Il nuovo tablet “di carta” di Huawei come diario di viaggio

Il nuovo MatePad Paper ha uno schermo di inchiostro elettronico e vuole farci dimenticare la carta: funziona? Per provarlo, l’abbiamo portato dall’altra parte del mondo.

1. Le applicazioni La grande innovazione che il Matepad Paper porta al mercato di massa è senza dubbio quello di essere un dispositivo con schermo eInk che utilizza un sistema di applicazioni esattamente come lo conosciamo sui nostri smarpthone e tablet. Anzi, proprio quelle applicazioni.  C’è anche un pacchetto Office preinstallato, quello di WPS, e collegando una tastiera bluetooth l’ho usato come su un normale tablet quando dovevo scrivere una mail un po’ complessa e non avevo il laptop con me (nonostante il dispositivo dichiari un refresh rate notevole per la tecnologia impiegata, l’eInk ovviamente rallenta le operazioni). 

Il Paper ha una serie di applicazioni integrate, altre si possono scaricare dalla AppGallery – lo store di Huawei. E con un minimo di smanettamenti si può aggiungere eventualmente uno store come Aurora per allargare il bacino delle app. Considerate sempre che sono applicazioni che non nascono per questo tipo di schermo: su TikTok i video appaiono come passati con un filtro creativo in bianco e nero, Instagram in scala di grigi è quasi incomprensibile. Viene quasi da chiedersi il senso: così sembra quasi un vorrei ma non posso, più che di un tablet che vuole fare dell’eInk il suo punto di forza.

2. Proprio come un tablet, ma in bianco e nero Il Paper ha un file system completo e una applicazione per navigarlo, una applicazione di posta e una calendario. Possono fare la differenza sul lavoro, ma anche per tenere traccia di hotel e spostamenti in aereo o in treno, come nel mio caso: ho trasformato il MatePad Paper nella perfetta agenda di un viaggio che prevedeva tappe di un paio di giorni massimo, e una miriade di informazioni su orari di voli e nomi di hotel da segnare ordinatamente. Sicuramente una opzione utile, anche se limitata da un design non pensato per questo genere di schermo, è la possibilità di installare (con qualche smanettamento obbligato, non li troverete sull’AppGallery) sia Kindle sia Kobo. Se avete una biblioteca lì, o qualche abbonamento a riviste come il New Yorker, potete leggerveli direttamente sul Paper. 

3. L’interfaccia Huawei ha costruito per il MatePad Paper una interfaccia complessa, simile in tutto e per tutto a quella di un normale tablet, anche se adattata alle particolari specifiche di un dispositivo che tanto normale non è (o almeno, non lo è ancora). Il risultato complessivo è un po’ spiazzante: i fan della completezza e dei superdevice in grado di fare tutto se ci si smanetta un po’ saranno soddisfatti, ma per l’esperienza di un utente normale forse sarebbe bastato molto, molto meno. Di certo, Huawei non ha mai tifato il “less is more”…

4. Disegnare è ok Come si scrive e si disegna sul MatePad Paper? Partiamo dal disegno: affatto male, con l’ovvia limitazione dell’utilizzo solo del bianco e nero e della scala di grigi. Gli strumenti sono una penna a sfera, la stilografica, la matita e il pennarello, con 3 opzioni di colore (nero bianco e grigio) e tre livelli di spessore. La reattività dello schermo è notevole e in sostanza non c’è lag o ritardo di sorta. Avere tutte le opzioni a portata di un click, senza la scomodità dei submenù del Remarkable, rende le operazioni divertenti e veloci. L’assenza di colore è una limitazione che può diventare uno stimolante pregio. In breve, era dai tempi di Pictionary che non mi divertivo così tanto a disegnare – nel mio caso, soprattutto mappe elaborate per orientarmi a Nha Trang e Hanoi, o nell’ex isola prigione di Con Dao.

