In una mattinata di fine agosto, incontro
Ivana Porfiri nel silenzio di uno studio pressoché
deserto. L'atmosfera rilassata rende più facile
parlare di un progetto che ha messo a dura
prova l'abilità di una progettista eclettica e con
una navigata esperienza in campo nautico. A
lungo collaboratrice di Gregotti & Associati, si è
occupata della progettazione di grandi navi da
crociera e di yacht, attività che continua a essere
una delle principali del suo Porfiristudio. La
progettista ama stabilire un legame forte con
il committente: il confronto dialettico diventa
quasi complicità quando entrambi sono alla
ricerca di soluzioni percettive estreme.
Dakis Joannou è uno dei clienti con i quali
Ivana Porfiri ha stabilito una particolare sintonia.
Gli effetti di questo speciale rapporto sono
sorprendenti, soprattutto da quando è stato
'disvelato' il più recente risultato di tale collaborazione.
Dakis Joannou è un collezionista
d'arte tra i più noti. Greco, trascorre molto tempo
sullo yacht, che usa come residenza e mezzo
di trasporto tra le isole
del Mare Egeo. Senza
rinunciare all'arte. Sino
a pochi mesi fa, la sua
galleria viaggiante è stata
"Protect Me from What
I Want", un'imbarcazione
di linea tradizionale
anch'essa progettata da
Ivana Porfiri, battezzata
con il titolo di un'opera
di Barbara Kruger.
Secondo le disposizioni
dell'armatore, la nuova
imbarcazione (classe
RINA Maltese Cross) non avrebbe dovuto avere
alcuna limitazione, se non quella derivante
dalle dimensioni del posto barca di proprietà. I
limiti dimensionali si sono trasformati da subito
in uno spunto progettuale: tagliare la prua
per guadagnare lunghezza è uno stratagemma
normalmente adottato dai costruttori. Superati
i controlli delle autorità, la prua riassume la
sua configurazione originale applicando la
parte precedentemente tagliata. Progettista e
armatore concordano che nel caso della nuova
barca non è necessario ricorrere alla 'protesi'.
Il taglio effettuato per ragioni di opportunità
rimarrà a tutti gli effetti un taglio dello scafo,
ad alto valore simbolico. La linea della prua
appare rovesciata proprio in corrispondenza
della cubia, il foro dove scorre la catena dell'ancora.
Le linee d'acqua rimangono invariate,
ma il processo di trasformazione di uno scafo
tradizionale è avviato. Mentre discorriamo, la
progettista appoggia sulla scrivania una minuscola
barca di legno stilizzata, formata da tre
pezzi sovrapposti. "Questo è il progetto che
avevo in mente sin dall'inizio. Nella sua semplicità
riassume la ricerca che mi ha condotto
al progetto del nuovo yacht di Dakis Joannou:
uno scafo standard, un volume intermedio in
cui sistemare plancia e ambienti comuni, e uno
superiore, separato e riservato all'armatore.
Le parti vetrate hanno superfici maggiori del
consueto e sono quasi verticali (l'inclinazione
è di circa 15°): la visibilità verso l'esterno è
sorprendentemente ampia, in particolare nelle
zone riservate all'armatore, visibilità che spesso
è penalizzata dalle linee filanti della nautica
tradizionale. Si tratta di un progetto integrale, di un'architettura mobile, prototipo di un nuovo
tipo di imbarcazione".
La progettazione per blocchi si riflette nella
composizione dei volumi e sulle loro superfici.
Come la prua risulta volutamente rovesciata,
così il trattamento superficiale non poteva che
procedere per paradossi, per camuffamenti…
Il mimetismo è ben noto in natura: vi
ricorrono animali e piante per difendersi dagli
aggressori o per attirare le prede, così come se
ne fa ampio uso nelle pratiche militari. Durante
la Prima guerra mondiale, i comandanti degli
U-Boot tedeschi vennero spesso ingannati da
navi mascherate con disegni mimetici che alteravano
le forme degli scafi rendendo impossibile
identificare, con il solo aiuto di periscopio o
cannocchiale, la classe del naviglio, e stabilirne
rotta e velocità. Grazie al "Dazzle Painting" o
"Razzle Dazzle", uno schema di camouflage
inventato dall'artista e ufficiale navale inglese
Norman Wilkinson, molti navi scamparono
all'attacco dei siluri.
Ivana Porfiri si convince che la barca sulla
quale sta lavorando, per la particolarità della
sua architettura complessiva, ha bisogno di
un trattamento di questo tipo: non semplice
colore ma mimetismo. Telefona a Dakis che
in quello stesso momento si trova nello studio
dell'amico Jeff Koons. La conversazione si fa
a tre e l'entusiasmo si accende intorno a un
progetto che sta prendendo caratteristiche
inaspettate. L'artista si dice subito disponibile,
l'armatore accetta, la designer raccoglie
la sfida di applicare il complesso camouflage
all'imbarcazione.
Il risultato è Guilty: un manifesto viaggiante
che integra al suo interno il lavoro di diversi
artisti, le cui opere sembrano nascere insieme
alle scelte progettuali. Pavimenti e murate di
Corian si colorano al variare della luce naturale
filtrata dalle vetrate, mentre altrove le superfici
bianche sono percorse dagli interventi artistici,
dando a ogni elemento della barca una irripetibile
personalità.
Guilty
Guilty, il nuovo yacht progettato da Ivana Porfiri per Dakis Joannou suggerisce un nuovo modello d'imbarcazione, che il camouflage disegnato da Jeff Koons enfatizza a dismisura. Testo Maria Cristina Tommasini. Foto Andrea Ferrari.

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- 12 novembre 2008
- Milano