Quelli di Nicholas Grimshaw e di Terrence (Terry) Farrell – morti a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro nel settembre 2025 – sono nomi che hanno segnato l’architettura contemporanea globale, a partire dall’Inghilterra dove la loro storia ha avuto inizio: uno il sinonimo di high-tech, l’altro di postmoderno e trasformazioni urbane. Si rischia però di dimenticare, tra le varie etichette, che la radice comune della loro storia è molto più profonda: fino al 1980, infatti, Grimshaw e Farrell sono stati partner in una di quelle realtà, come Foster e Rogers, che stavano trasformando la ricerca radicale di Archigram o Cedric Price in un linguaggio destinato a dominare l’architettura di fine ‘900. Grimshaw sarebbe poi rimasto in quel solco, firmando capolavori high-tech come la Waterloo Station a Londra, l’Eden Project in Cornovaglia e – come Grimshaw Architects – il Sustainability Pavilion dell’Expo 2020 a Dubai. Farrell avrebbe spinto sul carattere ironico ed eclettico del pensiero radicale, associandosi a icone postmoderne londinesi come la stazione di Charing Cross o l’edificio dell’MI6 – protagonista degli ultimi film di James Bond – e di grandi opere internazionali come la stazione sud di Pechino o il KK100 di Shenzhen.
In pochi giorni, sono morti due maestri dell’architettura britannica
Il Regno Unito ha perso Nicholas Grimshaw (1939-2025) e Terry Farrell (1938-2025). All’inizio delle loro carriere erano partner, con progetti tra tecnologia e paesaggio: Domus raccontava questa storia, in tre edifici industriali lungo il Tamigi.
View Article details
- La redazione di Domus
- 02 ottobre 2025
Ma in quegli anni ’70 di estetica della tecnologia, Grimshaw e Farrell avevano allineato – lungo pochi anni, e tutti in riva al Tamigi – una piccola serie di edifici industriali: un deposito per Citroën, un altro fabbricato industriale che oggi non c’è più, lo stabilimento di Herman Miller a Bath. Tutte architetture che lavoravano su una sostanziale sostenibilità della costruzione leggera e modulare in acciaio, e sul rapporto dialogico col paesaggio inglese. Domus le pubblicava tra i numeri 543 (febbraio 1975), 572 (luglio 1977) e 576 (novembre 1977).
Magazzini lungo il Tamigi
Questo edificio industriale - un magazzino - costruito dalla MacKay Securities di Londra, sorge lungo il Tamigi, in una zona rurale che domina lo storico “Runnymede Green”, il luogo in cui, il 15 giugno 1215, Re John firmò la Magna Carta. La costruzione è circondata, da tutti e tre i lati ed anche dalla sponda opposta del fiume, da villette e piccole case per fine settimana che, per dimensioni e scala, sono in forte contrasto con il nuovo edificio. Gli architetti hanno dovuto nell’inserirsi in questo ambiente, cercare di turbarlo il meno possibile, adeguandosi alle richieste della Royal Fine Art Commission locale.
L’edificio doveva rimanere basso e, in verità, sembra essere ancora più basso grazie ad un bastione verde, alto m 1,83, che corre lungo tutta la costruzione. Altra esigenza, l’edificio doveva inserirsi nell’ambiente con armonia, e questa richiesta è stata soddisfatta con la scelta del colore per le varie parti della costruzione: il rivestimento metallico è protetto da uno strato di materiale sintetico color verde oliva (perfino le feste delle viti sono di questo colore): i serramenti, rivestiti in acrilico, sono color bronzo; i vetri termici delle finestre sono in due toni di marrone. Ed anche il tetto, piano, è stato trattato con una speciale finitura verde per non disturbare chi guarda dall’alto.
La costruzione è ad un solo livello. Racchiude uno spazio di m3 47.110, ed ha una superficie di m2 7.710. Sopra la rampa di scarico e carico, un parziale primo piano con uffici di m2. 930.
Sul retro dell’edificio, verso il fiume, due unità residenziali (con due camere da letto, un soggiorno-pranzo, cucina e bagni). Gli ampi garages si raggiungono sia dalla strada che dal fiume.