5. Scrivere un po’ meno… Rispetto a reMarkable, sul Paper si scrive peggio. Lo schermo risulta più scivoloso, il tratto risulta meno accurato. Il motivo è semplice ed è lo stilo. La M Pen di Huawei è uno strumento in tutto e per tutto simile a quelli che ci siamo abituati a usare sui tablet, che però non hanno la morbidezza nel contatto con la superficie impressionabile che ha lo stilo di reMarkable, o anche una tra le più economiche alternative, come la Noris Digital di Staedler: pennini che hanno una punta fine e morbida, dotata di un certo grado di elasticità, capaci di un attrito sullo schermo perfetto, in certi casi – o per certe mani - forse meglio della scrittura su carta. L’M Pen di Huawei scivola via e peggiora in maniera consistente la grafia – per esempio la mia, già mediocre di per sé, peggiorata da anni di poca pratica perché sostituita prima dalle tastiere meccaniche e poi dall’uso intensivo di quelle digitali sullo smartphone. Non che tutto questo abbia reso impossibile prendere appunti al volo o inserire scritte nei disegni e nelle micromappe che ho realizzato per il viaggio in Vietnam. Ma non è stata una esperienza piacevole come avrei voluto. Se c’era da scrivere, finivo sempre per preferire il telefono, mentre su reMarkable mi è capitato più volte di abbozzare articoli per Domus scrivendoli a mano. Insomma, Huawei, tutto bene, ma vuoi fare un tablet che davvero mi dia l’impressione di scrivere su carta? Cambia questa penna!

6. Per leggere L’esperienza di lettura sul Paper passa attraverso due applicazione diverse. La prima è il bookstore, con un catalogo di libri abbastanza basilare – ho cercato Museo Animale di Carlos Fonseca, di sicuro uno dei cult dell’estate in Italia (edito da Sellerio a maggio, presente su tutti i maggiori store digitali italiani), e non c’era, al suo posto una lista in cui svettava un libro sugli animali di Michela Vittoria Brambilla, ex prediletta di Berlusconi, ministra del turismo e paladina dell’animalismo per il centro-destra italiano qualche anno fa.  Dall’altra parte c’è la applicazione per leggere i libri, che merita un elogio sicuramente per la pulizia dell’interfaccia e l’approccio minimalista – qui less is more senza possibilità di contraddizione, chapeau. Tuttavia, l’esperienza è ancora abbastanza basica. In questo caso una app alternativa può venire in soccorso. Soprattutto se è disegnata appositamente per uno schermo eInk come KOReader, che dietro una certa ostica complessità nell’organizzazione e la solita, inutile sovrabbondanza di opzioni cela una inattesa freschezza e facilità d’uso, che manca completamente alle alternative pensate per tablet e smartphone “tradizionali”.

7. In viaggio Il MatePad Paper è leggero, più agile dei competitor a parità di dimensioni del display. Viene fornito con una custodia folio che però si stacca un po’ troppo facilmente, e non tiene abbastanza salda la penna, che si aggancia magneticamente al fianco del dispositivo, per perdersi puntualmente in uno zaino anche solo un po’ disordinato. Cosa che in verità capita con tutti i tablet, l’aggancio magnetico dello stilo oramai abbiamo capito essere più un vezzo che una sicurezza. La batteria ha una ottima durata, in due settimane gli ho dato un colpo di ricarica, forse due al massimo. La retroilluminazione si è rivelata essenziale sul Reunification Train di notte e in aereo. La possibilità di scegliere tra più screensaver e tutta una serie di opzioni con cui Huawei ha corredato il dispositivo mostrano una grande cura e attenzione e rendono l’esperienza d’uso più piacevole. E c’è ancora tanto spazio per migliorare, o per lanciare magari una versione “da tasca”, magari foldable, che sarebbe davvero utile per appunti on the road da alternare a letture da spiaggia (o da giungla).

