Bauhaus

Tra il 1919 e il 1933, una scuola fondata a Weimar opera una conciliazione tra arti ed artigianato in un nuovo linguaggio legato alla produzione industriale, impostando nuovi canoni estetici per l’architettura e il design moderni

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Una nuova comunità di artefici, senza le distinzioni di classe che provocano un’arrogante barriera tra artigiano e artista. (Walter Gropius, 1919)

Identificato con l'andare degli anni come uno stile, il Bauhaus è stato in realtà una scuola, attiva in Germania tra il 1919 e il 1933. Nasce infatti nel 1919, a Weimar, dall'unione della locale Accademia di Belle Arti con la Scuola di Arti Applicate, che l'architetto Henri van de Velde aveva fondato nel 1906. Missione originaria del Bauhaus era ricucire la frattura tra l'arte e le arti applicate, l'artigianato: attorno ad una nuova concezione del Gesamtkunstwerk, l'opera d'arte totale, si sarebbe dovuta riunire “una nuova comunità di artefici, senza le distinzioni di classe che provocano un’arrogante barriera tra artigiano e artista” come scriverà nell'aprile del 1919 Walter Gropius, primo direttore della scuola.
Un'innovazione totale, sia del metodo di insegnamento sia dei contenuti, caratterizzava un programma di studi di 3 anni e mezzo, in un approccio caratterizzato dalla trasversalità delle Arti e delle produzioni: si partiva dall'acquisizione di pratiche artistiche e di nozioni sulle esigenze dell'uomo, per poi puntare alla questione della produzione industriale — a cui poter restituire una qualità altrimenti persa, e dalla quale poter distillare un linguaggio che fosse nuovo e comune.

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Corso di Kandinsky al Bauhaus Dessau: Vassily Kandinsky seduto al centro tra gli studenti, 1931 Fotografo ignoto. Photo credit: Bauhaus-Archiv Berlin.

Un corso propedeutico, o Vorkurs, inizialmente tenuto dal pittore Johannes Itten puntava a introdurre gli studenti in questo quadro di trasversalità disciplinare, liberandone così la creatività. Forme e colori primari, superfici e volumi, i materiali e la loro interazione: il percorso del Bauhaus si articolava poi in diversi laboratori che coprivano molteplici aree, dalla pittura e la scultura fino ai tessuti, ai metalli, agli arredi e al design grafico. Dai primi anni della scuola vi insegneranno artisti come Paul Klee, Oskar Schlemmer, Vassily Kandisnky, affiancando architetti e esperti di discipline dell’artigianato.
Diverse fasi dello sviluppo del Bauhaus corrisponderanno a diversi atteggiamenti rispetto a modalità di insegnamento e approccio verso la società, che gli storici assoceranno di volta in volta a influssi dell'Espressionismo, del Deutsche Werkbund, della Nuova Oggettività (Neue Sachlichkeit) e del Neoplasticismo. Fino al 1923, quando Itten tiene il Vorkurs, l'approccio è più mistico, orientato sulle Arti, sull'artigianato come pratica artistica e su un lavoro interiore, comportamentale degli studenti.

Quando poi il corso passerà  all’artista ungherese Lászlò Moholy-Nagy — titolare anche del laboratorio dei metalli — prenderà forma una nuova estetica, meno espressionista e più essenziale vicina al Costruttivismo e alla Nuova Oggettività. In questo periodo saranno iniziate molte sperimentazioni sulle strutture autoportanti (con Joseph Albers), la produzione in serie diventa cardine del lavoro della scuola, ed è qui che lo storico dell’architettura Kenneth Frampton legge la nascita di quegli elementi in seguito identificati come stile Bauhaus: nel campo della grafica e della comunicazione nasce l'alfabeto di Herbert Bayer privo delle maiuscole, icona di un’era e di una filosofia; nel design dell'arredo, il laboratorio mobili diretto da Marcel Breuer sperimenta dal 1926 l'impiego di tubolare metallico nella struttura di sedie e tavoli.

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Herbert Bayer, caratteri “universal-type” grassetto, 1925. In Domus n. 464, luglio 1968

Anche in architettura vi sono evoluzioni e contrasti: alla casa Sommerfeld (1922) di Walter Gropius e Adolf Meyer in tronchi di legno, si contrappone la casa sperimentale di Muche e Meyer per la prima esposizione del Bauhaus (1923) minimale e meccanizzata al massimo, e con essa si allineano anche gli studi di Gropius per le Serienhäuser divenute poi case per i docenti Bauhaus a Dessau (1926), o il suo studio di un Teatro totale (Totaltheater) del 1927.

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Walter Gropius, assonometria delle case per gli insegnanti del Bauhaus, Dessau 1926. In Domus n. 671, aprile 1986

Intanto nel 1925 per pressioni politiche il Bauhaus si è spostato a Dessau: Gropius progetta la celebre sede della scuola, dove nei nuovi e avanzati laboratori si arriva al massimo della produzione di oggetti e opere; solo nel 1927 nasce una sezione di architettura della scuola, diretta dall'architetto svizzero Hannes Meyer: aprendo di fatto una nuova fase nella storia del Bauhaus, Meyer va sempre più verso un rigore metodologico generale e nel 1928, dopo le dimissioni di Gropius diviene direttore della scuola. L'ultima fase del Bauhaus vede una radicalizzazione delle posizioni con una maggiore attenzione ai valori sociali della produzione che non a quelli estetici. L'architettura sarà detta edilizia e nel suo studio prevarranno discipline come ergonomia economia e tecnologie di costruzione, al corpo docente si uniranno l’architetto e urbanista Ludwig Hilbersheimer e Mart Stam.

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Elisabeth (Lis) Volger (nata Beyer, sposata con Hans Volger), seduta su una sedia di Marcel Breuer, indossa una maschera di Oskar Schlemmer e abiti con stoffa disegnata da lei stessa. Photo © Bauhaus-Archiv Berlin

Nel 1932 però, sarà la stretta definitiva delle pressioni politiche locali e nazionali a far chiudere il Bauhaus di Dessau. Per nove mesi Ludwig Mies van der Rohe ne dirigerà una versione in forma privata a Berlino, che verrà nondimeno chiusa l'anno successivo.
Il Bauhaus era però diventato un riferimento culturale, e anche stilistico, pronto a raggiungere una scala globale, e infatti la sua eredità sarà tenuta viva in diverse esperienze: Lászlò Moholy-Nagy emigrato a Chicago vi aprirà nel 1937 un New Bauhaus che nel 1949 diverrà l'Institute of Design dell’IIT; una nuova evoluzione sarà poi, dopo la guerra, quella rappresentata dalla Scuola di Ulm (Hochschule für Gestaltung, 1953-68) diretta prima da Max Bill e poi da Tomás Maldonado.

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