Carolyn Christov-Bakargiev, direttore artistico di dOCUMENTA (13), alla conferenza stampa tenuta il 29 ottobre 2010 allo Hebbel am Ufer Theater 1 (HAU 1) di Berlino ha rilasciato dichiarazioni sul comitato scientifico e sul suo metodo di lavoro.

Le osservazioni che seguono sono state stese dopo una lettura integrale della cartella stampa: un corredo di materiali che, oltre al comunicato stampa, contiene un elenco di libri, una lettera di 15 pagine, vari fatti e voci, e molto altro ancora. La notizia è che questa edizione di Documenta viene allestita in collaborazione con un gran numero di agenti, consulenti e artisti, alcuni dei quali hanno rilasciato una breve presentazione in occasione della conferenza stampa (vedi foto e video). Invece di presentarsi puramente e semplicemente come una mostra a Kassel nel 2012 l'esposizione si estenderà al passato e al futuro. Il comunicato stampa afferma che oltre la metà degli artisti partecipanti sono già stati invitati e stanno debitamente elaborando dei progetti per dOCUMENTA (13).

La mostra si terrà in diversi luoghi e comprenderà opere di oltre cento artisti di tutto il mondo. In certi casi saranno presentate come parte di progetti comuni con altri artisti, agenti o personaggi attivi in settori culturali che comprendono la scienza e la letteratura. Inoltre numerose opere d'arte storiche saranno coinvolte in questo contesto di idee, dialoghi e narrazioni parallele.

Gli agenti di dOCUMENTA (13) contribuiscono in vari modi e con differenti livelli di impegno. Gli agenti potranno crescere di numero negli anni a venire e costituire un'entità scientifica variabile. Attualmente gli agenti sono Leeza Ahmady, Ayreen Anastas & Rene Gabri, Sofía Hernández Chong Cuy, Sunjung Kim, Koyo Kouoh, Joasia Krysa, Marta Kuzma, Raimundas Malasauskas, Chus Martínez, Lívia Páldi, Hetti Perkins, Eva Scharrer, Kitty Scott, Andrea Viliani.

Il comitato consultivo d'onore di dOCUMENTA (13) riunisce intellettuali e professionisti di vari settori, tra cui l'arte, l'antropologia, la biologia, la fisica quantistica, la filosofia, la letteratura e l'archeologia. Attualmente questo comitato è costituito dal saggista Mario Bellatin, dalla critica e direttrice di museo Iwona Blazwick, dai microbiologi Ali Brivanlou e Alexander Tarakhovsky, dalla femminista e cultrice di studi culturali Donna Haraway, dal ricercatore di studi culturali e modernità comparata Salah Hassan, dall'artista Pierre Huyghe, dal conservazionista Michael Petzet, dalla saggista Jane Taylor, dall'antropologo Michael Taussig, dal fisico Anton Zeilinger.

Al paragrafo intitolato Consideration on the background to dOCUMENTA (13) ["Considerazioni sullo sfondo di dOCUMENTA (13)"] il comunicato stampa cita Carolyn Christov-Bakargiev: "In un mondo artistico dominato dalla componente curatoriale agire senza un programma curatoriale predefinito dà la possibilità di riprodurre la rete di connettività dell'èra digitale e contemporaneamente di riflettere sulle sue insufficienze e sulle sue implicazioni da un punto di vista critico". Inoltre "la storia di Kassel, e la storia di Documenta che ebbe inizio nel 1955, ha costituito il fondamento iniziale per una riflessione su dove eravamo, su dove ci troviamo e su dove potremmo dirigerci.

"Per chi è 'cablato' (o wireless, se è per questo) visitare una mostra d'arte può apparire un'esperienza obsoleta da XX secolo. Come può una formula espositiva che ha sede nel cuore dell'Europa, come Documenta, continuare ad avere significato in un XXI secolo che sta riscrivendo e riconsiderando storie culturali dalle prospettive diverse e a volte inconciliabili, in cui nulla è acquisito, neppure la stessa definizione del campo dell'arte contemporanea?

"E tuttavia la natura intrinseca di qualunque mostra, dove il pubblico si riunisce per vivere l'arte celebrando l'atto di riunirsi per condividere realtà culturali, tangibili e intangibili, è divenuta un rituale di comportamento che si contrappone all'organizzazione atomizzata, molecolare delle transazioni umane su Internet: al punto che la 'mostra' in quanto formula acquista nuova vita trasformandosi in una situazione di profonda aggregazione. Inoltre la possibilità di mettere a confronto differenti percorsi culturali in una mostra e quella di partecipare alla realizzazione di progetti sostenibili in luoghi di tutto il mondo amplia i confini di questa riflessione mentre dOCUMENTA (13) si ri-svolge, riposizionando al centro della sua attività l'immaginazione, l'avventura e la mediazione intellettuale."

Carolyn Christov-Bakargiev scrive inoltre una lettera "personale" di una quindicina di pagine, datata 25 ottobre, che cattura l'attenzione dalla prima riga all'ultima. Scrive delle sue riflessioni e delle sue idee, dei suoi incontri, dei suoi viaggi e di parecchie, godibili vicende collaterali. Scrive: "dOCUMENTA (13) è più di una mostra, e non proprio una mostra: è una condizione mentale. Il suo DNA è diverso da quello delle altre mostre internazionali d'arte contemporanea soprattutto perché non è nata dalle esposizioni commerciali ottocentesche o dalle Esposizioni universali dell'èra coloniale, che portavano nei vecchi centri d'Europa le meraviglie del mondo. È sorta al crepuscolo della seconda guerra mondiale dal trauma, e nello spazio in cui si articolano il collasso e la ripresa. È nata al punto di incontro dell'arte sentita come estremamente importante in quanto linguaggio internazionale comune e di un mondo di ideali e di speranze condivisi (il che implica che l'arte abbia una parte importante nei processi sociali di ricostruzione della società civile e delle pratiche di risanamento e di recupero), ed è nata durante il cosiddetto periodo tardo-moderno, quando l'arte era anche considerata la più inutile delle attività (in quanto eredità del concetto di autonomia dell'arte). Al punto di contatto di queste due sfere, dove il ruolo sociale dell'arte e l'autonomia del terreno dell'arte si incontrano, stanno les enjeux de l'après guerre e la politica dell'Occidente alla metà del XX secolo, nel bene e nel male, di cui Documenta era anch'essa espressione". Angelique Campens