La struttura dell’edificio è prefabbricata in acciaio, saldata in loco. L’edificio è ora affittato alla Citroen che lo usa come deposito di pezzi di ricambio.
Overlooking the River Thames
Pubblicando questo nuovo edificio industriale - il centro di distribuzione Excel a Reading - vorremmo ricordare l’altro edificio industriale di Farrell e Grimshaw - il magazzino di Runnymede - che abbiamo presentato in Domus 543, febbraio 1975. Anche questo nuovo edificio è situato sulle sponde del Tamigi e gode della bellezza del paesaggio fluviale.
Il terreno su cui sorge, e sul quale si trovava una vecchia costruzione, fu acquistato nel 1973 con il permesso di trasformare l’edificio esistente in magazzino con uffici e di costruire un nuovo edificio a destinazione analoga su un terreno vicino, vuoto. In seguito a restrizioni legislative però, il progetto si è dovuto limitare, per ora, alla trasformazione del vecchio edificio con la sola aggiunta di un corpo nuovo. Dell’edificio esistente si son mantenute la struttura portante in cemento e le travi del tetto in acciaio.
Il corpo nuovo ha struttura portante in acciaio con solai in cemento. L’involucro dell’insieme è unico, in acciaio verniciato verde oliva e cristallo color bronzo, con elementi d’angolo e di coronamento in GRP verde: materiali in una gamma di tonalità volutamente simile a quella della natura circostante. Qualora si presentasse la necessità, il corpo nuovo può essere trasformato in edificio ad uffici alto due piani, con un cortile centrale.
Miller on Avon
Fiumi e stabilimenti sembrano essere il destino degli architetti Farrell e Grimshaw. Dopo i due edifici costruiti sul Tamigi (a Runnymede nel 75, Domus 543; a Reading nel 77, Domus 572) è stato terminato ora questo stabilimento a Bath sul fiume Avan. Sorge di fronte allo stabilimento già esistente ed è destinato alla produzione soprattutto di mobili per ufficio. Si è cercato di costruire un impianto industriale che rispondesse alle molteplici esigenze del committente-flessibilità, possibilità di crescita, adattabilità… “il progetto deve tener conto del fatto che le nostre esigenze cambieranno, che la scala dei programmi cambierà, che le cose intorno a noi cambieranno, che noi stessi cambieremo”- un impianto però che rispondesse anche alle necessità di chi vi lavora e vi passa molte ore del giorno.
La struttura dell’edificio, in acciaio, è molto semplice: pilastri (disposti secondo una maglia di m 10 x 20), travi principali e travi secondarie.
Solo due file, di nove pilastri ciascuna, interrompono il grande spazio unico, largo 60 m, lungo 100 m, alto 6 m. Le facciate sono totalmente smontabili (flessibilità!). Sono costituite da una struttura portante in profilati di acciaio ai quali sono fissati, tramite profili di alluminio e guarnizioni di neoprene, i pannelli di vetro o di fibroresina o i pannelli-persiana.
I pannelli si montano, si smontano e si rimontano con grande facilità, senza bisogno di mano d’opera specializzata. I pannelli di fibroresina sono color crema - lo stesso colore delle pietre di Bath, il materiale predominante nella città. All’interno, tutti gli impianti sono lasciati scoperti, ed ispezionabili senza che la produzione in corso venga disturbata. Tutti i servizi secondari piovono dall’alto verso i punti necessari. In questo modo rimane libera tutta l’area dello stabilimento per un facile spostamento delle macchine. Da notare anche i moduli-gabinetto “Portakabin” che sono delle unità autonome, completamente attrezzate e mobili: possono essere inserite nello spazio in quindici punti diversi.
All’esterno, il terreno intorno all’edificio è messo a prato. Lungo il fiume sono stati piantati nove salici in fila, già grandi, fra i quali sono stati disposti tavolini e sedili per sessante persone. Altre zone di riposo, le due aree rientranti del la facciata sud, attrezzate anch’esse
con tavoli, sedili e piante.
Immagine di apertura: Domus 572, luglio 1977