Retrobottega

SFUSO, un collettivo di architetti, designers, grafici sotto i trent'anni, ha organizzato una mostra nel retrobottega di una storica ferramenta milanese. 

In una bottega meneghina, fondata nel 1927, in cui il tempo sembra essersi magicamente fermato, il neonato collettivo di architetti e designer – tutti sotto i trent'anni – SFUSO ha dato vita al suo primo progetto a piccola scala "Retrobottega" mettendo in mostra, nel retrobottega della storica ferramenta Pietro Viganò, i progetti vincitori del bando internazionale pubblicato a marzo su domusweb
In questo luogo per nulla scontato, lontano dallo spazio neutro e artificiale che ha contraddistinto molte iniziative della settimana del Salone del Mobile, ha preso vita questa piccola mostra di oggetti autoprodotti dedicata al design indipendente che autonomamente gestisce – grazie al supporto tecnologico web,  alle nuove tecniche di prototipazione e produzione e ad un’affinata conoscenza artigianale – la creazione, la produzione e la vendita dei propri prodotti senza ricorrere all’intermediazione delle grandi aziende, coniugando così sapere progettuale, saper fare e sapersi raccontare. È un modello produttivo, quello del Designer to consumer (D2C), che si va oggi delineando e che il collettivo SFUSO  – Simone Brambilla, Paolo Ceresatto, Martino Lunghi, Gabriella Manfredini, Valerio Occorsio, Alessio Roncaglioni e Caterina Secchi – ha voluto indagare all’interno di questa iniziativa, coniugando la mostra con una serie di lectures dal titolo Retrobottega Talks, towards new kinds of practices a cui hanno partecipato Matteo Ferroni, Antonio Scarponi e Q9 Magazine. 

Qui sopra e in apertura: "Retrobottega", veduta dell'allestimento nella ferramenta Pietro Viganò


Per raggiungere "Retrobottega" si entra nel negozio vero e proprio, imboccando lo stretto corridoio, a lato del vecchio bancone in legno, circondati da alti scaffali dove sono stipate scatoline, viti e bulloni, lunghe barre di ferro, chiavi di ogni misura e ogni genere di piccoli oggetti in metallo; in contrasto con essi, su espositori e lunghe pedane di cartone, trovano luogo i piccoli e interessanti progetti di design radunati da tutte le parti del mondo da questo giovane collettivo. Tanti piccoli oggetti di uso quotidiano, dai tavoli alle sedie dalle lampade alle mangiatoie per uccelli, dai piatti ai vasi …  frutto della creatività di 29 giovani designer provenienti da Belgio, Corea, Germania, Giappone, Grecia, Italia, Olanda, Spagna, UK e Ungheria. Il dialogo che l’allestimento, tutto in cartone, di SFUSO è riuscito a creare tra questo luogo del fare, che odora di legno e ferro, e gli oggetti presentati, nati tutti in laboratori simili a questo, ha permesso all’intera iniziativa di esemplificare i nuovi contenuti della produzione. Il risultato è una contaminazione tra momenti diversi della storia, quella di ieri e quella contemporanea.
Il format della mostra, teso a promuovere le tendenze del design, i giovani talenti e contemporaneamente a far scoprire luoghi nascosti e preziosi come questa ferramenta, è oggi alla sua prima edizione ma il collettivo spera di poterlo riproporre anche al di fuori della settimana del Salone in altri luoghi a Milano e non solo.

"Retrobottega", veduta dell'allestimento. In primo piano: tavolo Kink di Studio Appareil, Barcellona


Hanno partecipato a questa edizione: Architecture Unconfortable Workshop (HUN), Acquacalda (IT), A – LL Architetti (IT), Andrea Zausa (IT), Appareil (ES), Beunperfect (IT), Design Bottega (IT), Ddum-studio (IT), Duccio Maria Gambi (IT), Emile De Visscher (UK), Franceso Pace&Francesco Forcellini (IT), Gaetano di Gregorio (IT), Giada Lagorio&Jasmine Pilloni (IT), IVDesign (IT), Jiyoung Seo (ROK), Laboratorio 2729 (IT), Laboratorio Graffe (IT), Laboratorio Paravicini (IT), Late Bloomers Design (IT), Martina Merlini (IT), Mirco Kirsch (DE), Tomo Kimura (JP), Peter Yong Ra (US), Phil Procter (UK/NL), Sartoria Vico (IT), Tecnificio - Kentstrapper (IT), Utopic lab (GR), Vud (IT), Whatwelike-design (IT).
"Retrobottega"

Fuorisalone
via Montevideo, 8
Milano

"Retrobottega": Woolchair di Architecture Uncomfortable Workshop, Budapest