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Quando la vacanza era un progetto: le architetture di Gardella, Zanuso e Daneri in Liguria

Due complessi moderni sulla costa della Liguria, a Varazze e Ospedaletti, ci raccontano una vacanza italiana che è qualcosa di più di un cliché fatto di estate e sfruttamento del paesaggio.

Mentre una buona metà dell’architettura italiana era occupata a farsi cacciare dal Movimento Moderno, dai tardi anni ’50 il paese conosceva un nuovo concetto di turismo e tempo libero, e un nuovo Moderno dentro il quale andare in vacanza.

La “cacciata” era quella provocata da progetti come la Pineta di Arenzano, che seminavano il panico nel dibattito moderno reintroducendo materiali locali, ripensamenti del dettaglio decorativo, echi di storicità e genius loci. Non esattamente il Gropius degli anni Bauhaus.

Il nuovo turismo e il tempo libero erano invece quelli accessibili a una più grande parte della popolazione, con una nuova, netta separazione vita-lavoro che accompagnava l’Italia nel suo celebre boom economico – e soprattutto edilizio: ed è lì che si apriva un dibattito più caldo rispetto a quello sull’ortodossia modernista.

Ignazio Gardella, Piani d'Invrea, Varazze, Savona. Foto Gaia Cambiaggi

Di quest’era rimangono infatti, circondati da scenari di abuso edilizio conclamato e piccole perle di quello che verrà chiamato professionismo colto, soprattutto alcuni esperimenti indipendenti come Torre del Mare a Bergeggi di Mario Galvagni (stessa committenza della sarda Costa Paradiso), e ibridi come l’insediamento ai Piani d’Invrea di Ignazio Gardella e Marco Zanuso, o astronavi tardo-moderne, quasi brutaliste, come Capo Nero e Capo Pino, progettate da Luigi Carlo Daneri sugli scogli tra Sanremo e Ospedaletti.

Ignazio Gardella, Piani d'Invrea, Varazze, Savona. Foto Gaia Cambiaggi

I Piani d’Invrea – siamo vicino a Varazze, ultimi tratti del ponente ligure prima che si possa dire Genova – sono in qualche modo un sequel di Arenzano, e iniziano con un masterplan del 1958: sono un insediamento per un diverso tempo liberato, non nascono per funzionare solo d’estate infatti, ma lungo tutto l’anno, sono idee di seconda casa, di luogo per tutti i weekend. Non per niente si portano dietro una nuova uscita dell’autostrada e un’area di servizio con un autogrill, di quelli di Angelo Bianchetti.

Oggi piuttosto densificato e snaturato rispetto all’idea originaria, l’insediamento era in realtà concepito, potremmo dire, per immagini, con in mente il paesaggio che quelle architetture avrebbero prodotto. Un paesaggio di dialogo prima di tutto, tra costruzioni per niente vernacolari e tutto il complesso di rocce, pendenze, vegetazione mediterranea che crea l’ecosistema dei Piani. E poi un paesaggio urbano, quello sì più incline ad ascoltare il passato della città italiana, tra portici, scalinate, terrecotte e toni del rosso, quello più vicino alla progettazione di Gardella (lo vediamo ad Arenzano, ma lo ritroveremo negli anni ’80 a Genova colla sua facoltà di Architettura sulla collina di Castello). Zanuso sorprende invece con una modernità quasi senza sconti, occupandosi di edifici che sono cluster di volumi cubici che si riversano a cascata in direzione della scogliera e della riva.

Marco Zanuso, Piani d'Invrea, Varazze, Savona. Foto Gaia Cambiaggi

Un moderno con ancora meno sconti è quello di Daneri a Ospedaletti. Daneri è un modernista di solida fede lecorbusieriana, ma non è un manierista: il suo Serpentone, il complesso Forte Quezzi a Genova, è il Plan Obus per Algeri che ha digerito l’Unité d’Habitation di Marsiglia, ha il respiro internazionale che ritroviamo anche a Rio de Janeiro nel Pedregulho di Affonso Reidy. Ecco che, una volta in riviera, i suoi insediamenti fanno più eco all’ “habitat pour le plus grand nombre” dei CIAM francesi postbellici, o quasi alle megastrutture di Paul Rudolph, che non alla Belle Epoque rivierasca o al vernacolo dei villaggi.

Il complesso denominato Capo Pino è di nuovo una cascata serrata e ritmata, stavolta in cemento a vista, ma le unità a terra sono duplex, la vista è la priorità senza compromessi, l’attenzione agli spazi di relazione è altissima, con una spiaggia dichiaratamente artificiale ma orientata e proporzionata, così come per il vicino Capo Nero, dove l’edificio è in linea (e torna il Serpentone), assemblaggio di blocchi in linea uniti da un corridoio in altezza (e torna l’Unité) in cui si susseguono grandi appartamenti tutti finestre a nastro, riuniti in un pattern dal tratto pittorico astratto delle tende da sole verdi.

Di nuovo, a dirigere il progetto qui non è il profitto che ha scempiato il circondario, quanto la qualità dell’esperienza, anche collettiva, ma soprattutto personale del rapporto con paesaggio, con il mare, con il tempo per sé.

Sono due storie, quelle dei Piani e di Ospedaletti, che incrociano domande contemporanee, e che abbiamo incrociato noi attraverso i progetti di un festival, “Abitare la Vacanza”, che dentro queste domande si è tuffato senza paura di raccontare ciò che è complesso, anche quando negativo.  Un progetto fotografico “MiraMare”, raccontava nelle immagini di Gaia Cambiaggi e Emanuele Piccardo il paesaggio del profitto, una wilderness costiera dove di wild c’è principalmente il cemento.

Lungo il festival invece – curato con Piccardo da Gloria Bovio e Andrea Canziani – queste architetture, queste due visioni costruite raccontavano “in persona” sia il problema – vuoi per storia, come Invrea densificata, vuoi per contrasto qualitativo coi vicini, come per Daneri – sia la sua possibile soluzione e la proposta per il futuro. Sono in fin dei conti dei complessi per l’abitare, non per il mordi e fuggi. Luoghi per il vivere, forse oggi non più per la vacanza. Possono avere un ruolo nelle tendenze abitative contemporanee, offrendo contro il procedere disorientato dell’abitare odierno quello che del loro concept originario li rendeva unici e di qualità.

Immagine d'apertura: Ignazio Gardella ai Piani d'Invrea, Varazze, Savona. Foto Emanuele Piccardo.
Il progetto
Abitare la Vacanza. Architetture per il tempo liberato è realizzato da Soprintendenza di Savona e Imperia, Comune di Varazze, Comune di Ospedaletti, Ordine Architetti Savona, plug_in e Dialoghi d’Arte

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