La grandeur di Parigi

In mostra a San Marino, le fotografie di Graziano Villa rendono omaggio a Parigi cercando di catturare la luce che proviene dalle sue architetture.  

Uno degli aforismi sulla fotografia che amo di più è legato a quello che ha dichiarato lo scrittore francese Daniel Pennac: “Ho fatto delle foto. Ho fotografato invece di parlare. Ho fotografato per non dimenticare per non smettere di guardare”. Da novembre 2015 l’arte allevia le ferite nel mondo. Tutti gridiamo, ognuno a modo suo: “J’aime Paris”.

Graziano Villa, Drapeau Métallique N. 1 – Metal Flag N. 1

È esattamente questo che il fotografo Graziano Villa ha fatto con le architetture di Parigi in una mostra fotografica tributo alla città ferita. Fatale è stato l’incontro con il segretario di Stato per l’Istruzione e la cultura di San Marino, davanti a una gigantografia della Torre Eiffel stampata su alluminio Dibond, durante una mostra dove esponeva le sue opere. In una manciata di minuti, è nata l’idea del tributo a Parigi.

Graziano Villa, Tourbion Magnetique Occulte n. 1 – Magnetic Occult Tourbion n. 1

Per decenni Graziano Villa ha ritratto personaggi di ogni genere, di ogni strato sociale e culturale, in tanti Paesi del mondo. L’ha fatto per riviste importanti come Ad-Architectural Digest, Capital, Amica, Dove, Class, Traveller, Fortune, Vanity-Fair. In questo suo peregrinare in ogni angolo del pianeta, è sempre stato affascinato dalle grandi architetture che l’uomo ha costruito per lasciare nel tempo traccia del proprio passaggio e della propria esistenza. I nomi di tali icone sono scolpiti nella memoria collettiva e continuano a testimoniare l’audacia dell’ingegno umano: la Torre Eiffel, la Muraglia Cinese, le Piramidi di Giza, le tragicamente famose Torri Gemelle del WTC, quelle di Kuala Lumpur, il Big Ben di Londra, il “Big Boy”, appena usciti dall’aeroporto di Oslo, il Castello Sforzesco di Milano, i Fiori di Metallo della Défense a Parigi, e così via. Ha deciso di fare questo tributo, perché dobbiamo ricordarci della Francia e di Parigi, terra di libertà che, come San Marino, ha dato rifugio a tanti esuli.

Graziano Villa, Musée Dynamique n. 1 – Dynamic Museum n. 1

Soprattutto in questo momento storico, nel quale Parigi è stata ferita dai nuovi vandali, è giusto dedicare un tributo alla città della libertà, della cultura e dell’arte dove è nata la fotografia. Il suo omaggio consiste in una serie di Ritratti alle sue stupende architetture. Parliamo di Ritratti a ragion veduta perché, come nel ritrarre le persone, ha tentato di personalizzare questi Giganti, di sceverare e descrivere, amplificandola, la loro struttura grafica, ovvero la loro anima. Ha cercato di restituire visivamente l’impatto emozionale che queste meravigliose architetture hanno suscitato su di lui: un’impressione altamente soggettiva e dunque non comune perché, alla fine, lo sguardo di ciascuno è comunque, sempre e assolutamente unico e inimitabile.

Graziano Villa, Ciel étoilé n. 1 – Starry Sky n. 1

Per Federico Fellini, il film si scriveva con la luce, lo stile si esprimeva con la luce. Sono partita da qualcosa che conosco molto bene per comprendere come architettura e fotografia, grazie alla luce, possano creare insieme un’unica opera d’arte, testimoniando ancora una volta l’indissolubile rapporto tra arte e fotografia. “Bisogna guardar lavorare la luce. È la luce che crea”. Non è un concetto preso a caso, infatti il termine fotografia ha origine da due parole greche: phos (luce) e graphis (grafia), quindi letteralmente fotografia significa “scrivere con la luce”. Quando Graziano Villa ha pensato a questo “tributo a Parigi” ha pensato a un percorso di “luci e ombre” con uno stile da direttore della fotografia più che da semplice fotografo. Nei suoi scatti, ha cercato di catturare la luce che l’architettura emana. Fotografare le architetture, gli permette di giocare con le ombre e i punti di vista, chiedendogli sempre un coinvolgimento attivo. L’uomo è volutamente assente nelle immagini in mostra a San Marino, mentre fa la sua comparsa il “silenzio”.

Graziano Villa, La Concorde Métaphysique n. 1 – Metaphysical Concordia n. 1

L’unico suono che si percepisce guardandole è quello del vento. Mi sono sempre piaciute le parole che lo zio Federico fa recitare a Roberto Benigni nel finale de La voce della luna (1990): “Se ci fosse un po’ più di silenzio, se tutti facessimo un po’ più di silenzio, forse qualcosa potremmo capire”. Attuali oggi più che mai!

Graziano Villa, Atome n. 1 – Atom n. 1