Uriel Orlow a Rivoli

In mostra al Castello di Rivoli, gli ampi progetti di Uriel Orlow affrontano il nodo che lega il presente e il futuro a un passato irrisolto, senza cedere alla tentazione di semplificare questo tema complesso.

Uriel Orlow. Made / Unmade
I fatti e le situazioni della storia non possono essere paragonati. Ogni evento è unico, ogni dolore, ogni trauma, irreplicabile. 
Ma nel tempo avviene che eventi significativi confluiscano nello stesso luogo; o, viceversa, che la storia di un sito riveli una straziante ricorsività. La stratificazione temporale e la rete intricata di rimandi e di effetti possono avere come esito il fatto che momenti apparentemente lontani risultino simultanei.
Uriel Orlow. Made / Unmade
“Uriel Orlow. Made / Unmade”, vista della mostra. Photo Renato Ghiazza. Courtesy of Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Con il suo lavoro rigoroso, conciso, ma avvolgente, capace di affrontare con grande chiarezza di idee tematiche di rilievo e di generare situazioni emotivamente cariche, Uriel Orlow, l’artista svizzero di nascita, londinese per scelta a cui il Castello di Rivoli dedica attualmente una bella mostra, si concentra da sempre su questi temi. I suoi ampi progetti affrontano il nodo che lega il presente e il futuro a un passato irrisolto, senza cedere alla tentazione di ridurre questo tema complesso, o di semplificarlo. Già nell’opera di esordio, 1942 (Poznan), gli interni di una piscina pubblica in uso si rivelavano lentamente per ciò che erano stati fino al 1942: un’antica sinagoga. Il video è presentato in mostra alla fine di un percorso espositivo rigoroso nell’allestimento e intenso nei contenuti.
Uriel Orlow. Made / Unmade
“Uriel Orlow. Made / Unmade”, vista della mostra. Photo Renato Ghiazza. Courtesy of Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea, Rivoli-Torino

La mostra prende il via con Unmade Film, un progetto riguardante un film destinato a raccontare una storia rimossa, ma rimasto a sua volta irrealizzato: Uriel Orlow ne ha articolate le componenti essenziali, ma poi non le ha composte in un insieme organico. Le espone invece sotto forma di installazioni audio-visive, di opere su carta e di fotografie.

Unmade Film prende spunto dalla vicenda che accomuna un villaggio palestinese, Deir Yassin, vicino a Gerusalemme e l’ospedale psichiatrico di Kafr Sha’ul, dedicato in origine al trattamento dei traumi dei sopravvissuti alla Shoah, oggi specializzato nella Sindrome di Gerusalemme, psicosi che colpisce soprattutto turisti dell’area e che si manifesta sotto forma di ossessione a carattere religioso. 

Uriel Orlow. Made / Unmade
“Uriel Orlow. Made / Unmade”, vista della mostra. Photo Renato Ghiazza. Courtesy of Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea, Rivoli-Torino

Recatosi fin dall’infanzia a visitare un parente ricoverato nell’ospedale, Orlow comprende trattarsi del medesimo luogo, e che molti degli edifici dell’ospedale, fondato nel 1950, sono ciò che resta delle case degli originari abitanti palestinesi del villaggio di Deir Yassin.

Emersa gradualmente, per frammenti, la storia di questo assurdo coacervo di dolore che lega popoli e generazioni deve essere raccontata; ma è troppo complessa per acquisire un andamento lineare e diretto, e non potrebbe prendere la forma di un film senza perdere la propria essenza. Essa si sviluppa quindi, nell’opera di Orlow, in un insieme comprendente gli elementi che normalmente fanno parte della lavorazione di un film; l’artista rinuncia però ad unirli in una sequenza unitaria; li presenta invece isolati, separati tra loro: c’è il titolo di apertura – un neon che enuncia: La storia è il futuro / il futuro è storia; ci sono il sopralluogo, il copione, la voce narrante, la messa in scena, la colonna sonora, i titoli di coda.

