Domus 1054 è in edicola: “Stimolare la città”

Nel secondo numero curato da Tadao Ando, Markus Breitschmid difende il ruolo dell’architettura radicale; Rahul Mehrotra osserva la forma fisica delle città indiane; Michael Holland racconta le Watts Towers di Simon Rodia. Sfoglia la gallery e scopri i contenuti del numero di febbraio.

Il numero di febbraio di Domus 1054 si concentra sul ruolo urbano delle architetture contemporanee. Nel suo editoriale il Guest Editor Tadao Ando ci parla della necessità di produrre dichiarazioni critiche nei confronti delle istituzioni urbanistiche esistenti. “Più questa critica sarà pura, più l’architettura che essa esprime sarà radicale e saprà sfidare l’ordinamento della società” spiega Ando. “Una rete di strutture critiche che superano questi conflitti può dare nuova vita all’ambiente costruito”.

Segue uno saggio di Rahul Mehrotra, architetto e urbanista indiano, osservando la forma fisica delle città indiane, esemplifica lo scontro tra due retoriche politiche contrapposte: costruire una città globale oppure equa e sostenibile. Markus Breitschmid, partendo dalle architetture di Valerio Olgiati, sostiene che un edificio radicale, capace di creare senso, è più inclusivo e più libero.

Nella sezione Architettura vengono presentati sei progetti, caratterizzati da tre tipologie diverse di landmark. Come Gemme sono illustrate le toilette pubbliche realizzate nel 2020 a Tokyo - dagli studi d’architettura Shigeru Ban Architects, Nao Tamura, Suppose Design Office e Akarui - e Tondo, il passaggio sospeso progettato nel centro di Bruxelles da Office Kersten Geers David Van Severen. Le costruzioni, invece, raccolte sotto il nome Portagioielli sono il YueCheng Kindergarten di MAD Architects, un tetto galleggiante formalmente fluido, l’Arena Park Lumen dello Studio Sean Canty e il flagship store realizzato per Alexander McQueen a Miami da Smiljan Radic, il quale si pone in relazione con la città come un giardino animato. Infine come Forziere viene descritta la Sede di Axel Springer dello studio OMA, dove i nuovi uffici della casa editrice sono tagliati dalla direttrice che connette i due edifici preesistenti del campus.

Nelle pagine dedicate all’Arte, Angela Maderna cerca di delineare un ruolo per i monumenti, raccontando due esempi a Londra e New York, dove l’arte pubblica è motore di un’azione critica che stimola la riflessione e innesca un dialogo con il contesto, sollevando tematiche fondamentali per la collettività.

Per Design Gio Tirotto illustra le 208 boe luminose a ridosso dello storico Ponte di Tiberio a Rimini. Come tante gemme urbane sospese sull’acqua, le boe sono una nota poetica che illumina la città. Sono anche però l’occasione di sviluppare una nuova tipologia di oggetto nautico.

La nuova sezione Creatori è stata istituita per illustrare la varietà di forme di pensiero che possono emergere intorno a un’idea. Ogni mese offriremo a una serie di artisti e progettisti che plasmano oggetti, spazi ed edifici la possibilità di esprimersi visivamente sul tema che indagheremo sul numero. Per questo numero abbiamo chiesto a progettisti come Manuel Aires Mateus, Dominique Perrault, Steven Holl, John Pawson, Virgil Abloh e altri di focalizzarsi sulla domanda “Che cosa stimola la città?”.

Nella rubrica Attorno al progetto, Michael Holland racconta le Watts Towers di Simon Rodia, costruite con le sue mani nell’arco di 33 anni, riconosciute come arte pubblica grazie al sostegno degli abitanti e delle autorità. Safdie Architects descrive il progetto in corso per il centro Jewel dell’aeroporto di Singapore, per il quale è stata ideata una copertura di vetro con pilastri discontinui a sostenerla. Per Junya Ishigami + Associates, invece, l’accurata gestione della realizzazione del controsoffitto nel Centro culturale di Shandong, in Cina, ha esaltato le potenzialità del cemento grezzo.

Nel Diario di questo mese, pagine dedicate all’attualità, una tavola rotonda tra Marco Alverà, Sara Hejazi, Elena Ostanel e Igiaba Scego si interroga sulle sfide e i limiti delle attuali pratiche d’inclusione, e su come si interpreta l’intersezionalità nei processi urbani e aziendali. Carlos D’Ercole visita la casa la residenza del collezionista e mercante d’arte Rafael Jablonka, omaggio agli artisti del cui percorso è stato complice: Philip Taaffe, Eric Fischl, Miquel Barceló, Mike Kelley e Richard Avedon. Valentina Petrucci incontra il fashion designer britannico Paul Smith, mentre Andrea Caputo visita la realtà anomala e antiurbana di Elasticofarm, studio fondato
da Stefano Pujatti, Alberto del Maschio e Sara Dal Gallo con una sede in Canada, a Toronto, una base dispersa nelle campagne torinesi, completamente dissociata da qualsiasi immaginario metropolitano, e una a Budoia, in Friuli. Il direttore editoriale Walter Mariotti conclude la sezione con un incontro con Anna Zegna, presidente dell’omonima Fondazione, la quale ci racconta la sua visione green del mondo: economica, sociale e ambientale.

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