8. Huawei ha trovato l’approccio giusto? C’è una questione progettuale di base su cui si potrebbe discutere a lungo. Huawei poteva scegliere di costruire un dispositivo da zero, creando interfaccia e applicativi solo e soltanto per lo schermo eInk, un po’ come ha fatto reMarkable – che però ha preferito costuire solo l’essenziale. Per esempio un calendario ibrido tra note a mano e appuntamenti digitali, o dei giochi pensati ad hoc per questo schermo che ha sicuramente tanto potenziale anche se guardarci YouTube è una esperienza lisergica. La scelta invece è stata massimalista, quasi da piano quinquennale: Harmony è stato calato come dall’alto sul dispositivo, adattando per quel che si poteva ciò a cui siamo abituati, e dando poi evidenza a quelle aree in cui il dispositivo dà il suo meglio – che sono fondamentalmente le note e la lettura. Lasciandoci il dubbio di cosa potrebbe fare un behemot della tecnologia, se si mettesse davvero a ragionare su un prodotto diverso, basato sulla tecnologia eInk, partendo da zero. Magari lo vedremo. Intanto il Paper è promosso per la versatilità, anche se forse manca qualcosa in cui veramente eccella. Il dubbio se partire con carta e penna l’anno prossimo resta.

Tablet che usano l’inchiostro elettronico come tecnologia per i loro schermi non sono una vera novità. Ma è solo recentemente che si sono visti dispositivi di questo tipo capaci di coniugare hardware e software con una maturità tale da farli emergere oltre un’utenza di nicchia che li sperimenta da tempo. Tra i vantaggi dell’eInk ci sono la maggiore leggibilità, il feeling simile più alla carta rispetto a uno schermo lcd – anche meno stancante per la vista – e qualche guadagno a livello di risparmio energetico – però molti device hanno oramai una luce integrata che ne riduce in maniera consistente la durata tra una ricarica e l’altra. Tra gli svantaggi, la mancanza dei colori e un tempo di aggiornamento che rende questi schermi particolarmente lenti: ottimi per leggere una pagina di giornale, non per giocare a 60 frame per secondo, per intenderci.

Schizzi realizzati con MatePad Paper, Huawei

Il caso emblematico è senza dubbio reMarkable, creato con l’obiettivo di “migliorare la carta”, come hanno raccontato gli ideatori a Domus: un blocco note per il nuovo millennio, in cui gli orpelli sono pochissimi (non c’è neanche un browser!) e il focus è tutto. Kobo, uno dei maggiori produttori di ereader, ha introdotto la possibilità di prendere appunti direttamente sui suoi lettori più recenti con un apposito stilo, e lanciato un modello, Elipsa, con uno schermo da dieci pollici e una serie di funzioni che lo trasformano di fatto in un blocco note digitale – anche se ancora un po’ acerbo sotto il profilo del software, almeno al momento del lancio.

MatePad Paper, Huawei

Al Mobile World Congress di quest’anno Huawei ha introdotto un dispositivo con schermo eInk nel suo vasto e articolato catalogo di tablet, i MatePad. Il modello Paper ha uno schermo dalle “classiche” dimensiuoni da tablet, dieci pollici, con bordi ultrasottili (il rapporto schermo-corpo è dell’86,3%), pesa tre etti e mezzo, ed è compatibile con la già rodatissima M pencil, lo stilo di casa Huawei. Lo fa girare un sistema operativo completo e complesso, ovvero Harmony 2.0, la piattaforma sviluppata internamente su cui l’azienda cinese ha puntata per sopperire al celebre Google ban che l’ha colpita nel 2019.

Schizzi realizzati con MatePad Paper, Huawei

Il Matepad Paper di Huawei ha un buon catalogo di app base (tra l’altro allargabile), si integra con la mail ed è dotato di un set di microfoni che ne allargano le possibilità. È un blocco note digitale e un lettore di ebook formato XL. Tutti motivi per cui quest’estate, in vista di un viaggio in Vietnam in solitaria più simile a una esplorazione che a una vacanza solemaresessospiaggiarelax, ho lasciato a casa il reMarkable – oramai presenza fissa nella mia vita lavorativa e non soltanto da più di un anno – e messo in valigia questo nuovo tablet. Punto per punto, nella gallery potete leggere com’è andata.

1. Le applicazioni

La grande innovazione che il Matepad Paper porta al mercato di massa è senza dubbio quello di essere un dispositivo con schermo eInk che utilizza un sistema di applicazioni esattamente come lo conosciamo sui nostri smarpthone e tablet. Anzi, proprio quelle applicazioni.  C’è anche un pacchetto Office preinstallato, quello di WPS, e collegando una tastiera bluetooth l’ho usato come su un normale tablet quando dovevo scrivere una mail un po’ complessa e non avevo il laptop con me (nonostante il dispositivo dichiari un refresh rate notevole per la tecnologia impiegata, l’eInk ovviamente rallenta le operazioni). 

