Sul grande viale Merab Kostava, nel centro di Tbilisi, si trova un grande palazzo dalla facciata a quadrati di cemento, in parte ricoperta da piante rampicanti. Ha un’aria in qualche modo aliena rispetto al resto del paesaggio. In un quartiere che nel tempo è diventato residenziale e poi turistico, a farlo spiccare rispetto ai nuovi edifici è proprio la sua funzione originaria. Quello che è oggi lo Stamba Hotel, aperto nel 2018 dopo un restauro di Adjara Group, in epoca sovietica era l’enorme sede di una tipografia. Per arrivare al Tbilisi Photography and Multimedia Museum bisogna addentrarsi nell’edificio, attraversando due ristoranti, un bar e un’enoteca per raggiungere l’ampio cortile centrale e salire infine l’alta scalinata che funge da spazio di incontro. Solo una volta saliti i gradini si entra nello spazio espositivo libero e gratuito che, come tutti gli altri ambienti, ha mantenuto lo stile dell’edificio originale in ogni dettaglio. È qui che fino al 4 febbraio si può visitare la mostra “Ascending” del grande fotografo georgiano Guram Tsibakhashvili.
Tbilisi è una città che sale: la Georgia che cambia raccontata per immagini
La mostra “Ascending” al Tbilisi Photography and Multimedia Museum ricostruisce tre decenni di trasformazioni del Paese attraverso le fotografie di Guram Tsibakhashvili, tra i più importanti autori georgiani.
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- Matilde Moro
- 05 dicembre 2025
Dai rimandi all’Ulisse di Joice a collegamenti tra significato e significante che trascendono il tempo e lo spazio “Ascending” è un racconto per immagini della storia del paese dal 1988 al 2016. Un periodo particolarmente significativo per la Georgia, dal crollo dell’Unione Sovietica nel 1991 all’immediatamente successiva indipendenza nel 1992, fino all’idea per un futuro nuovo e diverso, pieno di prospettive e cambiamenti. Le immagini sono tutte in bianco e nero e così l’intero spazio sembra trasformarsi in un’istantanea, che però anziché catturare un solo momento diventa un ritratto degli ultimi tre decenni. Tra le grandi fotografie proiettate a tutta parete ci sono gli abbattimenti delle statue sovietiche dopo l’indipendenza e le scene quotidiane segnate da povertà e guerra civile nei primi anni ’90. Soprattutto ci sono le piazze piene di gente nello stesso periodo, quasi identiche a quelle che si vedono ogni sera in città da ormai più di un anno, proprio a pochi passi dal Museo.
In una città che sale, anche le immagini diventano un modo per restare in piedi.
Le immagini di Tsibakhashvili, come si legge nella presentazione dei lavori, “trascendono spesso il tempo, parlando di un passato che non ha visto, e di un futuro che non è ancora arrivato”. Nella serie Autobiography before birth, per esempio, il fotografo cerca di fare i conti con un passato complesso e doloroso, nello spazio di tempo che va dalla fine della Seconda Guerra Mondiale alla morte di Stalin, nato proprio in Georgia nel dicembre 1978. In Ulysses (1988-1889) Tsibakhashvili immagina di vedere nella gente per strada i personaggi di Joyce, in Tbilisi la sua Dublino: “in un’atmosfera di cambiamento, il senso di trasformazione imminente era già ovunque,” e nelle frasi complesse del romanzo di Joyce, che Tsibakhashvili stava leggendo proprio in quel periodo, il fotografo ritrova familiare lo stesso fermento che animava la capitale caucasica.
Nella serie Definitions, iniziata nel 1997 invece si associano immagini e significati apparentemente banali: ogni immagine è stampata in camera oscura lasciando un ampio margine di carta fotografica bianca, su cui il fotografo disegna immagini a pennarello rosso e scrive a matita una definizione presa dal dizionario, come “Nostalgia” (dal greco “Nostos” – ritorno a casa ‘Algos’ – sofferenza, dolore) – dolore causato dall'impossibilità di tornare in patria". Così ogni opera finisce per interrogarci su come assegniamo il significato a termini e idee come “essere umano”, “libertà”, “amore”, “prigione”.
La mostra stessa è un puzzle di associazioni libere, che ognuno può mettere insieme come preferisce, o come suggerisce l’istinto, per scoprire il proprio sguardo su una storia che ha – o non ha – vissuto. “Ascensione - movimento da sotto verso sopra” si legge su una parete. E subito dopo: “Movimento: condizione necessaria per la sopravvivenza”. In una città che sale, anche le immagini diventano un modo per restare in piedi.
Immagine di apertura: Guram Tsibakhashvili, Ascending, 1995.
Tutte le immagini: Courtesy Tbilisi Photography and Multimedia Museum
- “Ascending. Guram Tsibakhashvili”
- Tbilisi Photography and Multimedia Museum, Tbilisi, Georgia
- 4 novembre 2025 - 4 febbraio 2026