Perché il premio Pritzker si chiama Pritzker?

Il nome del “Nobel dell’architettura” è quello di una famiglia statunitense che l’architettura ce l’ha nel DNA, tra gli alberghi Hyatt di cui è proprietaria, le icone di Frank Gehry che ha promosso, e la storia di Chicago di cui ormai è parte.

Il Pritzker è il premio più importante dell’architettura. Viene assegnato ogni anno a un architetto o a uno studio. Nei decenni, ha via via costruito il pantheon dell’architettura del Novecento e degli anni Duemila, da  Zaha Hadid a David Chipperfield, da Tadao Ando alle Grafton Architects a Liu Jiakun, ma anche tanti nomi storici come  James Stirling, Philip Johnson, Luis Barragan, Aldo Rossi. In architettura, essere "Pritzker Laureate" è diventato un titolo d’onore, come "Sir" o "Cavaliere", che è quasi una metonimia (“…un Pritzker come Renzo Piano ha progettato…”) Ma il nome del riconoscimento più ambito non è una qualche dedica onorifica: è un nome vivo e attivo, quello di una famiglia.

Il Jay Pritzker Pavilion di Frank Gehry, realizzato nel 2004. Courtesy Wikimedia Commons

La famiglia Pritzker arriva negli Stati Uniti sul finire dell’Ottocento e si stabilisce a Chicago. Già questo dato temporale è fondamentale, perché si tratta di una delle stagioni in assoluto più significative per l’architettura della città e del mondo intero: sono gli anni in cui fiorisce la Scuola di Chicago, con gli edifici di nomi come Adler e Sullivan, veri antesignani del moderno internazionale e della sua espressione verticale per eccellenza, il grattacielo. Questa connessione con la culla del moderno lo enfatizzano anche i Pritzker sul sito del premio, evocando Chicago come la patria di Frank Lloyd Wright (e delle sue Prairie Houses), e di Mies van der Rohe nella sua vita post-Bauhaus. Due progettisti quasi antitetici nei valori, ma fondamentali entrambi per la nascita del moderno. Il nome della famiglia si lega così all’immagine di una città.

L' architetto cinese Liu Jiakun, vincitore Pritzker Architecture Prize 2025. Photo courtesy of The Hyatt Foundation/The Pritzker Architecture Prize

E si lega anche al mondo degli alberghi, con la catena Hyatt Hotels di cui i Pritzker sono proprietari: è in questo punto che la presenza dell’architettura si fa esplicita. Nel 1967 comprano un’icona del moderno statunitense che è lo Hyatt Regency di Atlanta, un progetto di John Portman riconoscibile nel suo futurismo non appena si vede una foto del suo grande atrio a tutta altezza. Ed è poco più di dieci anni dopo, nel 1978, che arriva l’idea del premio per architetti operanti nel nostro tempo. Dall’anno successivo, Jay e Cindy Pritzker assegnano – sempre supportati da giurie stellari – il Pritzker Architecture Prize, un riconoscimento di 100.000 dollari al vincitore, accompagnato dalla medaglia per la cui decorazione sono stati scelti i disegni di Sullivan e le parole di Vitruvio, “firmness, commodity and delight”. La procedura e la liturgia sono sempre più vicine a quelle con cui si assegnano i premi Nobel, l’identificazione è sempre più forte, e anche l’introduzione della medaglia va in questo senso: fino al 1986, chi vinceva riceveva invece una edizione limitata di una scultura di Henry Moore.

Quella del premio Pritzker quindi è una storia che racconta la presenza di una famiglia in una disciplina, partendo da una città per estendersi gradualmente a una scala globale: basta pensare che J.B. Pritzker è l’attuale governatore dello stato dell’Illinois, e che Penny Pritzker è stata la segretaria al Commercio delle amministrazioni Obama. Ma non è solo una presenza politica e culturale: anche la forma della città deve qualcosa ai Pritzker, nello specifico i volumi tormentati di un edificio-scultura di Frank O. Gehry che dal 2004 è il cuore del Millennium Park, di Chicago, a fianco di simboli come il Cloud Gate di Anish Kapoor.

Immagine di apertura: Il Jay Pritzker Pavilion di Frank Gehry. Foto anderm da Adobe Stock