Il Paper ha una serie di applicazioni integrate, altre si possono scaricare dalla AppGallery – lo store di Huawei. E con un minimo di smanettamenti si può aggiungere eventualmente uno store come Aurora per allargare il bacino delle app. Considerate sempre che sono applicazioni che non nascono per questo tipo di schermo: su TikTok i video appaiono come passati con un filtro creativo in bianco e nero, Instagram in scala di grigi è quasi incomprensibile. Viene quasi da chiedersi il senso: così sembra quasi un vorrei ma non posso, più che di un tablet che vuole fare dell’eInk il suo punto di forza.

2. Proprio come un tablet, ma in bianco e nero

Il Paper ha un file system completo e una applicazione per navigarlo, una applicazione di posta e una calendario. Possono fare la differenza sul lavoro, ma anche per tenere traccia di hotel e spostamenti in aereo o in treno, come nel mio caso: ho trasformato il MatePad Paper nella perfetta agenda di un viaggio che prevedeva tappe di un paio di giorni massimo, e una miriade di informazioni su orari di voli e nomi di hotel da segnare ordinatamente. Sicuramente una opzione utile, anche se limitata da un design non pensato per questo genere di schermo, è la possibilità di installare (con qualche smanettamento obbligato, non li troverete sull’AppGallery) sia Kindle sia Kobo. Se avete una biblioteca lì, o qualche abbonamento a riviste come il New Yorker, potete leggerveli direttamente sul Paper. 

3. L’interfaccia

Huawei ha costruito per il MatePad Paper una interfaccia complessa, simile in tutto e per tutto a quella di un normale tablet, anche se adattata alle particolari specifiche di un dispositivo che tanto normale non è (o almeno, non lo è ancora). Il risultato complessivo è un po’ spiazzante: i fan della completezza e dei superdevice in grado di fare tutto se ci si smanetta un po’ saranno soddisfatti, ma per l’esperienza di un utente normale forse sarebbe bastato molto, molto meno. Di certo, Huawei non ha mai tifato il “less is more”…

4. Disegnare è ok

Come si scrive e si disegna sul MatePad Paper? Partiamo dal disegno: affatto male, con l’ovvia limitazione dell’utilizzo solo del bianco e nero e della scala di grigi. Gli strumenti sono una penna a sfera, la stilografica, la matita e il pennarello, con 3 opzioni di colore (nero bianco e grigio) e tre livelli di spessore. La reattività dello schermo è notevole e in sostanza non c’è lag o ritardo di sorta. Avere tutte le opzioni a portata di un click, senza la scomodità dei submenù del Remarkable, rende le operazioni divertenti e veloci. L’assenza di colore è una limitazione che può diventare uno stimolante pregio. In breve, era dai tempi di Pictionary che non mi divertivo così tanto a disegnare – nel mio caso, soprattutto mappe elaborate per orientarmi a Nha Trang e Hanoi, o nell’ex isola prigione di Con Dao.

5. Scrivere un po’ meno…

Rispetto a reMarkable, sul Paper si scrive peggio. Lo schermo risulta più scivoloso, il tratto risulta meno accurato. Il motivo è semplice ed è lo stilo. La M Pen di Huawei è uno strumento in tutto e per tutto simile a quelli che ci siamo abituati a usare sui tablet, che però non hanno la morbidezza nel contatto con la superficie impressionabile che ha lo stilo di reMarkable, o anche una tra le più economiche alternative, come la Noris Digital di Staedler: pennini che hanno una punta fine e morbida, dotata di un certo grado di elasticità, capaci di un attrito sullo schermo perfetto, in certi casi – o per certe mani - forse meglio della scrittura su carta. L’M Pen di Huawei scivola via e peggiora in maniera consistente la grafia – per esempio la mia, già mediocre di per sé, peggiorata da anni di poca pratica perché sostituita prima dalle tastiere meccaniche e poi dall’uso intensivo di quelle digitali sullo smartphone. Non che tutto questo abbia reso impossibile prendere appunti al volo o inserire scritte nei disegni e nelle micromappe che ho realizzato per il viaggio in Vietnam. Ma non è stata una esperienza piacevole come avrei voluto. Se c’era da scrivere, finivo sempre per preferire il telefono, mentre su reMarkable mi è capitato più volte di abbozzare articoli per Domus scrivendoli a mano. Insomma, Huawei, tutto bene, ma vuoi fare un tablet che davvero mi dia l’impressione di scrivere su carta? Cambia questa penna!

