Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 958 / maggio 2012
L'appartamento Louis M. di Philippe Rahm
s'inscrive nel rinnovamento dell'architettura e
della sua metodologia, che vengono incrociate con
la scienza. Rahm sostiene che i rapporti tra l'una
e l'altra non sono collocabili in una dinamica a
senso unico, che parte dalla scienza per arricchire
l'architettura, ma che tra esse si sono realizzati
nuovi circuiti di scambio, dove non sono più
le narrazioni e i racconti postmoderni a dare
l'intonazione all'architettura, bensì la scienza
e gli ambiti della conoscenza. Essi danno forma
alla realizzazione di una nuova geografia della
domesticità e dell'architettura. Nell'esplorazione
di questo interno ci si potrebbe anche chiedere se
i protocolli e i modelli scientifici adottati da Rahm
per dare vita a un nuovo lessico architettonico
non possano essere, a loro volta, oggetto di
trasformazione.
Nel cuore del quartiere delle Confluences di Lione,
a pochi passi dalla stazione di Perrache,
un giovane medico ha affidato l'ideazione del suo
appartamento da single all'architetto svizzero.
L'alloggio di 60 m2, con un'altezza del soffitto di
quasi 4 metri, dà a Rahm l'occasione di realizzare
uno spazio organizzato sul principio della
convezione. L'appartamento concilia le qualità
delle abitazioni ottocentesche — nelle quali gli
spazi erano concepiti in rapporto all'uso, e la
definizione degli ambienti così costituiti favoriva
la conservazione del calore senza troppe perdite —
con la potenza della celebre pianta libera di
Le Corbusier.
Spazi evaporati
La cronobiologia, i cui principi l'architetto svizzero Philippe Rahm studia e sperimenta da anni, trova applicazione in un ambiente domestico caratterizzato da differenti identità climatiche, in armonia con quelle del committente.
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- Alexandra Midal
- 23 maggio 2012
- Lione
L'ambiente — il cui concetto è stato al centro della rivoluzione indicata da Reyner Banham nel 1969 in The Architecture of the Well-tempered Environment, e della mostra di Germano Celant intitolata "Ambiente/Arte, dal Futurismo alla Body Art" alla Biennale di Venezia del 1976 — e i collegamenti tra scienza e architettura, sempre più frequentemente segnalati nel corso dell'ultimo ventennio, costituiscono la trama della tela sottesa al disegno di questo interno. Per comprendere meglio la proposta di Rahm, conviene rifarsi alla recente normativa specifica sulla temperatura, che ormai vanno applicate agli edifici pubblici e privati.
Si tratta di calcoli derivanti da ricerche connesse
all'uso e all'abbigliamento degli inquilini:
è intuitivo che è necessario beneficiare di una
temperatura più elevata in bagno, dove il corpo è
nudo, che in cucina, dove, oltre a essere vestiti, ci
si adopera alla preparazione dei pasti. Ma per Rahm
queste raccomandazioni, interessanti soprattutto
dal punto di vista ecologico, si contrappongono
decisamente alla concezione architettonica
modernista e alla celebre pianta libera, che aveva
il difetto di mescolare tutte le temperature.
Non riuscendo a scegliere di abbandonare questa
soluzione per tornare alla distribuzione spaziale
dei secoli precedenti, l'architetto si pone al centro
di un paradosso e non intende rinunciare né ai
vantaggi ecologici né a quelli della modernità.
L'appartamento Louis M. risolve, quindi,
razionalmente questa quadratura del cerchio:
cerca di conciliare i benefici della pianta libera
con il necessario risparmio energetico. Secondo
un modello di climatizzazione conforme alle
raccomandazioni, e prefigurando le condizioni
fisiologiche all'interno dell'appartamento intorno
a quattro parametri contrapposti — l'umido,
il secco, il caldo e il freddo —, Rahm ha calcolato
la posizione degli impianti e dell'arredamento.
L'appartamento Louis M. fa intuire un possibile influsso, più diffuso e meno identificabile, dell'immaginario elaborato nella cerchia dei laboratori di ricerca e del suo impatto sulla nostra vita quotidiana
In questo spazio completamento bianco, tutto è il più possibile aperto. Il pavimento riscaldato a pannelli radianti permette all'aria di salire e l'arredo, distribuito in altezza in funzione degli strati di calore, sfugge all'idea dell'alto e del basso, del diritto e del rovescio. Gerarchie e regole sono scomparse: tutto è atmosfera. Rahm affida alla climatizzazione interna la configurazione del paesaggio interno. Se la meccanica dell'aria calda, la fisiologia e la meteorologia gli permettono d'inventare un nuovo linguaggio architettonico e di affacciarsi a una riformulazione critica delle consuetudini convenzionali dell'organizzazione domestica, il solo rimprovero che si può muovere a questa riqualificazione degli spazi e del loro uso — guidata dalle conoscenze scientifiche e dalla loro incidenza—è che il progetto dell'arredo non sia stato sottoposto alle stesse trasformazioni.
Ma l'appartamento Louis M. non è un'opera surrealista: è la dimostrazione che Rahm sa articolare con abilità le interferenze tra architettura, scienza e neuroscienza, al di là del dialogo tra i differenti attori. E fa anche intuire un possibile influsso, più diffuso e meno identificabile, dell'immaginario elaborato nella cerchia dei laboratori di ricerca e del suo impatto sulla nostra vita quotidiana. Decostruendo le consuetudini sulla scorta del grado Celsius e staccandosi dalle abitudini sociali presenti con tanta forza negli interni, Rahm libera l'architettura dalla normatività e dai valori borghesi.
Philippe Rahm Architectes: appartamento Louis M.
Architetti: Philippe Rahm architectes
Team: Renaud Pinet, Mathieu Bujnowskyj, Marina Huguet i Blasi
Supervisione: André Souchko
Cliente: Louis Malachane
Superficie totale: 60 mq
Costo: 60,000 euro
Fase progettuale: 1/2011 — 6/2011
Periodo di costruzione: 9/2011—1/2012