Dakar, Lagos, San Paolo: le megalopoli del futuro sono al Frieze di Londra

Da Lagos Island, dove gli schiavi liberati dal Brasile portarono modelli portoghesi, alle nuove costruzioni dei developer che trasformano Angola e Nigeria: a Frieze London, la mostra “Echoes in the Present” rilegge le città come archivi della diaspora coloniale. Domus ha parlato con la curatrice Jareh Das.

La città come archivio della diaspora, luogo in cui memorie urbane, eredità coloniali, influenze culturali transoceaniche distillano uno spazio simbolico, discorsivo e trasversale. E’ questo il focus di “Echoes in the Present”, la mostra curata da Jareh Das per Frieze London che apre a Regent Park il 15 ottobre. Curatrice indipendente, studiosa della diaspora Jareh Das esplora in questa mostra le connessioni storiche e contemporanee tra Africa occidentale e Brasile attraverso opere che interrogano lo spazio urbano. Qui Dakar, Lagos, Luanda, Salvador e San Paolo si trasformano in dispositivi critici in cui stratificazioni architettoniche, frammenti materiali e pratiche artistiche rendono visibili storie sommerse. 

Lagos, Salvador, Luanda, Dakar e San Paolo stanno vivendo processi di riorganizzazione postcoloniale. Le loro architetture distillano tracce di storie intrecciate tra continenti.

Jareh Das

“Tutto nasce da un progetto avviato a Dakar con Galerie Atiss” spiega Jareh Das raggiunta a Londra dove sta già installando.  “Con la fondatrice Aïssa Dione volevamo riflettere sul periodo post-indipendenza e sui grandi festival culturali, come Festival delle Arti Nere a Dakar,  che  nei Sessanta e Settanta fino agli anni Zero riunivano comunità africane e afro-brasiliane. C’è stato un momento storico in cui Dakar, Lagos, Salvador e Rio erano nodi attivi di scambio artistico e politico. Volevamo riaprire quel dialogo oggi, in particolare a Dakar, dove queste risonanze si sono affievolite” continua la curatrice che nella mostra di Frieze London sottolinea il ruolo centrale della città. 

Lilianne Kiame, Composition for Peace # 3, 2025. Courtesy of Jahmek Contemporary

“Lagos, Salvador, Luanda, Dakar e San Paolo stanno vivendo processi di riorganizzazione postcoloniale. Le loro architetture distillano tracce di storie intrecciate tra continenti. Penso a Lagos Island (la parte più antica della città di lagos ndr): dove gli schiavi liberati rientrati dal Brasile hanno importato influenze architettoniche portoghesi, ridefinendo la città. Mi interessa riflettere su questi scambi e sulle eredità coloniali, e su cosa significhino in un senso contemporaneo”. 

La parola chiave è leggere il presente come recita appunto il titolo. “Il presente riguarda anche lo sradicamento diasporico e la memoria, e la fluidità del mondo atlantico e dei suoi scambi culturali in continua evoluzione. Si tratta, in un certo senso, di proporre uno ‘spazio altro’ teorico. Homi Bhabha (fra i principali teorici del post-colonialismo, docente ad Harvard ndr)  parla di ‘Terzo Spazio’ in relazione alla diaspora e ai contesti postcoloniali. Mi interessa non solo la storia condivisa, ma anche come atti di immaginazione nel presente possano creare possibilità future di scambio tra queste regioni ai due lati dell’Oceano”.

Jareh Das. Foto Nelta Kasparian. Courtesy Frieze London

La mostra  osserva come gli artisti stiano cercando di dare un senso a tutto questo con una sensibilità speciale alle trasformazioni urbane. Sulla scia di molta arte concettuale osservano, ricercano, catalogano con un’attitudine mai documentaristica, ma poetica e comunque politica. “Serigne Mbaye Camara, a Dakar, ad esempio, raccoglie materiali di scarto trasformandoli in assemblaggi che riflettono la memoria urbana” racconta Jareh Das.

“Le sue figure, ispirate al ‘cielo blu di Dakar’, sono costruzioni che raccontano la stratificazione della città. Bunmi Agusto documenta e disegna edifici portoghesi a Lagos Island, oggi minacciati dalla gentrificazione. Si tratta di un processo che interessa tutte le città africane e in particolare Luanda. 

