Homo Faber. Le mani sono meglio di qualunque macchina

A settembre alla Fondazione Cini di Venezia, la più ambiziosa mostra mai realizzata sui mestieri d’arte parla ai giovani e indica un futuro dal volto umano.

Homo Faber: Izabela Kovalevskaja

“Homo Faber”, primo evento culturale della neonata Michelangelo Foundation fondata da Johann Rupert e Franco Cologni a Ginevra, è di sicuro il più grande e ambizioso mai concepito sui mestieri d’arte. Dal 14 al 30 settembre, 16 mostre tematiche, curate da un network internazionale, prenderanno possesso dell’intera Fondazione Cini sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia: le gallerie, i chiostri, la biblioteca, persino l’ex-piscina Gandini, accoglieranno opere di alto artigianato, installazioni, esperienze di realtà virtuale, conferenze e laboratori con gli artigiani all’opera.

Con l’obiettivo di raccontare queste eccellenze in maniera nuova, “Homo Faber” offre un ribaltamento di prospettiva e si rivolge soprattutto ai giovani. “Cos’è raro oggi?”, si sono chiesti gli organizzatori. Risposta: un ragazzo che imbocca la via dell’alto artigianato. Come i 12 giovani filmati da Thibault Vallotton: il sellaio greco Konstantinos Vogiatzkis che usa tecniche ancestrali, l’artigiano londinese Peter Bellerby che realizza mappamondi interamente a mano, la ceramista svedese Johanna Nestor che si dedica alla tradizione centenaria delle stufe a legna e la lituana Izabela Kovalevskaja che applica la tecnica del tatuaggio alle vetrate artistiche. Roba vecchia? Scelte anacronistiche? No di certo. Perché, come spiega Alberto Cavalli direttore della Fondazione Cologni, partner della mostra, “in una realtà sempre più digitale, i nostri sogni non possono che essere sempre più analogici. E le mani dell’uomo sono meglio di qualunque macchina”. 

Che cosa sia l’artigianato oggi lo sintetizza in poche efficaci battute il gallerista francese Jean Blanchaert: “È un aereo che si sta per schiantare al suolo, ma viene salvato dal pilota. È la foca monaca della Sardegna. Sono i genitori che finalmente possono dire al figlio: vai dal nonno in bottega, non in banca, perché sarai più felice”. “Best of Europe”, la mostra da lui curata con allestimento di Stefano Boeri, presenta i migliori maestri artigiani di tutta Europa (150 per 180 oggetti) e racconta del confine tra arte e artigianato: “un artigianato così bello da essere arte e un’arte che non ha dimenticato tecniche artigiane”.

Le storie di “Homo Faber” sono davvero tante. Le fotografie (analogiche) di Susanna Pozzoli, raccolte nella mostra “Venetian Way” curata da Denis Curti, introducono l’attività di 21 atelier e botteghe venete: vetro soffiato, gondole, broccato, merletto. Gli 8 designer, selezionati da Michele De Lucchi, hanno invece lavorato con altrettanti maestri europei sul tema del tabernacolo. E, ancora, gli artigiani della bottega del grande ebanista Ghianda, mostreranno dal vivo la loro abilità. Mentre i progettisti scelti da India Mahdavi hanno lavorato sugli d’interni. Silvana Annicchiarico (Triennale Design Museum) racconta l’evoluzione del mestiere d’autore attraverso una selezione di vasi iconici (da Gio Ponti a Mischer’traxler) e Isabella Villafranca Soissons, direttrice del Dipartimento di Conservazione e Restauro di Open Care, presenta dal vivo il lavoro del restauratore: da una cassapanca del Cinquecento in legno e stucco all’enorme piede in poliuretano espanso disegnato da Gaetano Pesce negli anni Settanta.

Un padiglione, a cura di Stefano Micelli, è incentrato sul rapporto tra tecnologia e artigianato: biciclette, motociclette, un restauratore di Ferrari, una Vespa interamente realizzata in pelle.

“Molta follia è saggezza divina”, scriveva Emily Dickinson. Nelle Sale del Convitto, 20 maison del lusso sono raccontate attraverso altrettante speciali tecniche artigianali, tratte o ispirate dall’elenco di mestieri d’arte elaborato dall’Institut National des Métiers d’Art (INMA): dalle velatrici di Santoni – che tingono con millimetrica precisione le scarpe in coccodrillo – alle ricamatrici di Madeira, dall’arte della rilegatura di Smythson all’occhialeria su misura di Bonnet alle selle di Hermès e al vetro di Venini. Qui, come si dice, è il limite che spinge la creatività. 

Nella mostra curata da Judith Clark, nell’ex piscina Gandini, anche il mondo della moda è scandagliato secondo un’ottica nuova. Quella del lavoro minuzioso degli artigiani che gli abiti li confezionano (“interpreti, non esecutori”, sottolinea Cavalli).

“Talento Naturale” è una collezione di oggetti in legno, curata da Eligo Studio, nata dalla collaborazione tra due maestri lombardi e 20 giovani designer internazionali diplomati alla Creative Academy di Milano (esclusivo Master del Gruppo Richemont che accoglie solo 20 studenti all’anno). Conclude il percorso il “due alberi” degli anni Trenta Eilean, un ketch bermudiano di 22 metri, restaurato da Officine Panerai e attraccato nei pressi dell’isola.

Ambasciatori della mostra saranno i 109 migliori studenti di 26 scuole di 15 Paesi: ospiti della Michelangelo Foundation racconteranno al pubblico i segreti di “Homo Faber”. La loro missione? Suscitare meraviglia, soprattutto tra i loro coetanei. Moltiplicare i punti di vista. E diffondere nuove possibilità e spazi di crescita.

Titolo mostra:
Homo Faber. Crafting a more human future
Organizzatore:
Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship
Curatori:
Michele De Lucchi, Judith Clark, Jean Blanchaert, Stefano Boeri, India Madhavi
Sede:
Fondazione Cini, Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia
Date di apertura:
14–30 settembre 2018
Partner:
Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, Fondation Bettencourt Schueller, Fondazione Giorgio Cini e Triennale Design Museum

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