Le stanze del vetro

La prima mostra del nuovo centro specialistico sul vetro, da poco inaugurato alla Fondazione Cini, propone la più completa personale mai allestita sui vetri di Carlo Scarpa. E ha in serbo un serrato calendario di mostre sul vetro del Novecento.

Scegliendo di visitare la mostra Carlo Scarpa Venini 1932-1947 (fino al 29 novembre sull'Isola di San Giorgio Maggiore), il curioso flâneur deve mandare a mente l'immagine pittorica che, dall'Ottocento a oggi, è riuscita a sintetizzare nel triangolo costruito del Bacino di San Marco l'acqua, l'aria, la luce (il fuoco) di questa città. Turner, Kokoschka, De Chirico e Virgilio Guidi hanno trasformato la quinta edilizia dell'isola di San Giorgio nello specchio unico delle decine di piccole isole a formare Venezia.

Va quindi oltre le motivazioni organizzative, la decisione di stabilire il nuovo centro espositivo e di studi specialistico sul vetro nell'ex convitto della Fondazione Giorgio Cini, che oggi accoglie la più completa personale mai allestita sui vetri di Carlo Scarpa e domani ospiterà un serrato calendario di mostre sul vetro del Novecento. Il progetto, assistito da un eccellente comitato scientifico, intende sviluppare in sinergia con la Fondazione (che ospita un centro studi con biblioteca specialistica) un archivio del vetro nonché organizzare convegni e istituire borse di studio sul tema.

Iniziando più di venti anni fa a seguire le tracce dei pezzi in vetro creati da Carlo Scarpa, il curatore Marino Barovier e i suoi collaboratori allestirono una prima esposizione nel 1991 a Venezia con pochi pezzi e grande stupore del pubblico che andava riscoprendo la multiforme attività artistica del maestro veneziano.

Un sostanziale approfondimento scientifico sul lavoro con Venini a Murano seguì poi nel 1997 con l'esposizione di Brescia per giungere oggi alla definitiva consacrazione che inaugura questa sorta di "Kunsthalle per il vetro" voluta ostinatamente dalla Fondazione Pentagram Stiftung che proporrà mostre e artisti, al fine di "riportare il vetro al centro del dibattito e della scena artistica internazionale".
In apertura: Carlo Scarpa ritratto in fornace. Photo allestimento Ettore Bellini. Qui sopra: i rigati e i tessuti (1938-1940) sono un'interpretazione originale di Scarpa della tecnica del vetro a canne come la filigrana. Photo Ettore Bellini
In apertura: Carlo Scarpa ritratto in fornace. Photo allestimento Ettore Bellini. Qui sopra: i rigati e i tessuti (1938-1940) sono un'interpretazione originale di Scarpa della tecnica del vetro a canne come la filigrana. Photo Ettore Bellini
Allestita dallo studio di architettura newyorkese di Annabelle Selldorf, la sequenza degli spazi espositivi non riesce a svolgere un tema unitario forse per i troppi co-progettisti presenti e gli ulteriori specialisti coinvolti nel settore illuminotecnico e di arredo. Racchiusa in parte in grandi vetrine dai sottili montanti in legno di noce, appositamente disegnate da Selldorf e realizzate dalla falegnameria Capovilla a Venezia – per anni fedele interprete dei disegni del maestro – la sequenza dei più di 300 pezzi raccolti non accetta una visita distratta; ma cattura gioco-forza lo stupore iniziale e lo traduce in avvincente, incalzante accurata disamina.
Vetri a murrine opache (1940) e serie dei laccati neri e rossi (1940). Photo Ettore Bellini
Vetri a murrine opache (1940) e serie dei laccati neri e rossi (1940). Photo Ettore Bellini
L'esercizio del lavoro per Venini a Murano, per la sua scala artigianale, il costante rapporto con il maestro esecutore e la straordinarietà del prodotto finale, costituiscono il paradigma mentale che il giovane Scarpa porterà per sempre con sé applicandolo a ogni suo fare, quasi fosse un'utopia realizzata. Da non perdere, in mostra, il disegno per il maestro esecutore in fornace: pianta, sezione e prospetto al vero della larga coppa ideata (a incalmo) a due colorazioni; corredato di appunti verbali a penna: "Due vetri lunari – ultra urgentissimi – Contessa Volpi", e ancora, "Mi raccomando!!! fuso-fuso!!". Un dialogo grafico e operativo che ritroveremo nel tempo con muratori, fabbri, falegnami e pittori.
La sequenza dei più di 300 pezzi raccolti non accetta una visita distratta; ma cattura gioco-forza lo stupore iniziale e lo traduce in avvincente, incalzante accurata disamina.
Vetri a murrine opache (1940) e serie dei laccati neri e rossi (1940). Photo Ettore Bellini
Vetri a murrine opache (1940) e serie dei laccati neri e rossi (1940). Photo Ettore Bellini
Se risulta quantomeno bizzarro nella saletta proiezioni il film Carlo Scarpa fuori dal paradiso prodotto per l'occasione, l'imponente catalogo (Skira) – arricchito delle sontuose fotografie di Francesco Barasciutti che restituiscono in parte la fisicità della superficie vetrosa – aggiorna, con il saggio della studiosa Carla Sonego, lo stato della ricerca sull'archivio storico della ditta Venini dato per disperso nell'incendio del 1972 e invece in gran parte ancora esistente.
Battuti (1940-46) e iridati cinesi (1940). Photo Ettore Bellini
Battuti (1940-46) e iridati cinesi (1940). Photo Ettore Bellini
Con molte riproduzioni di materiali cartacei e fotografici d'epoca viene documentata l'inedita attività di Scarpa e dell'architetto F. Speciale nella messa a punto di sistemi d'illuminotecnica per spazi pubblici di grandi dimensioni commissionati alla Venini da privati e dall'Ufficio quinto del Ministero delle Comunicazioni di Roma di cui era alto funzionario l'architetto Angiolo Mazzoni. I lavori documentati per il mitico cantiere della nuova Stazione di Firenze e per i numerosi nuovi uffici postali alla metà degli anni Trenta consentono a Scarpa di avere contatti con importanti architetti e, al tempo stesso, di riflettere sul progetto e l'applicazione della luce artificiale nell'architettura. Solo conoscendo queste prime inedite esperienze, ci spieghiamo la costante indagine condotta da Scarpa nel corpo delle architetture da lui successivamente realizzate: muri e soffitti che incorporano e fanno proprie le esigenze illuminotecniche non solo per motivi prettamente funzionali, ma anche quale necessario ulteriore apporto al "commento" spaziale. La luce artificiale diviene oggetto razionale da ricondurre ai variabili temi del progetto.
Granulari incisi e murrine opache. Photo Ettore Bellini
Granulari incisi e murrine opache. Photo Ettore Bellini
Tutti i progetti del maestro veneziano ricevono quindi una nuova luce sotto il fascio luminoso delle rigorose ricerche rese note in questa occasione espositiva. I vetri di fornace sprigionano una luce veneziana-veneta catturata dalla sua sensibilità negli anni di lavoro a Murano che diverrà esperienza artistica vissuta e, non a caso, trasferita nella "protoscuola" di disegno industriale creata nel 1950 da Giulio Carlo Argan a Venezia con Albini, Scarpa e Vinicio Vianello.
Vetri incisi. Photo Ettore Bellini
Vetri incisi. Photo Ettore Bellini
Le stanze del vetro. Photo Fabio Zanta
Le stanze del vetro. Photo Fabio Zanta

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