Il Pritzker è il premio più importante dell’architettura. Viene assegnato ogni anno a un architetto o a uno studio. Nei decenni, ha via via costruito il pantheon dell’architettura del Novecento e degli anni Duemila, da Zaha Hadid a David Chipperfield, da Tadao Ando alle Grafton Architects a Liu Jiakun, ma anche tanti nomi storici come James Stirling, Philip Johnson, Luis Barragan, Aldo Rossi. In architettura, essere "Pritzker Laureate" è diventato un titolo d’onore, come "Sir" o "Cavaliere", che è quasi una metonimia (“…un Pritzker come Renzo Piano ha progettato…”) Ma il nome del riconoscimento più ambito non è una qualche dedica onorifica: è un nome vivo e attivo, quello di una famiglia.
Perché il premio Pritzker si chiama Pritzker?
Il nome del “Nobel dell’architettura” è quello di una famiglia statunitense che l’architettura ce l’ha nel DNA, tra gli alberghi Hyatt di cui è proprietaria, le icone di Frank Gehry che ha promosso, e la storia di Chicago di cui ormai è parte.
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- La redazione di Domus
- 22 agosto 2025
La famiglia Pritzker arriva negli Stati Uniti sul finire dell’Ottocento e si stabilisce a Chicago. Già questo dato temporale è fondamentale, perché si tratta di una delle stagioni in assoluto più significative per l’architettura della città e del mondo intero: sono gli anni in cui fiorisce la Scuola di Chicago, con gli edifici di nomi come Adler e Sullivan, veri antesignani del moderno internazionale e della sua espressione verticale per eccellenza, il grattacielo. Questa connessione con la culla del moderno lo enfatizzano anche i Pritzker sul sito del premio, evocando Chicago come la patria di Frank Lloyd Wright (e delle sue Prairie Houses), e di Mies van der Rohe nella sua vita post-Bauhaus. Due progettisti quasi antitetici nei valori, ma fondamentali entrambi per la nascita del moderno. Il nome della famiglia si lega così all’immagine di una città.
E si lega anche al mondo degli alberghi, con la catena Hyatt Hotels di cui i Pritzker sono proprietari: è in questo punto che la presenza dell’architettura si fa esplicita. Nel 1967 comprano un’icona del moderno statunitense che è lo Hyatt Regency di Atlanta, un progetto di John Portman riconoscibile nel suo futurismo non appena si vede una foto del suo grande atrio a tutta altezza. Ed è poco più di dieci anni dopo, nel 1978, che arriva l’idea del premio per architetti operanti nel nostro tempo. Dall’anno successivo, Jay e Cindy Pritzker assegnano – sempre supportati da giurie stellari – il Pritzker Architecture Prize, un riconoscimento di 100.000 dollari al vincitore, accompagnato dalla medaglia per la cui decorazione sono stati scelti i disegni di Sullivan e le parole di Vitruvio, “firmness, commodity and delight”. La procedura e la liturgia sono sempre più vicine a quelle con cui si assegnano i premi Nobel, l’identificazione è sempre più forte, e anche l’introduzione della medaglia va in questo senso: fino al 1986, chi vinceva riceveva invece una edizione limitata di una scultura di Henry Moore.
Quella del premio Pritzker quindi è una storia che racconta la presenza di una famiglia in una disciplina, partendo da una città per estendersi gradualmente a una scala globale: basta pensare che J.B. Pritzker è l’attuale governatore dello stato dell’Illinois, e che Penny Pritzker è stata la segretaria al Commercio delle amministrazioni Obama. Ma non è solo una presenza politica e culturale: anche la forma della città deve qualcosa ai Pritzker, nello specifico i volumi tormentati di un edificio-scultura di Frank O. Gehry che dal 2004 è il cuore del Millennium Park, di Chicago, a fianco di simboli come il Cloud Gate di Anish Kapoor.
Immagine di apertura: Il Jay Pritzker Pavilion di Frank Gehry. Foto anderm da Adobe Stock