Il padiglione per le bici alla Gare du Nord di Parigi è un tuffo nel futuro

Un padiglione post-carbonio è il più grande parcheggio per biciclette di Francia: Arep anticipa le nuove esigenze, integrando con una architettura leggera la stazione simbolo di Jacques-Ignace Hittorff.

Sono 700mila le persone che ogni giorno transitano da Gare du Nord: quella che nel secondo ‘800 era un simbolo della Parigi di Haussmann, oggi è la più grande stazione ferroviaria d’Europa per traffico passeggeri, e in un futuro non troppo distante potrebbe ancora rappresentare un nuovo capitolo per la storia della città. Per il 2030, infatti, complice il potenziamento dell’infrastruttura metropolitana su rotaia e il ritorno in auge dei treni a lunga percorrenza, si stima il passaggio a 900mila passeggeri, e questo dato chiama d’urgenza un aggiornamento di strutture e servizi, per garantire una mobilità integrata e sostenibile.

E proprio a Gare du Nord, infatti, Arep, la filiale del gruppo Sncf dedicata alle infrastrutture ferroviarie, ha concepito un’architettura leggera che guarda al potenziamento degli scambi intermodali: un parcheggio per biciclette da oltre 1.200 posti il cui disegno è pensato per integrarsi con il vicino corpo della stazione, l’imponente edificio e landmark parigino progettato da Jacques-Ignace Hittorff tra il 1860 e il 1865, che lui stesso considerava il suo capolavoro. Accessibile dall’ingresso orientale della stazione, il padiglione aperto di 70 metri di lunghezza per 24 di larghezza è protetto da una copertura solare a due falde, oltre che da una facciata frangivento traforata in legno.

@ Guillaume Satre

“Abbiamo scelto la leggerezza per costruire questa grande pensilina fotovoltaica, che invita a sperimentare gli usi misti dei tetti condivisi. La sua concezione, così come la sua funzione, invita ad adottare stili di vita sobri dal punto di vista energetico e dei materiali”, racconta a Domus Raphaël Ménard, presidente del consiglio di gestione di Arep e docente di Architettura Post-Carbonio alla facoltà di architettura di Paris Est. Il progetto rientra infatti tra gli sforzi cross- disciplinari che Arep sta moltiplicando in Francia e all’estero – moltissimi quelli in Cina legati all’estensione significativa della rete ferroviaria – proprio per ripensare mobilità e spazi urbani in un’ottica post-carbonio.

Se il profilo delle falde riprende il disegno della copertura della stazione ottocentesca, favorendo così l’armonizzazione con il contesto, l’uso dei materiali guarda senza preclusioni ad esigenze ed opportunità contemporanee. La struttura, realizzata in legno e acciaio zincato – una scelta dovuta allo scarso spessore della soletta, di soli 30 cm, che impone rigorosi vincoli di carico – e soprattutto la copertura in pannelli fotovoltaici supera il linguaggio di uno stretto rispetto dell’heritage (del patrimoine) per integrare sistemi tecnologici rispondenti alle sfide attuali. Anche l’ architettura circolare ha un ruolo in questo progetto: i lucernari che vediamo tra le due falde sono infatti realizzati da una quarantina di vetri di recupero provenienti dalla passerella del Centre Pompidou.

Definito da Arep come un “sombrero metropolitano”, il padiglione è progettato per adattarsi a uno scenario climatico a +4°C e ad una città che nel 2050 potrebbe raggiungere i 50°C durante i picchi di calore. Accessibile dalle 5 della mattina fino all’1 di notte, il padiglione è dotato di due stazioni di gonfiaggio, di postazioni per le riparazioni e di colonnine per la ricarica delle bici elettriche.

@ Guillaume Satre

Il progetto, completato nel 2024, è accompagnato da un bel volume di Arep Éditions dal titolo “Halles, soleil, climat, cohue” (traducibile con “Padiglioni, sole, clima, folla”) che guarda oltre il caso specifico del padiglione fotovoltaico e il suo valore di caso studio, un caso che rimane estremamente significativo: e se un domani non fossero solo i 1700 mq della sua copertura ad essere ricoperti di pannelli, ma l’intera copertura della Gare du Nord? Oltre che fare un passo in avanti, il volume fa un passo indietro, ripercorrendo le tipologie costruttive che distinguono ciò che in Francia cade sotto il nome di “halles”, architetture per padiglioni ferroviari, mercati, o fiere campionarie. Definite “un tempio” da Charles Baudelaire, le halles testimoniano la capacità dell’architettura di rispondere ad esigenze solo apparentemente ordinarie con una straordinaria varietà di soluzioni materiali e tecniche, sublimando la propria identità all’insegna di un’attitudine all’adattamento verso nuove funzioni e sfide di ogni tempo.

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