Nella quarta stagione di The Bear, la pluripremiata serie ambientata nel mondo della ristorazione di Chicago, Carmen “Carmy” Berzatto (Jeremy Allen White) guida fino a Oak Park per visitare la prima casa progettata da Frank Lloyd Wright a Chicago. Era il 1889, e Wright aveva solo 22 anni.
Un’altra serie, però, ha fatto di più: The Studio, la comedy satirica sull’industria hollywoodiana, ambienta gran parte della storia in un edificio di Wright che… non esiste. La sede dei Continental Studios, la casa di produzione guidata da Matt Remick (Seth Rogen), è ospitata in un’architettura fittizia ispirata alla vera Ennis House di Los Angeles. Un omaggio tanto più potente proprio perché inventato.
Non che Wright manchi sullo schermo: la Ennis House compare nel Blade Runner dell’82, in molti film di David Lynch e si dice abbia ispirato il palazzo di Meereen in Game of Thrones. Anche il Guggenheim di New York e il Marin County Civic Center compaiono rispettivamente in The International (2009) e Gattaca (1997).
Con The Bear e The Studio, però, le cose si fanno più interessanti. Nel quinto episodio di The Bear (“Replicants”) le mura della celebre casa-studio di Wright, oggi un museo aperto al pubblico, fanno da sfondo a uno dei momenti di svolta dell’intera serie. Carmy decide di passare a un menù fisso. Ok, sembrerà una cosa da niente, ma per uno chef è una scelta epocale. In questo cambio di rotta, l’architettura di Wright ha un ruolo sacrale.
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Frank Lloyd Wright, Casa e Studio, Oak Park, Chicago, Illinois 1889
Tutto è partito da qui: la casa/studio che Wright progettò a soli 22 anni, il primo edificio concepito in totale autonomia creativa. Realizzato secondo lo stile “shingle” al tempo molto diffuso nella East Coast e ispirato al gusto coloniale, l’opera è caratterizzata da una facciata asimmetrica, un'ampia veranda e involucri esterni in scandole di legno. Nonostante il linguaggio ancora acerbo, la costruzione ha in sé il germe di un pensiero rivoluzionario e apertamente critico verso la rigidezza e la pretenziosità delle case vittoriane, prediligendo una pianta libera e un rapporto più garbato e sostenibile con il contesto naturale: elementi fondativi, questi, delle future prairie houses.
Foto di Michael Clesle. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Frederick C. Robie House, Chicago, Illinois 1910
Robie House è la summa dei precetti che Wright elabora nella prima decade del XX secolo intorno al tema delle prairie houses, il modello di casa concepita in esplicita negazione del linguaggio magniloquente ed affettato del neoclassicismo allora imperante: un’abitazione che anticipa l’attenzione per la sostenibilità ambientale, fatta di volumi ribassati, coperture avvolgenti e protettive, materiali schietti e naturali (come il legno e il mattone), pianta libera, assenza di apparati decorativi e rapporto dialettico con il contesto naturale.
Foto Teemu008. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Frederick C. Robie House, Chicago, Illinois 1910
Foto David Arpi. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Hollyhock house, Los Angeles, California 1921
Nonostante il sole abbagliante e i cieli tersi della California, il periodo degli anni ‘20 che Wright trascorse sulla West Coast fu offuscato da umori foschi e pensosi, probabilmente a causa di travagliate vicende personali. Il risultato fu un linguaggio progettuale severo e inquietante che si concretizza in Hollyhock house, un’abitazione commissionata dall'ereditiera del petrolio, filantropa e mondana Aline Barnsdall nel quartiere di East Hollywood. L’edificio rimanda esplicitamente alla cultura precolombiana, con poderosi blocchi in cemento, bassorilievi e decori in stile “tempio azteco” (senza altari sacrificali, per lo meno ad una prima vista).
