Jeff Bezos, il matrimonio a Venezia e i suoi luoghi: cosa sono l’Isola di San Giorgio e l’Arsenale

Tra arte, architettura e design, vi raccontiamo la storia dei luoghi che, con il “matrimonio del secolo” e tra mille polemiche, il terzo uomo più ricco del mondo ha scelto per sposarsi e che per noi sono molto familiari. 


Jeff Bezos, il “signor Amazon”, sul podio degli uomini più ricchi del mondo secondo la classifica stilata dalla rivista Forbes il 4 maggio 2025, sposerà la giornalista americana Lauren Sanchez a Venezia tra il 26 e il 28 giugno. L’arrivo della coppia americana con al seguito oltre duecento invitati stellari (tra i quali figurerebbe anche il presidente degli stati uniti Donald Trump), ha acceso polemiche e riportato al centro il dibattito su Venezia come polo del lusso e dell’eccellenza made in Italy, ma anche tutte le criticità che la città lagunare si trova ad affrontare a causa del turismo di massa.

La location scelta per la cerimonia sarà l’isola di San Giorgio Maggiore a fare da sfondo all’evento. Situata proprio di fronte a Piazza San Marco, è uno dei luoghi più suggestivi e ricchi di arte e architettura moderne e contemporanee di Venezia, e con la sua posizione strategica offre una delle viste più spettacolari sulla città e sulla laguna.

Che cosa è l’Arsenale e cosa c’entra la Biennale

Nelle ultime settimane, Bezos e Sánchez hanno apportato più di una modifica al chiacchieratissimo matrimonio lagunare. Il ricevimento, inizialmente programmato per sabato 28 giugno alla Scuola Grande della Misericordia – la maestosa struttura rinascimentale nei pressi di Ca’ d’Oro progettata da Jacopo Sansovino – si sposta di un paio di fermate di vaporetto. L’Arsenale, l’ex cantiere navale veneziano che oggi ospita le Biennali di Arte e di Architettura e che fino al Settecento era il baluardo militare della Serenessima, domani 27 giugno, è il perfetto feticcio europeo per l’1% della Silicon Valley americana. 

46 ettari di superficie per una città nella città, costruita a partire dal 1104, la struttura, accessibile solo a chi vi lavorava, nasce per centralizzare la produzione navale della Serenissima e si munisce presto di mura, darsene, magazzini, laboratori, fonderie e officine, fino a raggiungere il suo splendore nel Quattrocento. Da molti considerato un sistema proto-industriale, l’Arsenale era una vera e propria catena di montaggio a cielo aperto, attraversata dall’acqua, con il personale separato in corporazioni e i tempi di lavoro stretti quanto quelli fordisti.

Oggi la struttura continua ad avere per una piccolissima parte aspirazioni marittime, con delle zone gestite dalla Marina Militare Italiana, ma è soprattutto il fotografatissimo sfondo delle passeggiate in tote bag degli avventori della Biennale d’Arte - l’ultima conclusasi l’anno scorso con la curatela di Adriano Pedrosa – e della Biennale di Architettura che ha invece inaugurato qualche mese fa come un laboratorio di fusione tra tre intelligenze – naturale, artificiale e collettiva. Come vi abbiamo raccontato su Domus, la manifestazione è stata affidata a Carlo Ratti e ha visto il susseguirsi di una serie di progetti che avevano come tema proprio l’overtourism, l’estrazione delle risorse naturali e del capitale culturale della Laguna. Tra tutte, il distopico allagamento delle corderie di Michelangelo Pistoletto e il caffè fatto con l’acqua dei canali con il quale Diller Scofidio + Renfro si è aggiudicato il Leone d’Oro.  

Paradossale per qualcuno che il matrimonio si tenga proprio vicino alla Biennale che si è concentrata su queste istanze, curioso per altri che invece si chiedono come e chi gestirà i flussi interni all’Arsenale e fiuta lo scandalo delle zone espositive chiuse per i preparativi. Mentre le proteste anti-Bezos promettono di invadere la laguna, e i circa 200 ospiti — tra vip, miliardari e presidenti — si rifugiano controvoglia negli spazi dell’arte, oltre la polemica a noi non resta che immaginare Donald Trump che si concede un espresso al Canal Café.

Isola di San Giorgio: una secolare storia di arte, architettura e design

San Giorgio Maggiore è essa stessa architettura vivente, in continua trasformazione. È un palinsesto di epoche, linguaggi, materiali, che dal medioevo arriva alla contemporaneità.

Dopo la fondazione di una piccola chiesa dedicata a San Giorgio tra l’VIII e il IX secolo, intorno all’anno 1000 venne costruito un monastero benedettino che diventò sempre più importante con il passare dei secoli, tanto da accogliere Cosimo de’ Medici il vecchio in esilio da Firenze nel 1433. Poco più di un secolo dopo, uno dei massimi rappresentanti dell’architettura rinascimentale italiana, Andrea Palladio, è chiamato a costruire il refettorio del monastero e poi l’imponente basilica che ancora oggi domina la laguna con la sua luminosa facciata. All’interno della basilica, il cui progetto è ispirato ai grandi edifici termali romani antichi restituendo una notevole monumentalità degli spazi, ancora oggi si possono ammirare diversi dipinti di grande valore, come L'Ultima Cena (1592-1594) e la Raccolta della manna (1592-1594) del Tintoretto. 

Il grande dipinto delle Nozze di Cana di Paolo Veronese (1563), commissionato per il refettorio, trafugato da Napoleone e oggi al museo del Louvre. Courtesy Wikimedia Commons

La rinascita dell’isola di San Giorgio grazie alla Fondazione Giorgio Cini

Dopo le spoliazioni napoleoniche – durante le quali il prezioso dipinto Le Nozze di Cana (1563) del Veronese venne trafugato e portato al Louvre, dove si trova ancora oggi – il monastero venne soppresso e l’isola di San Giorgio diventò un presidio militare. Bisognerà aspettare il 1951 per vederla splendere di nuovo, quando Vittorio Cini, politico e imprenditore italiano, costituisce la fondazione Giorgio Cini, a nome di suo figlio scomparso prematuramente in un incidente aereo, con l’obiettivo di salvare l’isola dal degrado di oltre centocinquant’anni di occupazione militare, restaurando il complesso monumentale dell’Isola di San Giorgio Maggiore, per renderla terreno fertile per la formazione di istituzioni educative, sociali, culturali ed artistiche.


La Fondazione ancora oggi promuove attività culturali e scientifiche come mostre, seminari, corsi di alta formazione e accoglie al suo interno sette istituti e tre centri di ricerca specializzati in ambiti che spaziano dal teatro alla musica, dalla spiritualità alle tecnologie digitali per la valorizzazione del patrimonio culturale.

L’isola di San Giorgio dal 2000 ad oggi

La Fondazione Cini nel corso dei decenni ha portato avanti progetti temporanei, interventi architettonici, e collaborazioni che hanno reso l’isola una tappa obbligatoria per tutti gli appassionati di arte e architettura.

Nel 2009 è stata inaugurata la biblioteca della fondazione nell’antico dormitorio del Quattrocento: la Manica Lunga è stata trasformata in una biblioteca contemporanea su progetto di Michele De Lucchi. Il lungo salone, dal forte impatto prospettico, accoglie oltre 100.000 volumi con scaffalature su due livelli, mantenendo intatti gli elementi storici come le piccole porticine delle celle. Lo spazio, essenziale e funzionale, offre postazioni per la consultazione e aree per incontri e attività multimediali.

Biblioteca del Loghena. Courtesy Fondazione Cini

Sin dai suoi esordi, la Fondazione ha dato vita a una serie di edifici destinati alla formazione professionale: il Centro Marinaro (1952) e il Centro Arti e Mestieri (1953), attivi fino agli anni Settanta con corsi di tipografia, falegnameria, sartoria e meccanica per i giovani veneziani. Terminata quell’esperienza, gli spazi sono stati riconvertiti: il primo accoglie dal 2012 Le Stanze del Vetro, un progetto culturale dedicato al vetro come mezzo artistico. Ogni anno ospita mostre monografiche e collettive di artisti internazionali che hanno utilizzato questo materiale nella loro ricerca creativa. Il progetto con il supporto di Pentagram Stiftung include anche un Centro Studi, una biblioteca specializzata e borse di studio per promuovere la conoscenza della storia e delle tecniche del vetro veneziano. Lo spazio, riqualificato dallo studio newyorkese Selldorf, ospita anche eventi, conferenze e attività didattiche.

Il secondo spazio, nel 2023 ha dato vita al progetto de Le Stanze della Fotografia che nasce come centro internazionale per la promozione e lo studio della fotografia e della cultura visiva. Accanto alle mostre temporanee, il centro diretto da Denis Curti, propone workshop, master, incontri e seminari con fotografi di rilievo internazionale, ampliando l’eredità della Casa dei Tre Oci. Il progetto mira a creare collaborazioni con istituzioni fotografiche di prestigio come Magnum Photos e Jeu de Paume. Una fondazione dedicata sostiene le attività grazie a partner strategici, tra cui la Fondazione di Venezia, promotrice anche di un premio annuale per giovani fotografi under 30.


Nel 2018, in occasione del debutto della Santa Sede alla XVI Biennale Internazionale di Architettura, il grande bosco dell’isola di San Giorgio ha accolto il progetto del curatore Francesco Dal Co intitolato Vatican Chapels: dieci cappelle immerse nel verde firmate da dieci architetti (Norman Foster, Francesco Cellini, Eduardo Souto de Moura, Terunobu Fujimori, Andrew D.Berman, Javier Corvalàn Espinola, Flores & Prats, Sean Godsell, Carla Juacaba, MAP Studio e Smiljan Radic Clarke). Le dieci cappelle sono visitabili ancora oggi in un tour guidato dell’isola, che comprende altre incredibili tappe. Tra queste, il Labirinto di Borges, inaugurato nel 2011 in occasione del 25° anniversario della scomparsa di Jorge Luis Borges, che è un omaggio allo scrittore argentino: un intreccio di sentieri lungo un chilometro, formato da 3.200 piante di bosso, disposte secondo il progetto dell’architetto Randoll Coate. 

E poi, il Teatro Verde, voluto da Vittorio Cini e inaugurato nel 1954: un anfiteatro all’aperto, opera degli architetti Luigi Vietti e Angelo Scattolin, con una capienza di 1.500 posti, che dopo un importante intervento di restauro nel 2021, è tornato accessibile al pubblico dal 10 aprile 2022. Il progetto ha valorizzato l’architettura originale, i materiali, il contesto botanico e i suggestivi scorci paesaggistici. Promosso e curato dalla Fondazione Giorgio Cini, il recupero è stato reso possibile anche grazie al sostegno della maison Cartier.

Ultima tappa è lo spazio dello squero ottocentesco dell’isola, un tempo cantiere per la manutenzione delle barche, che è stato trasformato nel 2016 in un moderno e scenografico Auditorium, su progetto di Cattaruzza Millosevich Architetti Associati.

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