La plastica dei mari è paradossalmente bellissima nelle foto di Mandy Barker

Inaugura a Venezia alla galleria D3082 la mostra “NET, Mandy Barker & CNR – Institute of Marine Sciences”, della fotografa inglese Barker che documenta l’inquinamento da plastica nei mari, insieme a un progetto coordinato dal CNR per riciclare le reti da pesca.

Mandy Barker lavora a stretto contatto con gli scienziati e le missioni negli oceani in tutto il mondo. Le sue immagini contengono una forte contraddizione: sono esteticamente accattivanti ma parlano di un disastro ecologico. Il suo lavoro fa sembrare i frammenti di quel che abbiamo lasciato in acqua oggetti meravigliosi ma a uno sguardo ravvicinato chiedono allo spettatore di diventare consapevole e di agire, anche in prima persona.
Nelle immagini in mostra, i resti di reti da pesca e i filamenti plastici sostituiscono – con inquietante naturalezza – la vita degli oceani, rappresentando una sentenza di morte per la flora e la fauna dei mari.

Mandy Barker, NET 33.15N, 151.15E
Inclusi nella rete da traino: tatami dal pavimento di una casa giapponese, plastica per la pesca; boe, corda di nylon, secchi, vaschette per pesci, galleggianti in polistirolo, bottiglia di shampoo, tappi, palloncino e supporto, contenitore di benzina

Mandy Barker, NET SHELF-LIFE (Barcode - 490250 5085680 Japan)
Pezzi di rete da pesca da 3 pollici recuperati dallisola di Henderson, giugno 2019

Mandy Barker, NET SOUP: 500+
Ingredienti; più di 500 pezzi di detriti di plastica trovati nel tratto digerente di un pulcino di albatro morto nel North Pacific Gyre.
(Più che mostrare una sospensione di plastica nell'oceano, questa immagine rappresenta la disposizione compatta di come un accumulo di massa di detriti potrebbe apparire all'interno dello stomaco di una creatura colpita)  

Mandy Barker, NET Lost at Seas
Detriti di plastica marina recuperati da sei diversi continenti e sei diversi oceani, per rappresentare il mondo nascosto della plastica sotto il mare

Gli attrezzi da pesca abbandonati, persi accidentalmente o deliberatamente gettati in mare dai pescatori, rappresentano un’alta percentuale tra i detriti plastici presenti nei fondali. Da qui nasce il progetto sviluppato da un team, in buona parte femminile, dell’Istituto di Scienze Marine, CNR - Consiglio Nazionale delle Ricerche per il monitoraggio su larga scala del fondale marino, mediante mappatura acustica, alla ricerca delle cosiddette “reti fantasma”. Dal 2019 sono stati monitorati due siti pilota nell’Adriatico settentrionale: nella Laguna di Venezia e nell’arcipelago di Cres e Lošinj in Croazia. Parte essenziale di questo progetto è la trasformazione dei materiali recuperati, con lo scopo di trasformare un rifiuto in risorsa per un maggiore beneficio economico, ambientale e sociale. Il prototipo portatile del macchinario sviluppato nel progetto, trasforma il materiale plastico in carburante marino certificato, a un costo contenuto. Lo scopo è quello di promuovere il cambiamento anche nel comportamento dei pescatori verso buone pratiche sviluppando, allo stesso tempo, un’economia circolare.

  • NET, Mandy Barker & CNR – Institute of Marine Sciences
  • Domus Civica, San Polo 3082, Venezia
  • dal 27-11-2020 al 28-2-2021
  • CNR - Istituto di Scienze Marine di Venezia, in collaborazione con Laguna Project s.n.c, Blue World Institute, Sintol S.r.l., Techeprojects S.r.l.s.
  • Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca