Il grande momento di Rick Owens

In una moda che cambia direttori creativi ed è alla costante ricerca di sé stessa, il designer californiano è una eccezione: e il 2025 è stato il suo anno. 

Molly, collezione donna Sphinx AI15, Palais de Tokyo, Parigi, 5 marzo 2015

© Owenscorp

Hun, St. Moritz, 2013

© Rick Owens

Collezione donna Dirt PE18, Palais de Tokyo, Parigi, 28 settembre 2017

© Owenscorp

Tyrone, collezione uomo Strobe AI22

© Danielle Levitt

Parete dell’ufficio di Rick Owens, Palais Bourbon, 2024

© Owenscorp

Las Palmas Ave, Hollywood, 2001

© Rick Owens

Collezione uomo Porterville AI24, Palais Bourbon, Parigi, 18 gennaio 2024

© Owenscorp

Collezione uomo Luxor AI23, 19 gennaio 2023

 © Owenscorp

Hun, i due caffè in ristrutturazione, Las Palmas, Hollywood, 1995

© Mario de Lopez

Prove per la collezione uomo Babel PE19, Palais Bourbon, Parigi, 19 giugno 2018

© Owenscorp

Collezione donna Porterville AI24, Palais Bourbon, Parigi, 29 febbraio 2024

© Owenscorp

Copertina del catalogo Rick Owens: Temple of Love, Rizzoli

 © Owenscorp

Prima dell’estate, Palais Galliera a Parigi ha inaugurato ”Temple of Love”, la più grande mostra mai realizzata sulla moda del sessantatreenne Rick Owens, che riflette sull’esperienza del designer con pezzi d’archivio e suggestive installazioni. È emblematico pensare che la rigorosa e sartoriale capitale della haute couture abbia deciso di celebrare un nome apparentemente distante anni luce dalla moda parigina. Ma la mostra si è rivelata un grande successo, anche perché è innegabile che il nome di Owens, nonostante la sua estetica certo non per tutti, sia oggi un punto fermo nell’Olimpo di un mondo della moda dove tutto gira come una trottola.

Faye, Las Palmas Ave, Hollywood, collezione Slab AI01 © Gino Sullivan

Oggi sembra infatti difficile per chiunque rimanere al passo con il mondo della moda: mentre alcuni designer dicono addio alle loro fidate Maison dopo anni e anni di carriera, altri sono sostituiti  dopo un’unica collezione perché non ritenuti all’altezza, o ancora nomi storici perdono sempre più credibilità mentre giovani designer fanno fatica a emergere. Questa notevole instabilità ha reso i protagonisti della moda sempre più effimeri e sempre meno definiti, e nell’ultimo periodo più che mai il sistema moda sembra mancare di stabili radici, codici e identità abbastanza forti da resistere alla confusione. 

In un mondo vorace e famelico come quello della moda, la chiave vincente è spesso remare contro il gusto mainstream a vantaggio di un’estetica forte e riconoscibile.

In una direzione diametralmente opposta, alcuni brand insegnano che in un mondo vorace e famelico come quello della moda, talvolta la chiave vincente è proprio remare contro il gusto “mainstream” a vantaggio di un’estetica forte e riconoscibile, talvolta anche ribelle, che viene percepita come più autentica. È proprio questo il caso di Rick Owens. 

Installation view della mostra Rick Owens, Temple of Love, Palais Galliera, museo della Moda di Parigi, dal 28 giugno 2025 al 4 gennaio 2026

Il primo, emblematico, lavoro di Rick Owens nell’ambito moda è stato occuparsi di disegnare copie false di abiti firmati. Dopo aver studiato arte alla Otis College of Art and Design e poi alla Los Angeles Trade-Technical College, specializzandosi in corsi di drappeggio e modellistica, il suo ufficiale debutto avviene nel 1994, in esclusiva con il marchio Charles Gallay, la più avant-garde fra le boutique di Los Angeles. Fin da subito il suo approccio dark e avanguardistico riscuote una forte notorietà, tra le critiche e gli apprezzamenti, e nel giro di poco il designer battezza un vocabolario estetico, tutto suo, ispirato a idee e forze primitive che risiedono nel suo stesso animo.

Terry-Ann, Parigi, 2002 © Rick Owens

Nel 1998 presenta la sua prima sfilata di moda registrata, con il nome di Monsters SS98, famosa per il trionfo di tagli a sbieco e drappeggi di pelli e pellicce. Leggendaria è la presenza di The Goddess Bunny, drag queen americana e pilastro della comunità trans e queer del momento, che diventa protagonista della campagna della sfilata. La vicinanza alla comunità queer è una delle premesse della filosofia Rick Owens, ereditata da un designer americano attivo tra gli anni ‘70 e ‘80, di cui lo stilista si proclama simbolicamente antenato, Larry LeGaspi. Rick Owens riconosce a LeGaspi il merito di aver influenzato il mondo pop e il mondo della moda, con uno stile dominato da nero e argento, che mescola Art Deco, Sci-Fi e sessualità.

Autoritratto, Las Palmas Ave, 2002 © Rick Owens

Il signature piece del designer è la misteriosa giacca di pelle, a oggi riproposta in numerose versioni, interpretazioni e manipolazioni, divenuta il simbolo dell’estetica Rick Owens nel 2001, quando una giovane Kate Moss fu immortalata tra le pagine di Vogue Francia mentre indossava una sua giacca. Fu proprio questo ulteriore incremento di popolarità che l’ha portato a debuttare alla New York Fashion Week con la collezione Sparrows FW02, dove si cimenta in uno stile più minimalista, prima tappa di una ricerca che accompagnerà tutta la sua carriera.

Ogni sfilata Rick Owens segue un’estetica che lui stesso definisce glunge – un incontro tra grunge e glamour, visione brutalista e distopica in nome di una nuova identità postumana.

Affermatosi come uno dei nomi più imprevedibili della moda contemporanea, a partire dagli anni duemila Rick Owens continua ad approfondire il suo inconfondibile stile, fondato sull’incontro di poli radicalmente opposti: da haute couture a punk di strada, tra creazione e distruzione, traducendosi in una dialettica dalla sintesi scomoda, che gioca con l’alienazione dei corpi e con l’idea del mostruoso. Ogni sfilata Rick Owens segue un’estetica che lui stesso definisce glunge (dall’unione di grunge e glamour), visione brutalista e distopica che si serve di creazioni distorte, drappeggi intricati e manipolazioni tessili in nome di una nuova identità postumana, macabra e cruda.

Ritratto Rick Owens © Danielle Levitt

Nel 2009 Rick Owens scrive un vero e proprio manifesto, un elenco di dieci comandamenti di moda, da lui definiti regole di stile. Il “testo sacro” si propone di riassumere tutti i capricci del designer, da ciò che adora a ciò che detesta: l’amore per la palestra e per l’esercizio fisico, le forme geometriche appuntite e il layering (capace di trasformare i corpi umani in vere e proprie sculture); l’odio per le “cose normali” che non catturano l’occhio, e per i cosiddetti ugly americans. Nel programma, si sancisce il trionfo del nero su tutti gli altri colori, a loro volta definiti “too chatterbox”, si elogiano scarpe e capelli mentre si criticano borse e bracciali. Nell’ultimo dei comandamenti, il designer fa appello al suo innato odio per le regole e all’altrettanto innato desiderio di infrangerle, dunque sovverte e distrugge l’intero manifesto in perfetto stile Rick Owens. 

Installation view della mostra Rick Owens, Temple of Love, Palais Galliera, museo della Moda di Parigi, dal 28 giugno 2025 al 4 gennaio 2026

La moda Rick Owens si lega allo stile opium, ricercato soprattutto dai mercati più giovani e ispirato dal rapper Playboi Carti – Opium è il nome della sua etichetta. È una sintesi tra eleganza gotica e streetwear futuristico, prende ispirazione da sottoculture come goth e punk, e come queste cerca di radicalizzare la personalità individuale, servendosi di oscurità e ribellione nei confronti delle fogge tradizionali. Proprio come Rick Owens, lo stile opium predilige il nero per i colori, la pelle per i materiali, l’oversize per le forme. Lo stile è arricchito da gioielli massicci, anfibi pesanti (basta pensare alla collaborazione di Rick Owens con Dr. Martens), platform esagerate e tacchi voluminosi.

  • Rick Owens, Temple of Love
  • Palais Galliera, museo della Moda di Parigi
  • Dal 28 giugno 2025 al 4 gennaio 2026
Molly, collezione donna Sphinx AI15, Palais de Tokyo, Parigi, 5 marzo 2015 © Owenscorp

Hun, St. Moritz, 2013 © Rick Owens

Collezione donna Dirt PE18, Palais de Tokyo, Parigi, 28 settembre 2017 © Owenscorp

Tyrone, collezione uomo Strobe AI22 © Danielle Levitt

Parete dell’ufficio di Rick Owens, Palais Bourbon, 2024 © Owenscorp

Las Palmas Ave, Hollywood, 2001 © Rick Owens

Collezione uomo Porterville AI24, Palais Bourbon, Parigi, 18 gennaio 2024 © Owenscorp

Collezione uomo Luxor AI23, 19 gennaio 2023  © Owenscorp

Hun, i due caffè in ristrutturazione, Las Palmas, Hollywood, 1995 © Mario de Lopez

Prove per la collezione uomo Babel PE19, Palais Bourbon, Parigi, 19 giugno 2018 © Owenscorp

Collezione donna Porterville AI24, Palais Bourbon, Parigi, 29 febbraio 2024 © Owenscorp

Copertina del catalogo Rick Owens: Temple of Love, Rizzoli  © Owenscorp