Foto DB’s travels. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Hollyhock house, Los Angeles, California 1921
Foto Fæ- Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Taliesin West, Scottsdale, Arizona 1937
Wright diceva che Taliesin West è “uno sguardo oltre il bordo dei mondo“. In effetti si tratta di una realtà a sé stante che reclama una propria autonomia rispetto agli ordinari e spesso schiaccianti ingranaggi che governano la vita quotidiana. Qui, nel deserto, l’architetto ha ideato il suo uen ritiro dai rigidi inverni del Mid-West e dai convulsi ritmi metropolitani, nonché il laboratorio di formazione e sperimentazione per i suoi studenti. L’opera fu quasi tutta costruita dal maestro e dai suoi apprendisti ed è ispirata interamente al paesaggio desertico, con volumi bassi incorniciati da travi di sequoia e materiali autoctoni come roccia, cemento misto a materiali locali e sabbia. Oggi è la sede della Frank Lloyd Wright Foundation.
Foto Teemu008. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Taliesin West, Scottsdale, Arizona 1937
Foto Tatiana12. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Hanna-Honeycomb House, Stanford, California 1937
Per essere una casa usoniana quindi caratterizzata da un design semplice, funzionale e accessibile alla classe media, Hanna-Honeycomb House - così chiamata per il suo impianto esagonale e prima opera di Wright a pianta non rettangolare da lui progettata - aveva in realtà molti optionals: il lotto di 1,5 acri includeva infatti una casa per gli ospiti, uno spazio per gli hobby, un deposito, un doppio garage e una casetta da giardino. L’aura domestica e famigliare dell’edificio a volume orizzontale è garantita, in sintonia con lo stile usoniano, da materiali schietti e naturali come il legno e il laterizio e da ambienti flessibili e luminosi, grazie alle finestre a tutta altezza che scandiscono i prospetti. Oggi l’edificio è di proprietà della Stanford University.
Foto Teemu008. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Hanna-Honeycomb House, Stanford, California 1937
Foto Wallyg. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Fallingwater (Kaufmann House), Mill Run, Pensylvania 1939
Wright diceva che “se ascolti il suono di Fallingwater ascolti la quiete della campagna”. E in effetti non c’è nulla di più meravigliosamente intimo e pacificante del reperire, comodamente adagiati nella protezione di un rifugio domestico, i suoni della foresta. Adagiata tra le colline di Mill Run sulla cascata naturale di Bear Run, la casa con i suoi dirompenti volumi a sbalzo rivestiti in pietra di cava è un’appassionata dichiarazione d’amore del progettista alla Natura e sottende una inesausta ricerca di un equilibrio tra Uomo, tecnologia e paesaggio.
Foto Orangejack. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Fallingwater (Kaufmann House), Mill Run, Pennsylvania 1939
Foto Kevinq2000. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Rosenbaum House, Florence, Alabama 1940
Se uno pensa all’ architettura usoniana che raffigurava case concepite appositamente per la classe media americana, di piccola dimensione, semplici ma eleganti e di costo moderato, non può che ricordare Rosenbaum House, l’unica progettata dal maestro in Alabama e che acchiude in sé tutte le caratteristiche di questo “stile”: pianta ad “L”, livello unico, distribuzione funzionale e flessibile, finestre a tutta altezza, arredi incorporati nelle strutture e materiali semplici e naturali come legno e laterizio. Dopo la morte dei proprietari, è stata acquistata dall’ municipalità di Florence e oggi ospita un museo.
Foto string_bass_dave. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Rosenbaum House, Florence, Alabama 1940
Foto string_bass_dave. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Cedar Rock, Independence, Iowa 1950
All’insegna della gesamtkunstwerk (opera d’arte totale), in questa piccola dimora commissionata da un’abbiente famiglia locale nulla è stato lasciato al caso, dal disegno dell’architettura a quello degli arredi e delle stoviglie (tutto su progetto di Wright). L’edificio è un chiaro esempio di casa usoniana su un unico livello, con coperture piane a falde aggettanti e protettive, pianta libera e flessibile, muri in mattoni, serramenti in legno, finestre a tutta altezza e pavimenti di cemento. Dopo la morte del proprietario, la casa è stata donata allo stato dell'Iowa che ancora ne mantiene la proprietà.
