Un appartamento a Torino si colora di blu e di rosso per conciliare le due anime di una giovane coppia: lui che predilige le forme nette e i colori freddi, lei che insegue i toni caldi, le piante, la materia e l’effetto délabré. Bicromia che non si riduce ad una mera scelta di carattere, ma divide lo spazio, crea movimento e definisce le funzioni. Nella zona giorno, ad esempio, una striscia di colore disegna una L lungo la parete e il soffitto per identificare quel punto – sotto il quale è collocato un tavolo – come luogo-chiave della casa. Un’altra linea percorre in diagonale l’ingresso sempre con lo stesso intento: dargli forza e valore.  Le luci – tra cui due dischi Haban di Aromasdelcampo – ribaltano le forme e interrompono i colori assistendoli nel loro ruolo funzionale e ontologico di identificazione di spazi, oggetti e momenti dell’abitare.  Un intervento che, seppur piccolo e privato, rivela le possibilità dell’architettura quale campo d’indagine che apre alla filosofia, all’antropologia e alla letteratura. Non a caso i progetti di Francesca Melchiorre vengono presentati con brevi racconti inediti e s’intitolano come versi di poesie. Ogni nuovo mattino uscirò per le strade cercando i colori di Cesare Pavese è il titolo di quest’ultimo suo progetto.