Nella ristrutturazione apparentemente usuale di un appartamento modernista a Torino, lo studio Marcante-Testa si è in realtà dovuto confrontare con un tema della più alta complessità: la storia dell’architettura contemporanea, o meglio, l’origine delle sue mitologie e delle sue icone. La storia dell’architettura non è un monolite, per lo meno non il monolite spesso insegnato lungo i decenni: ad esempio, in quegli anni ‘50 nei quali Torino sembrava capofila del Neoliberty tutto Botteghe d’Erasmo o tardo Mollino – tradotto in Torre Velasca una volta a Milano, o in Pineta di Arenzano una volta sul mare – non è detto che non ci fossero altre linee di ricerca ugualmente vitali. Soprattutto che, oltre ai nomi ben noti, non ci fossero altri personaggi, per non nominare la possibilità che questi personaggi fossero addirittura donne. Ed ecco che qui compare Ada Bursi.
In un interno torinese rinasce una gemma nascosta del moderno italiano
Lo studio Marcante-Testa ha ristrutturato un appartamento anni ’50 di Ada Bursi – una delle prime architette registrate in Italia – valorizzando un “lusso democratico” fatto di spazialità moderne e dettagli mid-century.
Foto Carola Ripamonti
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- Giovanni Comoglio
- 28 luglio 2025
- Torino
- Marcante-Testa
- 200 mq
- residenza
- 2024
Sotto il monolite di una storia del Moderno fatta di uomini eccellenti, una figura come Bursi – la prima donna iscrittasi all’Ordine degli Architetti di Torino, e tra le prime architette accreditate in Italia – non divenne celebre e non ebbe il centro del tavolo: questo non le impedì, specialmente lavorando per l’amministrazione pubblica, di sviluppare un suo percorso autonomo; anzi, in questa penombra forzata prese forma un Moderno avanzato, basato tanto sulle istanze sociali di un abitare urbano democratico, quanto su una ricerca formale fatta tutta di dettagli e materiali selezionati per effetti non scontati. È un Moderno che si deve andare a scovare in quello che a Torino viene chiamato il Precollina, tra il fiume, la città e le alture boscose che la raggiungono direttamente nel suo centro storico. Qui, in Borgo Crimea, nel 1958 viene completato un edificio di appartamenti che resta in disparte, come la sua progettista, che mette in gioco proprio quei caratteri di contemporaneità e raffinatezza fin dalla facciata, organizzata su piani sfalsati e non paralleli, scavata da terrazzi-loggia, e caratterizzata dal dialogo tra superficie bianca, tracciati geometrici e blocchi di colore tutti disposti su una palette tra verde, turchese e azzurro.
Marcante-Testa ha lavorato su un duplex che unisce ultimo piano e sottotetto, e sui due capitoli della sua storia: la costruzione, e la ristrutturazione firmata da Maria Grazia Conti Daprà, di cui si sono volute mantenere e integrare le tracce: tutti i diversi strati vengono messi a sistema e valorizzati, così come si è puntato a valorizzare un’atmosfera modernista sottesa agli spazi, e quel “lusso democratico” fatto di dettagli che era la cifra di Bursi. Un nuovo pavimento in resina solcato da linee di mosaico in vetro segna le direttrici di forza nello spazio, aprendo il discorso di una continuità visuale con gli esterni e la loro decorazione. Nel soggiorno si combinano interventi che ad alcuni potrebbero far evocare Carlo Scarpa per estetica e metodo: la rimozione di una pedana rialzata viene valorizzata marcandone la traccia con pannellature di laminato metallico, e un piccolo basamento in pietra aggiunge i gradini mancanti, per completare la scala originaria, dettaglio-firma di gusto modernista con gradini in legno che sbalzano da un profilo centrale in acciaio brunito mentre il mancorrente in legno appeso a cavi metallici sembra librarsi sospeso nell’aria della stanza.
La cucina ha arredi nuovi ma ispirati dal progetto originario, che alternano l’opaco e il lucido in un dialogo di materiali mid-century, mentre il pavimento estende all’interno il suolo del balcone.
È un dialogo che si estende nella scelta degli arredi, che combinano alle sedie di Jasper Morrison le poltrone anni ’50 di Arflex, e soprattutto in quella galassia di dettagli custom, di decorazioni essenzializzate e dominate da color blocking in toni primari o pastello che ricorrono nel linguaggio dello studio, qui impegnati nel dare voce a un abitare borghese estremamente radicato nel tempo attuale, puntando intanto a dare, come dicono proprio i progettisti, “nuova vita ad Ada Bursi”.
- in collaborazione con Rezina e Marco Lobina, proprietario dell’appartamento e titolare Rezina