Foto L.M. Bernhardt. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Cedar Rock, Independence, Iowa 1950
Foto L.M. Bernhardt. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Kentuck Knob, Dunbar, Pennsylvania 1956
Progettata alla veneranda età di 86 anni dal maestro, Kentuck Knob fu una delle ultime case che Wright costruì. Di stampo usoniano, a un solo piano con le vaste coperture piane a sbalzo in lamiera di rame a contrasto con il tono neutro della pietra naturale dei muri, interni a pianta libera rifiniti in arenaria e legno di cipresso rosso della Carolina del Nord, la casa ha la particolarità di un impianto esagonale ma la consueta riconoscibile grazia nel fondersi con delicatezza nel paesaggio naturale.
Foto sarowen. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Kentuck Knob, Dunbar, Pennsylvania 1956
Foto sarowen. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Muirhead Farmhouse, Kane County, Illinois, 1953
L’abitazione, unica fattoria che Wright abbia mai progettato, è a tutti gli effetti un ranch adagiato in una prateria di 800 acri, all’insegna del lessico usoniano che qui impiega volumi squadrati ad un solo livello, generose coperture piane con massive quinte murarie in mattoni, finiture in cemento mescolato a materiali locali e cipresso rosso di Tidewater. L’edificio, soggetto a diversi interventi di ristrutturazione, è ancora oggi di proprietà della famiglia che lo rende visitabile in alcuni periodi dell’anno.
Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Casa e Studio, Oak Park, Chicago, Illinois 1889
Tutto è partito da qui: la casa/studio che Wright progettò a soli 22 anni, il primo edificio concepito in totale autonomia creativa. Realizzato secondo lo stile “shingle” al tempo molto diffuso nella East Coast e ispirato al gusto coloniale, l’opera è caratterizzata da una facciata asimmetrica, un'ampia veranda e involucri esterni in scandole di legno. Nonostante il linguaggio ancora acerbo, la costruzione ha in sé il germe di un pensiero rivoluzionario e apertamente critico verso la rigidezza e la pretenziosità delle case vittoriane, prediligendo una pianta libera e un rapporto più garbato e sostenibile con il contesto naturale: elementi fondativi, questi, delle future prairie houses.
Foto di Michael Clesle. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Frederick C. Robie House, Chicago, Illinois 1910
Robie House è la summa dei precetti che Wright elabora nella prima decade del XX secolo intorno al tema delle prairie houses, il modello di casa concepita in esplicita negazione del linguaggio magniloquente ed affettato del neoclassicismo allora imperante: un’abitazione che anticipa l’attenzione per la sostenibilità ambientale, fatta di volumi ribassati, coperture avvolgenti e protettive, materiali schietti e naturali (come il legno e il mattone), pianta libera, assenza di apparati decorativi e rapporto dialettico con il contesto naturale.
Foto Teemu008. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Frederick C. Robie House, Chicago, Illinois 1910
Foto David Arpi. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Hollyhock house, Los Angeles, California 1921
Nonostante il sole abbagliante e i cieli tersi della California, il periodo degli anni ‘20 che Wright trascorse sulla West Coast fu offuscato da umori foschi e pensosi, probabilmente a causa di travagliate vicende personali. Il risultato fu un linguaggio progettuale severo e inquietante che si concretizza in Hollyhock house, un’abitazione commissionata dall'ereditiera del petrolio, filantropa e mondana Aline Barnsdall nel quartiere di East Hollywood. L’edificio rimanda esplicitamente alla cultura precolombiana, con poderosi blocchi in cemento, bassorilievi e decori in stile “tempio azteco” (senza altari sacrificali, per lo meno ad una prima vista).
