La cosa in sé pare semplice: il museo si dota di nuove lampade a LED e risparmia, in modo consistente, il 73% di watt annui in meno. La storia è, però, più complessa. Intanto il tempo necessario per la realizzazione (quasi tre anni) poiché alcune delle lampade sono state progettate espressamente per il Louvre e, poi, il tempo per sostituire le precedenti. Ne discende che, se da un lato il museo è terreno di sperimentazione, mantenendo così la funzione di luogo di innovazione che compete, almeno in teoria, alle istituzioni museali pubbliche, dall'altro Toshiba mette a punto prodotti che si espanderanno in seguito anche sul mercato. L'accordo prevede, oltre all'illuminazione delle Piramidi, anche quella della Cour Napoléon, entro il 2012, e della Cour Carrée nel 2013.
Dopo diverse prove, e tenuto conto della qualità generale della luce notturna di Parigi, la scelta è caduta su una temperatura di luce di 2700 gradi Kelvin, che rende le Piramidi meglio integrate nell'insieme.
Al momento dell'incarico a Pei per la costruzione delle Piramidi, nel 1981, i visitatori del Louvre erano circa tre milioni l'anno e la richiesta che veniva dal museo era quella di avere maggiori spazi per gestire quello che appariva un enorme flusso di persone. Il progetto di Pei fu, naturalmente, molto discusso ma alla sua apertura, nel 1989, iniziò a farsi esso stesso icona: per essere 'piramide', per vicinanza con l'augusto palazzo, per incarnare il dialogo tra "antico e moderno" e poi, molto prosaicamente, per essere l'ingresso principale al museo. Da qui comincia il contenimento dei costi energetici.
Nuova illuminazione per le Piramidi del Louvre
Portata a compimento la prima fase dell'accordo tra il Museo e Toshiba per una collaborazione che proseguirà fino al 2023.
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- Simona Bordone
- 13 dicembre 2011
- Parigi
Dimentichiamoci, per un momento, della ragione per cui otto milioni e mezzo di visitatori arrivano al Louvre ogni anno, le sue collezioni, e vediamo la macchina che le contiene: 68.600 mq di sale espositive per 403 spazi, 3000 metri di facciate, oltre 2000 persone che ci lavorano, respirano, fanno pipì, camminano, per 365 giorni l'anno. Esiste un giorno di chiusura, il martedì, ma è ormai utilizzato per le sempre più popolari "visite private" di sponsor, finanziatori, amici del museo... Del resto fu lo stesso Napoleone il primo a farsi organizzare un banchetto nella Grande Galerie nel 1797 per festeggiare le sue vittorie. E poi le 35.000 opere da illuminare, i sistemi di riscaldamento e raffrescamento, i laboratori di restauro, gli uffici, le videocamere, gli allarmi. Insomma, un complesso che consuma una quantità di energia consistente e dove perciò è importante che si cominci a risparmiarla. Simona bordone