Pascali Sciamano

L’esposizione alla Fondazione Carriero, a Milano, si concentra sull’opera di Pino Pascali, presentata in dialogo con quella che comunemente viene definita “arte tribale”.

L’esposizione si concentra sull’opera di Pino Pascali (Bari, 1935 – Roma, 1968), presentata in dialogo con quella che comunemente viene definita “arte tribale”. Nasce dal desiderio di esplorare l’approccio creativo di Pascali, in particolare indagando il legame tra l’artista italiano e la cultura africana. “Pascoli Sciamano” è un viaggio sorprendente con un focus sui lavori realizzati tra il 1966 e il 1968 che permetterà di scoprire opere poco o mai esposte al pubblico.

In apertura: (da sinistra) Dan, Costa d’Avorio, Maschera “malattia”, XX secolo; Dan, Costa d’Avorio, Maschera, XX secolo; Dan, Costa d’Avorio, maschera Deangle, XX secolo. Qui sopra: Pascali Sciamano, veduta della mostra alla Fondazione Carriero, Milano, 2017

Sono molteplici i punti d’incontro tra l’arte tribale e la poetica di Pino Pascali – artista eclettico, scultore, scenografo, performer, figura centrale della scena artistica italiana degli anni Sessanta e uno dei più originali protagonisti dell’Arte Povera – a partire dall’interesse di Pascali verso il primitivo, in contrapposizione ai miti della società moderna, sempre più tecnologizzata, meccanizzata e industrializzata.

Adamawa, Nigeria, Vaso rituale, XX secolo

La particolare attenzione dell’artista nei confronti della mitologia, delle favole e delle storie condivise tra Africa e Europa, nonché la fascinazione subita dall’immaginario naturalistico della civiltà africana emergono nella sua opera: ne sono chiara testimonianza quelle che lui chiamava “finte sculture” rappresentanti frammenti di rinoceronti, dinosauri ed enormi cetacei. E ancora le liane, i campi arati e i cesti realizzati con tecniche e materiali misti.

Pino Pascali, Cinque bachi da setola e un bozzolo, 1968


24 marzo – 24 giugno 2017
Pascali Sciamano
a cura di Francesco Stocchi
Fondazione Carriero
via Cino del Duca 4, Milano