Foto DB’s travels. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Hollyhock house, Los Angeles, California 1921
Foto Fæ- Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Taliesin West, Scottsdale, Arizona 1937
Wright diceva che Taliesin West è “uno sguardo oltre il bordo dei mondo“. In effetti si tratta di una realtà a sé stante che reclama una propria autonomia rispetto agli ordinari e spesso schiaccianti ingranaggi che governano la vita quotidiana. Qui, nel deserto, l’architetto ha ideato il suo uen ritiro dai rigidi inverni del Mid-West e dai convulsi ritmi metropolitani, nonché il laboratorio di formazione e sperimentazione per i suoi studenti. L’opera fu quasi tutta costruita dal maestro e dai suoi apprendisti ed è ispirata interamente al paesaggio desertico, con volumi bassi incorniciati da travi di sequoia e materiali autoctoni come roccia, cemento misto a materiali locali e sabbia. Oggi è la sede della Frank Lloyd Wright Foundation.
Foto Teemu008. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Taliesin West, Scottsdale, Arizona 1937
Foto Tatiana12. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Hanna-Honeycomb House, Stanford, California 1937
Per essere una casa usoniana quindi caratterizzata da un design semplice, funzionale e accessibile alla classe media, Hanna-Honeycomb House - così chiamata per il suo impianto esagonale e prima opera di Wright a pianta non rettangolare da lui progettata - aveva in realtà molti optionals: il lotto di 1,5 acri includeva infatti una casa per gli ospiti, uno spazio per gli hobby, un deposito, un doppio garage e una casetta da giardino. L’aura domestica e famigliare dell’edificio a volume orizzontale è garantita, in sintonia con lo stile usoniano, da materiali schietti e naturali come il legno e il laterizio e da ambienti flessibili e luminosi, grazie alle finestre a tutta altezza che scandiscono i prospetti. Oggi l’edificio è di proprietà della Stanford University.
Foto Teemu008. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Hanna-Honeycomb House, Stanford, California 1937
Foto Wallyg. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Fallingwater (Kaufmann House), Mill Run, Pensylvania 1939
Wright diceva che “se ascolti il suono di Fallingwater ascolti la quiete della campagna”. E in effetti non c’è nulla di più meravigliosamente intimo e pacificante del reperire, comodamente adagiati nella protezione di un rifugio domestico, i suoni della foresta. Adagiata tra le colline di Mill Run sulla cascata naturale di Bear Run, la casa con i suoi dirompenti volumi a sbalzo rivestiti in pietra di cava è un’appassionata dichiarazione d’amore del progettista alla Natura e sottende una inesausta ricerca di un equilibrio tra Uomo, tecnologia e paesaggio.
Foto Orangejack. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Fallingwater (Kaufmann House), Mill Run, Pennsylvania 1939
Foto Kevinq2000. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Rosenbaum House, Florence, Alabama 1940
Se uno pensa all’ architettura usoniana che raffigurava case concepite appositamente per la classe media americana, di piccola dimensione, semplici ma eleganti e di costo moderato, non può che ricordare Rosenbaum House, l’unica progettata dal maestro in Alabama e che acchiude in sé tutte le caratteristiche di questo “stile”: pianta ad “L”, livello unico, distribuzione funzionale e flessibile, finestre a tutta altezza, arredi incorporati nelle strutture e materiali semplici e naturali come legno e laterizio. Dopo la morte dei proprietari, è stata acquistata dall’ municipalità di Florence e oggi ospita un museo.
Foto string_bass_dave. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Rosenbaum House, Florence, Alabama 1940
Foto string_bass_dave. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Cedar Rock, Independence, Iowa 1950
All’insegna della gesamtkunstwerk (opera d’arte totale), in questa piccola dimora commissionata da un’abbiente famiglia locale nulla è stato lasciato al caso, dal disegno dell’architettura a quello degli arredi e delle stoviglie (tutto su progetto di Wright). L’edificio è un chiaro esempio di casa usoniana su un unico livello, con coperture piane a falde aggettanti e protettive, pianta libera e flessibile, muri in mattoni, serramenti in legno, finestre a tutta altezza e pavimenti di cemento. Dopo la morte del proprietario, la casa è stata donata allo stato dell'Iowa che ancora ne mantiene la proprietà.