Il lavoro della pittrice Lilianne Kiame, ad esempio,  si focalizza su questa città dove gli edifici vengono demoliti e sostituiti con strutture difficili da classificare: architetture che sembrano vagamente occidentali o forse ispirate a qualche modello mediorientale, ma costruite spesso con materiali economici assurdi per il clima locale, molto cemento, Mdf e facciate in plastica. L’artista documenta questo processo per riflettere sulla corruzione capitalista e sul ruolo dei developer stranieri,  in particolare cinesi, nella trasformazione delle città africane, specialmente a Luanda e Lagos. Il suo lavoro solleva domande sulla sostenibilità ambientale e sul rapporto tra architettura, potere e luogo”. 

Serigne Mbaye Camara, Autrefois et aujourd’hui, 2025. Photo credit : ©KhalifaHussein. Courtesy Galerie Atiss Dakar

Parla di gentrificazione, urbanizzazione selvaggia, cancellazione di interi quartieri, culture e tradizioni. Parla di amnesia questa curatrice una delle più interessanti riguardo agli studi post-coloniali e allo sguardo sulla diaspora nel contemporaneo. E racconta di artisti come Aline Motta che attraverso la ricostruzione storia della sua famiglia ricostruiscen origini, radici e una storia possibile.

“La pratica di Aline Motta affronta i silenzi e le fratture lasciate dalle rimozioni storiche. L’artista lavora con ricerche d’archivio e storie orali, ma si dedica anche a narrazioni di fantasia, ricostruendo frammenti della sua genealogia familiare che erano stati oscurati dalla schiavitù. Nell’installazione video che presenta a Londra, Filha Natural / Natural Daughter, indaga le possibili origini della sua bisnonna, nata in una piantagione di caffè a Vassouras (Rio de Janeiro) nel 1855. L’installazione, che combina tessuti, video e fotografia, è un modo per resistere all’amnesia imposta dalle strutture coloniali che hanno cancellato le storie africane”.

È una questione di ascolto: le città parlano, i materiali raccontano. La tratta atlantica ha lasciato segni profondi, ma anche forme di resilienza. Gli artisti sintonizzano queste frequenze per immaginare futuri condivisi.

Jareh Das 

Per Frieze London Das  ha selezionato personalmente le gallerie da invitare provenienti da West Africa, Brasile e una inglese che lavora principalmente con artisti della diaspora. L’idea è rispondere alla domanda di Frieze da sempre incline a sviluppare mostre e progetti curati,  e che quest’anno ha una particolare attenzione a mettere in risalto l’innovazione curatoriale e lo scambio artistico globale. “Ho lavorato direttamente con gli artisti creando un percorso espositivo in cui il pensiero si sviluppa in un percorso circolare e relazionale con le opere poste in dialogo tra loro” spiega mentre riflette sul significato di portare la mostra a Londra luogo simbolo di una storia coloniale importante. 


“Portare la mostra a Londra significa confrontarsi direttamente con uno dei contesti storicamente più implicati nei processi coloniali. La presenza di artisti nigeriani e afro-brasiliani permette di rendere visibili storie e intrecci coloniali spesso ignorati, come quelli tra Nigeria, Portogallo, Brasile e Inghilterra. Londra diventa quindi uno spazio in cui rimettere in discussione la narrazione dominante e svelare la complessità di queste storie condivise”. Storie che attraversano epoche e culture e arrivano a noi come echi del presente.

“Gli echi sono ciò che del passato continua a risuonare nel presente, anche se trasformato. È una questione di ascolto: le città parlano, i materiali raccontano. La tratta atlantica ha lasciato segni profondi, ma anche forme di resilienza. Gli artisti sintonizzano queste frequenze per immaginare futuri condivisi”. Conclude la curatrice mentre un raggio di sole le illumina il volto. 

Immagine di apertura: Aline Motta, Natural Daughter #1, 2018 – 2019. Courtesy l'artista e Mitre Galeria 

Mostra:
Echoes in the Present
Curata da:
Jareh Das
Dove:
Frieze London and Frieze Masters, The Regent’s Park
Date:
15 – 19 October 2025

Ultimi articoli di Arte

Altri articoli di Domus

China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram