Risultati
Nessun elemento trovato
Ricerca troppo corta
Gregor Schneider
Gregor Schneider è uno scultore di spazi.
La sua arte consiste non in ciò che vediamo ma
nello spazio che ci contiene. Testo Francesco Bonami.
Gregor Schneider è uno scultore di spazi.
La sua arte consiste non in ciò che vediamo ma
nello spazio che ci contiene. Poco tempo fa voleva
ricreare uno spazio del museo Haus Lange
di Krefeld progettato da Mies van der Rohe
come soggiorno privato, e usarlo per esporre
un malato terminale che aveva scelto di morire
in quella stanza. Ad Amburgo ha esposto Cube
Hamburg 2007: una replica in scala 1:1 della
Ka'ba, l'edificio che contiene la Pietra Nera nel
santuario della Mecca. La Ka'ba è in realtà un
monumentale spazio inverso della spiritualità. Il
capolavoro di Schneider è Totes Haus u r, nella
cittadina tedesca di Rheydt, essenzialmente
un santuario privato
dedicato alla claustrofobia
e all'angoscia.
L'ossessione di
Schneider per lo spazio
privato e per gli interni
sfiora la patologia.
La sua casa potrebbe
ricordare un covo terrorista,
come l'infame
"prigione del popolo"
delle Brigate Rosse in
cui il gruppo terrorista
tenne prigioniero per
55 giorni il leader della
Democrazia Cristiana
Aldo Moro nel 1978, prima di assassinarlo. Ma
in modo più strisciante Schneider gioca sulla
nostra società zoppicante e sulla sua invisibile
psicopatologia.
Le immagini della cella sotterranea priva
di finestre, in cui la giovane austriaca Natascha
Kampusch fu tenuta prigioniera per otto anni da
Wolfgang Priklopil dal 1998 al 2006, mostrano
un'agghiacciante somiglianza con gli spazi
scultorei di Gregor Schneider. Alla base del linguaggio
e della grammatica di Schneider c'è la
paura di ogni essere umano di perdere la libertà
personale. All'artista tedesco non interessa la
libertà fisica in senso stretto ma la libertà di
sperimentare la vita nella sua totalità, la libertà
di scegliere dove vivere e dove morire, anzi in
ultima analisi la libertà di sfuggire ai pregiudizi,
ai vincoli e alla censura della società.