Foto L.M. Bernhardt. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Cedar Rock, Independence, Iowa 1950
Foto L.M. Bernhardt. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Kentuck Knob, Dunbar, Pennsylvania 1956
Progettata alla veneranda età di 86 anni dal maestro, Kentuck Knob fu una delle ultime case che Wright costruì. Di stampo usoniano, a un solo piano con le vaste coperture piane a sbalzo in lamiera di rame a contrasto con il tono neutro della pietra naturale dei muri, interni a pianta libera rifiniti in arenaria e legno di cipresso rosso della Carolina del Nord, la casa ha la particolarità di un impianto esagonale ma la consueta riconoscibile grazia nel fondersi con delicatezza nel paesaggio naturale.
Foto sarowen. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Kentuck Knob, Dunbar, Pennsylvania 1956
Foto sarowen. Courtesy Creative Commons
Frank Lloyd Wright, Muirhead Farmhouse, Kane County, Illinois, 1953
L’abitazione, unica fattoria che Wright abbia mai progettato, è a tutti gli effetti un ranch adagiato in una prateria di 800 acri, all’insegna del lessico usoniano che qui impiega volumi squadrati ad un solo livello, generose coperture piane con massive quinte murarie in mattoni, finiture in cemento mescolato a materiali locali e cipresso rosso di Tidewater. L’edificio, soggetto a diversi interventi di ristrutturazione, è ancora oggi di proprietà della famiglia che lo rende visitabile in alcuni periodi dell’anno.
Courtesy Creative Commons
Carmy ferma l’auto davanti alla facciata della Frank Lloyd Wright Home and Studio e la visita come un turista qualsiasi mentre — alternate alle riprese — scorrono fotografie d’archivio della casa, tra cui alcune dei figli e della prima moglie di Wright insieme a un albero di Natale addobbato al centro del salone. In sottofondo So Long, Frank Lloyd Wright dei Simon & Garfunkel che Paul Simon nel 1970 scrisse in omaggio all’architetto (in realtà non sapeva pressocché nulla di Wright, ma questa è un’altra storia).
Per Carmy, talentuoso e tormentato chef di Chicago, l’architettura di Wright è un modo per aprire gli occhi su un altro lato della sua città che, nella frenesia delle grandi cucine, aveva dimenticato: Chicago vista dalle vetrate dello studio di Wright è lenta, storica, durevole e catartica.
In The Studio, invece, l’aura sacrale di Wright si dissolve nell’ironia. L’edificio immaginato come “tempio del cinema” — che nella finzione Wright avrebbe progettato nel 1927 — somiglia alla Ennis House ed è stato ricreato sovrapponendo la sua facciata al Warner Bros Television Building di Burbank. Gli interni, costruiti sul set e ritoccati in CGI, sono stati ideati dalla scenografa Julie Berghoff come un mix tra Wright, architettura precolombiana e Hollywood anni ’40-’50.
All’inizio della prima puntata il protagonista entra nello studio e oltrepassa una guida che sta raccontando la storia dell’edificio ai visitatori. Con la sua assistente commenta: “A temple of cinema, huh? And they want me to make movies out of wooden blocks”. Nel corso di tutta la serie si vedrà un contrasto estremo: tra l’industria del cinema - la settima arte ormai poco artistica - e la monumentalità del lavoro di un vero maestro.
Per Carmy, lo chef prodigio che è fuggito da New York, Frank Lloyd Wright è la rinuncia all’ossessione performativa del fine dining, dove ogni piatto deve stupire, per abbracciare un calmo equilibrio, lo stesso che prova quando visita il numero 951 della Chicago Ave in Oak Park. Per Matt Remick – funzionario del cinema con ambizioni artistiche - l’architettura fittizia di Wright è invece il simbolo di ciò che intorno a lui non va, di quello che, in un certo senso, aspirava a essere e non sarà mai: indipendente. Soprattutto, è una finzione hollywoodiana.