6. Per leggere

L’esperienza di lettura sul Paper passa attraverso due applicazione diverse. La prima è il bookstore, con un catalogo di libri abbastanza basilare – ho cercato Museo Animale di Carlos Fonseca, di sicuro uno dei cult dell’estate in Italia (edito da Sellerio a maggio, presente su tutti i maggiori store digitali italiani), e non c’era, al suo posto una lista in cui svettava un libro sugli animali di Michela Vittoria Brambilla, ex prediletta di Berlusconi, ministra del turismo e paladina dell’animalismo per il centro-destra italiano qualche anno fa.  Dall’altra parte c’è la applicazione per leggere i libri, che merita un elogio sicuramente per la pulizia dell’interfaccia e l’approccio minimalista – qui less is more senza possibilità di contraddizione, chapeau. Tuttavia, l’esperienza è ancora abbastanza basica. In questo caso una app alternativa può venire in soccorso. Soprattutto se è disegnata appositamente per uno schermo eInk come KOReader, che dietro una certa ostica complessità nell’organizzazione e la solita, inutile sovrabbondanza di opzioni cela una inattesa freschezza e facilità d’uso, che manca completamente alle alternative pensate per tablet e smartphone “tradizionali”.

7. In viaggio

Il MatePad Paper è leggero, più agile dei competitor a parità di dimensioni del display. Viene fornito con una custodia folio che però si stacca un po’ troppo facilmente, e non tiene abbastanza salda la penna, che si aggancia magneticamente al fianco del dispositivo, per perdersi puntualmente in uno zaino anche solo un po’ disordinato. Cosa che in verità capita con tutti i tablet, l’aggancio magnetico dello stilo oramai abbiamo capito essere più un vezzo che una sicurezza. La batteria ha una ottima durata, in due settimane gli ho dato un colpo di ricarica, forse due al massimo. La retroilluminazione si è rivelata essenziale sul Reunification Train di notte e in aereo. La possibilità di scegliere tra più screensaver e tutta una serie di opzioni con cui Huawei ha corredato il dispositivo mostrano una grande cura e attenzione e rendono l’esperienza d’uso più piacevole. E c’è ancora tanto spazio per migliorare, o per lanciare magari una versione “da tasca”, magari foldable, che sarebbe davvero utile per appunti on the road da alternare a letture da spiaggia (o da giungla).

8. Huawei ha trovato l’approccio giusto?

C’è una questione progettuale di base su cui si potrebbe discutere a lungo. Huawei poteva scegliere di costruire un dispositivo da zero, creando interfaccia e applicativi solo e soltanto per lo schermo eInk, un po’ come ha fatto reMarkable – che però ha preferito costuire solo l’essenziale. Per esempio un calendario ibrido tra note a mano e appuntamenti digitali, o dei giochi pensati ad hoc per questo schermo che ha sicuramente tanto potenziale anche se guardarci YouTube è una esperienza lisergica. La scelta invece è stata massimalista, quasi da piano quinquennale: Harmony è stato calato come dall’alto sul dispositivo, adattando per quel che si poteva ciò a cui siamo abituati, e dando poi evidenza a quelle aree in cui il dispositivo dà il suo meglio – che sono fondamentalmente le note e la lettura. Lasciandoci il dubbio di cosa potrebbe fare un behemot della tecnologia, se si mettesse davvero a ragionare su un prodotto diverso, basato sulla tecnologia eInk, partendo da zero. Magari lo vedremo. Intanto il Paper è promosso per la versatilità, anche se forse manca qualcosa in cui veramente eccella. Il dubbio se partire con carta e penna l’anno prossimo resta.