attraverso le quali trasforma piccoli oggetti senza anima in qualcosa di vivo e comunicativo.
È significativo come Nathan Sawaya si appropri di un oggetto comune e quotidiano, per tutti (re)legato alla memoria dell'infanzia, sottraendolo al suo destino di "archetipo" del gioco, per restituircelo in una veste nuova . Le sue opere sono figure semplici e allo stesso tempo molto complesse: forme immediatamente riconoscibili a una certa distanza, dai colori elementari e molto vivaci (caratteristici del Lego), che acquisiscono definizione avvicinandosi fino a distinguere i singoli mattoncini che le compongono, con lo stesso effetto che si ha con i pixel "zoomando" una foto al punto in cui si coglie l'approssimazione di tutte le sue linee.
The Art of the Brick
Si è chiusa da pochi giorni la mostra dell'americano Nathan Sawaya di opere realizzate col LEGO

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- Valentina Ronzoni
- 22 febbraio 2012
- Sydney

I lavori di Nathan Sawaya sono veri e propri progetti, che vengono concepiti tramite uno schizzo, un disegno, e poi approfonditi e studiati al computer per definirne la scala, la posizione nello spazio e avere un colpo d'occhio della resa finale; in questo senso l'analogia con l'architettura sorge abbastanza spontanea, soprattutto pensando al mattone come componente unitaria della costruzione. Solo che contrariamente all'architettura, i soggetti della sua creazione non sono quasi mai edifici, anzi… quello che sorprende in effetti, è l'umanità della sua produzione a dispetto dell'artificialità del suo mezzo; molto spesso le sue sculture sono esseri umani, o meglio corpi umani: tesi e contratti in posture più o meno naturali, sempre capaci di interpretare drammaticamente il pensiero e lo stato d'animo alla base della loro concezione.
Nathan Sawaya sembra in grado di riprodurre qualunque cosa con il Lego, e non si spaventa davanti a nessuna sfida: tra i suoi pezzi più famosi c'è anche lo scheletro di un Tirannosaurus Rex, non a grandezza naturale, ma lungo comunque ben 7 metri. Una delle opere più grandi e laboriose da lui mai realizzate: situata al centro della grande sala, è un po' il fulcro della mostra che spazia da oggetti più piccoli come delle mele (in onore della sua città), a una serie di grossi teschi monocromatici su fondale nero, a veri e propri quadri (in realtà bassorilievi) completi di cornice, a una riproduzione molto fedele del Partenone.
I bambini sono stati invitati a partecipare a laboratori che si sono tenuti ogni ora nella sala stessa della mostra, quasi a completare l'esposizione con una sorta di happening in cui lo stesso materiale dell'artista viene messo a disposizione della loro fantasia e creatività, per cui fortunatamente non c'è nulla di straordinario nel costruire un gigantesco tirannosauro con il caro, vecchio Lego.