Laure Prouvost. Presagi di un anno d'oro, a Parigi

Studio des Acacias presenta un dittico video, una motocicletta rombante e alcuni cimeli che invocano due ambienti: uno rurale, francese e uno urbano, americano.

Laure Prouvost, Lick In The Past, 2016, Studio des Acacias, fino al 10 novembre 2018, Parigi

Ogni percezione dovrebbe portare ad un’azione, ad un effetto. Laure Prouvost, sempre nell’interesse di dare la precedenza alla rappresentazione profonda di un gesto rispetto all’emergente consapevolezza che circonda desideri e sogni, stabilisce di estetizzare entrambi. Attraverso una lampante carriera, l’imperativo di Prouvost si è spinto a instillare una messa a disagio suadente nello spettatore che raramente degenera nell’oltraggio. Il suo immaginario rappresentativo, viscerale, intervallato con scene di vite domestiche respingenti e con macchine che inscenano una loro funzionalità, nelle stagioni del cambiamento di numerosi passaggi della vita dell’uomo, è sempre piacevolmente troppo, per un pubblico non abituato alla frontalità di provocazioni surrealistiche e, assieme, psicanalitiche. Questo trattamento di porzioni di vita sovrapposte ci mette alla prova, provocando. Lei ci istruisce, chiedendoci di socchiudere gli occhi e domandandoci la massima attenzione, minacciando, talvolta, di sospingerci al di fuori dello spazio espositivo. Ma nel frattempo l’artista ci lega a sé, al suo lavoro, indirettamente, in maniera sottile, parlando al nostro subconscio, implicando in maniera definitiva il nostro ruolo di spettatori che completano l’opera d’arte. Laure Prouvost, in questo approccio, dissente, si batte contro il termine uso – esprimendo un orientamento di pensieri contro la materialità oggettiva che potrebbe trovarsi alla radice di numerosi reazioni mentali negative, annientanti.

Un’ipotesi costruita attorno al sospetto che l’artista francese stia usando questi argomenti sensibili nel proprio lavoro per nutrirlo di sensazionali effetti subconsci: l’uso infatti non risponde e non è al servizio di persone e oggetti. Prouvost rimane interessata solamente a quel che possiamo usare a partire, però, dalle proprie fantasmagorie. E a Parigi, questo processo emerge come una condizione primordiale di una pratica che include comunicazioni pre-verbali e non-verbali.
Lo scorso giugno a Palais de Tokyo, Laure Prouvost ha inaugurato Called Ring, Sing and Drink for Trespassing, curato da Daria de Beauvais, una mostra personale che giocava con l’idea di essere rapiti, portati via rapidamente da alcuni luoghi, dai quali, come l’artista stessa si augurava, forse non si sarebbe più stati capaci di far ritorno. Negli ultimi anni l’artista ha ricevuto il Max Mara Prize nel 2012 e il Turner Prize nel 2013. Così dopo gli studi al Goldsmiths College di Anversa, che l’hanno portata fino a qui, rappresenterà anche la Francia alla 58esima Biennale di Venezia. Ma prima dei suoi progetti per il padiglione nazionale, a Parigi, ha introdotto un nuovo e intimo intervento espositivo allo Studio des Acacias, come parte del programma dei Parcours privé a FIAC 2019, annunciando parzialmente la più estesa mostra mai dedicata al suo lavoro, dal titolo Am-Big-You-Us-Legsicon (dal 7 febbraio al 19 maggio, al M HKA, Belgio).

Laure Prouvost, Citizen Or God, Men Are Truly Stuck, 2018, Studio des Acacias, fino al 10 novembre 2018, Parigi

A Parigi, seguendo l’invito di Paul-Emmanuel Reiffers, fondatore di Studio des Acacias e Presidente del Mazarine Group, l’artista francese ha presentato You Are My Petrol, My Drive, My Dream, My Exhaust, due video disposti a dittico, una motocicletta rombante, un bar per auto-versarsi vodka e alcuni cimeli evocanti due diversi tipi di paesaggio: uno rurale e francese ed un altro urbano e statunitense. In un ambiente in penombra all’apparenza trasandato, l’artista tratta i nostri traumi nella loro totalità, dal corpo sociale alla psiche, come se a volte fosse necessario spingere le situazioni rappresentate verso uno stato di crisi cicatrizzante, guaritore. Il tempo di trattamento della ferita, dello scollamento tra il reale e l’irreale, diventa qui aperto al cambiamento, non in maniera asfittica ma, al contrario, fresca. You Are My Petrol, My Drive, My Dream, My Exhaust prende a prestito elementi prodotti dall’artista per la sua mostra al Musée Départemental de Rochechouart (2015) e al Fahrenheit by FLAX di Los Angeles (2016), rivelando attraverso le discrepanze di diversi contesti, evocazioni intuitive e narrative. I suoi video, infatti, non esisterebbero senza l’universo che li circonda e all’interno dei quali, catturati al di sotto della metafora del romanticismo, l’invisibile diventa apparente. L’artista in questo schema compositivo si sforza di portare avanti il concetto di oggetti non importanti, gli unici che il sistema i consumo che governa le nostre vite quotidiane e ce le fa lasciare alle spalle, attraverso: materiali di risulta, immondizia, oggetti che sono rotti, disfunzionali e non più necessari.

Laure Prouvost, On Ira Loin, Relics, Studio des Acacias, fino al 10 novembre 2018, Parigi

Attraverso di essi, l’artista si spinge alla ricerca dell’Immagine linguistica, totalizzando il nostro coinvolgimento con il mondo, mettendoci in guardia sul fatto che esso de-realizzi completamente gli universi umani creati dai conflitti e dai desideri, facendo finta di assorbirli e rimescolarli. Il lavoro di Prouvost ci ricorda dove sia il nostro limite finale nei confronti del mondo esterno. Il sesso e la morte ci appaiono come spettacoli ridondanti solamente quando ci lasciano paralizzati di fronte al persistente allontanamento dall’istintività, alla quale siamo chiamati, attraverso l’artista, per sviluppare nuovi livelli intellettuali ed emotivi. Il flusso represso del linguaggio e della sessualità, falde del nostro essere psico-somatici, rigonfia gli argini che mantengono unita la nostra società civile.

E il corpo ingigantito, totale, dello spazio espositivo di Prouvost, conferisce l’accesso al reale, diventando rigido e immobile, rigonfio di oggetti transazionali (come motociclette, piante da interno e parti ingigantite di corpi umani), facendoci perdere la flessibilità che dovrebbe formare la nostra intelligenza ritmica nell’apprendimento. Nella pratica di Prouvost, la percezione, solo alla fine, dovrebbe condurre ad un’azione anche se questo non significa che quel che dovremmo vedere, e quindi conoscere, debba lasciarci in eredità un responso chiaro e adeguato alla comprensione di tutti i collegamenti fra gli indizi presentati. Questo approccio comunque continuerà a risentire dei nostri filtri cerebrali, posti dal linguaggio stesso, della nostra routine di normalizzazione del corpo e di altri modi di conoscere. Azione e percezione, nel metodo estetizzante di Prouvost, sono due modalità intimamente interconnesse dello stesso gesto e come tale devono rimanere: tanto sicure e tanto inspirate da andare a descrivere una nuova complessità della nostra vita mentale.

Titolo mostra:
Laure Prouvost. You Are My Petrol, My Drive, My Dream, My Exhaust
Date di apertura:
Dal 19 Ottobre al 10 Novembre 2018
Curata da:
Martha Kirszenbaum
Sede:
Studio des Acacias
Indirizzo:
30 rue des Acacias 75017, Parigi

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