Ricordando San Siro: quando Domus ha fatto una festa allo stadio di cui molti parlano ancora

Tra i tarocchi di Jodorowsky, i picnic con Enzo Mari e le città di polistirolo di Yona Friedman, durante il Fuorisalone 2005 Domus per una notte aveva aperto lo stadio alla città, trasformandolo in un Fun Palace nel cuore di Milano.

Da non-luogo a piazza, da sguardi concentrati (sul pallone) a sguardi che si incrociano e si incontrano: vent’anni fa, nella primavera del 2005, nei giorni del Salone del Mobile, tutto questo è accaduto, ed è accaduto a San Siro, grazie a Domus, sotto la direzione di Stefano Boeri.

Sembrano secoli di distanza, rispetto a un contemporaneo in cui è sempre più probabile la demolizione dello storico stadio milanese, ma quella durata una notte è stata una enorme festa, che ha trasformato San Siro in un mega-dispositivo situazionista dove – si può dire a ragion veduta – è successo di tutto, e sono passati tutti. I modelli di città di Yona Friedman presto usati per una battaglia di polistirolo, le sedie monobloc in processione di Marcello Maloberti, live, set, mostre, installazioni ovunque – Armin Linke sul turismo, Matthew Barney con Arto Lindsay – Alejandro Jodorowsky che legge i tarocchi, un picnic in onore di Pierre Restany dove incontrare Mari, Vergine, Obrist, Gilardi, Basilico, Sehgal, De Lucchi, e chi più ne ha: si pensava ad incontrare un “desiderio di socialità e una curiosità (che) non trovano sempre risposte adeguate”, a “osare di più”.

Dopo averla immaginata e realizzata, Domus raccontava la grande festa di San Siro sul numero 881, nel maggio del 2005.

La democrazia degli sguardi

Marco Belpoliti

Giovedì 14 aprile 2005 è stato aperto al pubblico il più grande cortile di Milano: lo Stadio di San Siro. 

Domus 881, maggio 2005

Oltre 35.000 persone, in maggioranza giovani e giovanissimi, sono entrate nel tempio del calcio, hanno assistito alla proiezione di video, film, alla discussione di critici d’arte, alla presentazione di libri, all’esecuzione di brani musicali. L’esperimento organizzato da Domus ha funzionato e San Siro, da buco nero, come lo ha definito l’architetto Yona Friedman, si è trasformato in spazio d’incontro, scambio, conoscenza, luogo di discorsi e non solo di urla; per una notte almeno.

Gli stadi sono oggi un oggetto negletto, presenti nel nostro immaginario spesso come luogo negativo, non-luogo per eccellenza; snobbati da alcuni e idolatrati da altri, costituiscono una delle architetture più emblematiche della nostra società. Lo stadio è un luogo dove gli sguardi si concentrano, moltiplicano l’energia focalizzandosi sulla sfera di cuoio: migliaia e migliaia d’occhi fissi su un solo guizzante punto. Nello stadio si è all’unisono, fusi in un unico corpo, o in due corpi solo in teoria avversi: le tifoserie. Nella piazza, invece gli sguardi si incrociano, si scambiano. Sono due possibilità opposte e complementari. Aprire San Siro per un evento culturale, ma anche ai comportamenti, ai gesti e ai gusti imprevedibili di chi è voluto venire sin lì, ha oggi un significato notevole.

Giovedì 14 aprile 2005 è stato aperto al pubblico il più grande cortile di Milano: lo Stadio di San Siro.

A San Siro non c’era nessuna star da visitare o da osannare, nessun evento eclatante da celebrare; non si era a Roma o alla Mecca, e tuttavia la città di Milano e i suoi ospiti temporanei del Salone hanno risposto in modo massiccio. Cosa significa? Che nel paesaggio culturale non c’è solo la televisione, che il desiderio di socialità e la curiosità non trovano sempre risposte adeguate, che occorre osare di più. La sacralità di San Siro è stata, a suo modo, violata da un gesto non trasgressivo, ma aggregante. Segno che bisogna compiere sempre più atti simili, immaginare occasioni, luoghi e modi d’aggregazione nuovi. Questo è il messaggio che comunica l’iniziativa di giovedì notte, un atto decisamente democratico: la democrazia degli sguardi.

Domus 881, maggio 2005

Circular, un invito alla ricerca

Andrea Lissoni

Circular è nato come un esperimento. Interpretare un luogo simbolico di Milano, lo stadio di San Siro, come uno spazio multidisciplinare, pone delle domande: una grande arena sportiva può trasformarsi in una piazza, o addirittura in una città? È possibile usare diversamente un luogo tanto connotato nei suoi tempi, nella sua forma, nelle sue logiche scandite da media, business, riti?

Domus 881, maggio 2005

Il programma espositivo di Circular è una partitura. Aperto, molteplice, a palinsesto. Consapevole di confrontarsi con l’instabile frame arte/intrattenimento, è stato persino coercitivo nei confronti degli artisti, chiamati ad occupare spazi inconsueti, luoghi da evidenziare, spalancare all’interpretazione e far abitare. Gli autori invitati erano di generazioni e provenienze geografiche e disciplinari disparate. Durante Circular le loro opere hanno disegnato trame incongrue, mappe emotive, feedback inattesi.

Il pubblico si è disperso, si sono create situazioni spontanee, vita di strada, comportamenti, giochi, sfoghi, tensioni e paure. Piccoli ed inediti fatti di cronaca hanno scritto forse una pagina nuova nella biografia dello stadio.

Il Salone del Mobile è per Milano un momento denso, scandito da tempi, scelte, movimenti precisi e in gran parte guidati. Lo stadio si è presentato invece come uno strano attrattore, un colosso di energie in tensione fra due sospensioni, due attese. Una sospensione temporale: una chiamata al comportamento, all’ozio eventualmente, all’osservazione dei corpi e delle forme, all’uso felice, personale e collettivo, dei vuoti e dei pieni, degli eventi e della loro assenza. 

Domus 881, maggio 2005

Ed una sospensione spaziale, un invito alla ricerca, alla libera circolazione, alla caccia al tesoro anche, affidandosi alle risorse più semplici ed umane: lo sguardo, la richiesta di informazioni, il passaparola, il tam-tam. Poco a poco nella notte, la forma della città si è imposta. Il pubblico si è disperso, si sono create situazioni spontanee, vita di strada, comportamenti, giochi, sfoghi, tensioni e paure. Piccoli ed inediti fatti di cronaca hanno scritto forse una pagina nuova nella biografia dello stadio, ma ci hanno indicato una sicura prospettiva di lavoro per l’appuntamento del prossimo anno.

Domus 881, maggio 2005

Il palinsesto di eventi

Marcello Maloberti
Via Col di Lana 8, 2005 (performance). Sei performer - con sedie di plastica issate in spalla e trasformate in sculture - partiti in tram dalla stazione di Porta Genova, hanno attraversato lo stadio per installarsi poi sulla gradinata della curva nord del primo anello. 

Yona Friedman
La ville spatiale, 2005 (installazione). Le balaustre delle rampe verso il secondo anello dello stadio e l'ingresso verso la sala executive hanno ospitato brani di città in polistirolo e cartone. L'installazione si è trasformata in una devastante battaglia di polistirolo alle 24.00. 

Matthew Barney
De Lama Lamina, 2004 (film 35mm). Il film è stato proiettato in una grande sala del sottotribuna arancio trasfromata in cinema. Il soggetto del film è la vicenda - fra tradizioni locali, culto degli orixhas e immaginario visioanrio di Barney - che attraversa il carro da parata capitanato da Arto Lindsay per il carnevale 2004 a Salvador de Bahia. 

Armin Linke/Piero Zanini
Alpi - Appunti per un film in progress, 2004 (installazione video). L'installazione a tre schermi mostra gli stranianti innesti artificiali, tecnologici e turistici che ridisegnano l'immaginario contemporaneo del paesaggio alpino. 

Domus 881, maggio 2005

Alejandro Jodorowsky/Marianne Costa
Lettura di tarocchi e reading poetico. Dopo un reading di Marianne Costa e la distribuzione di libri stampati appositamente per l'occasione, Jodorowsky si è intrattenuto fino alle 22.30 con il pubblico. 

Jimmie Durham
Smashing, video di Maria Thereza Alves, 2004 (installazione video). Il video - Jimmie Durham stesso che, seduto ad un tavolo, spacca uno dietro l'altro tutti gli oggetti che gli vengono mano a mano portati - è stato proiettato in una stanza ad uso deposito nella torre 8. 

Arto Lindsay, Arto Lindsay&Carnaval band
2005 (concerto). In relazione con il film di Matthew Barney (come ne fosse letteralmente fuoriuscito), lo show ha trasformato fino alla 1.00 la terrazza della tribuna vip in un concerto all'aperto. 

Picnic
Omaggio a Pierre Restany; San Siro senza barriere; Enzo Mari: a domanda risponde; Conversazione sullo spazio pubblico; Con H. U. Obrist, E. Mari, G. Basilico, M. Belpoliti, M. De Lucchi, P. DiBello, A.
Garutti, M. Guixé, J. Irvine, M. Moratti, L. Ponti, T. Sehgal, S. Gabusi, P. Binda, N. Bourriaud, S. Casciani, P. Gilardi, M. G. Mazzocchi, A. Mendini, L. Vergine, A. Di Rosa, A. Cefaliello, A. M. Moratti, A. Brandirali, P. Zoppini, S. Vilucchi, F. Frates, P. Barletta, J. Foot, M. Arcidiacono (+ shoggoth, invernomuto).

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