Una nazione insulare nel cuore del Pacifico, composta da nove atolli corallini che rischiano di scomparire a causa dell’innalzamento oceanico entro i prossimi ottant’anni, si sta affacciando a una migrazione di massa che non ha precedenti nella storia. Lo Stato di Tuvalu, minacciato dalle conseguenze devastanti del surriscaldamento globale, ha visto oltre 3mila dei suoi cittadini – praticamente un terzo della popolazione – iscriversi al primo programma di migrazione climatica al mondo avviato dall’Australia.
Tuvalu scomparirà per l’innalzamento del mare ma l’Australia accoglierà un terzo dei suoi abitanti
Nel disegno di questa nuova alleanza tra Tuvalu e Australia si intrecciano temi complessi e domande fondamentali. In un’epoca in cui l’innalzamento del mare ridisegna coste, economie e confini.
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- Ilaria Bonvicini
- 25 luglio 2025
L’accordo stabilito tra Tuvalu e l’Australia si chiama Falepili Union, un trattato bilaterale siglato nel 2023 e operativo da agosto 2024 che consentirà ogni anno a 280 cittadini tuvaluani di trasferirsi permanentemente in Australia, offrendo un “visto climatico” a loro specificamente riservato. Il meccanismo di selezione, che avviene per estrazione casuale, rappresenta un unicum nei programmi di gestione delle migrazioni a livello globale, poiché studiato per consentire un trasferimento totale ma graduale della popolazione di Tuvalu entro 40 anni, evitando lo spopolamento repentino di lavoratori qualificati che indebolirebbe le comunità locali (il cosiddetto “brain drain").
Questa nuova forma di infrastruttura diplomatica che integra finanziamenti climatici, cooperazione strategica e, soprattutto, un diritto alla migrazione “lenta” che garantirà ai cittadini di Tuvalu accesso a università, sistema sanitario, posti di lavoro e libertà di movimento in modo progressivo, presenta però anche aspetti critici. Sebbene l’Australia si sia impegnata per garantire la sovranità di Tuvalu anche in assenza di un territorio fisico, lo stato peninsulare ha dovuto comunque rinunciare a parte della sua sovranità in materia di difesa e sicurezza, cedendo all’Australia il diritto di gestire i propri accordi militari con altri paesi. L’ex primo ministro Enele Sopoaga, infatti, ha criticato la scarsa trasparenza dell’accordo e le clausole che potrebbero limitare l’autonomia politica dell’arcipelago, assegnando a Canberra un ruolo di supervisione sulle relazioni di difesa.
Immagine di apertura: Tuvalu’s capital, Funafuti, 2011. Foto Lily-Anne Homasi/DFAT da Wikimedia Commons.