Uriel Orlow. Made / Unmade
“Uriel Orlow. Made / Unmade”, vista della mostra. Photo Renato Ghiazza. Courtesy of Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Il percorso prevede, per esempio, l’esistenza di uno Storyboard; Orlow lo ha realizzato assemblando disegni eseguiti dagli scolari di Dar Al-Tifl Al-Arabi (La casa dei bambini arabi), a Gerusalemme Est dove ha condotto un laboratorio nella primavera del 2012; i disegni raccontano la storia di Hind Al Husseini, la donna che nell’aprile del 1948 raccolse un gruppo di 55 orfani palestinesi di Deir Yassin e che stabilì, presso la sua stessa abitazione, l’orfanotrofio e la scuola di Dar Al-Tifl Al-Arabi, a tutt’oggi esistente e attiva. C’è poi la fase della ricerca di una location, che l’artista finisce per individuare nel sito stesso dell’ospedale. Qui Orlow realizza i Fotogrammi, che ritraggono sedie vuote; le stesse su cui, probabilmente, un tempo si sedevano i sopravvissuti della Shoah portati qui per essere curati; oggi le usano altri pazienti. Il vuoto delle sedie allude a un tangibile senso di assenza e di mancanza.
Uriel Orlow. Made / Unmade
“Uriel Orlow. Made / Unmade”, vista della mostra. Photo Renato Ghiazza. Courtesy of Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
E poi c’è il Voiceover, denso e immersivo itinerario sonoro che dal presente conduce indietro, ai primi anni di Kfar Sha’ul, e prima ancora a Deir Yassin, sovrapponendo i due differenti momenti temporali e lasciando emergere la traumatica storia del luogo. Ne I titoli di coda una lista di nomi è visualizzata su una mappa invisibile, mentre una serie di puntini bianchi appare e scompare sulla pellicola nera, in sostituzione dei 418 villaggi palestinesi evacuati e distrutti nel 1948. La lista di nomi dei villaggi è proiettata da una lavagna luminosa. Di sala in sala, il viaggio che Orlow propone è intenso e ci precipita progressivamente nei traumi, nelle fratture, nell’insensatezza di una storia che ha potuto generare un intreccio storico così doloroso. Certo, il presente è ancora aperto a sviluppi; ma solo un costante sforzo di consapevolezza ci consentirà di interrompere il reiterarsi di un passato disastroso.
Uriel Orlow. Made / Unmade
“Uriel Orlow. Made / Unmade”, vista della mostra. Photo Renato Ghiazza. Courtesy of Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Dopo Unmade Film l’artista ha realizzato altre impegnative opere tra cui Holy Precursor, che comprende un video e alcune fotografie. L’opera è ambientata nei pressi e all’interno di un villaggio curdo costruito sul sito dell’antico monastero armeno di Surb Karapet, uno dei più importanti luoghi di pellegrinaggio armeni, a sua volta edificato sull’antico sito di un tempio a Demetra, la dea greca della fertilità della terra e del ciclo della vita e della morte. Parzialmente distrutto nel 1915, durante il genocidio armeno, il monastero fu raso al suolo dai militari turchi nel 1960 come parte della campagna di cancellazione del patrimonio culturale armeno in Turchia. Il villaggio, costruito utilizzando le pietre del monastero distrutto, è stato a sua volta attaccato durante la guerriglia separatista curda.
Uriel Orlow. Made / Unmade
“Uriel Orlow. Made / Unmade”, vista della mostra. Photo Renato Ghiazza. Courtesy of Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Infine la mostra presenta Remnants of the Future, un film che di nuovo combina elementi documentaristici, di fantascienza e di elettro-acustica per esplorare l’esistenza in una città fantasma post-sovietica nel nord dell’Armenia: un vasto e incompiuto progetto abitativo chiamato Mush, nome mutuato dall’omonima città armena, situata nell’Anatolia orientale e un tempo fiorente. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, nel 1991, l’insediamento, voluto da Gorbachev per ospitare le persone sfollate in seguito al terremoto del 1988, è caduto in uno stato spettrale di incompiutezza e abbandono. Oggi è popolato solo da uccelli migratori e da isolati esseri umani che frugano nella spazzatura. Anche Remnants of the Future, come ognuno dei progetti presentati nella mostra “Made / Unmade” equivale a una tappa nell’intensa ricerca di Orlow: una ricerca che, tra i resti del futuro e i piani per il passato, affronta il tema della storia e dei suoi nodi, e che cerca di fare luce sulle possibilità di comprendere il presente, e di trovarvi un senso che ci guidi in avanti.
© riproduzione riservata
Uriel Orlow. Made / Unmade
“Uriel Orlow. Made / Unmade”, vista della mostra. Photo Renato Ghiazza. Courtesy of Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea, Rivoli-Torino


fino all’11 ottobre 2015
Uriel Orlow: Made / Unmade
A cura di Marcella Beccaria
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

 

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