Dall’“usa e getta” all’“oggetto a tempo”: come sta cambiando il design

Nella nostra società, riparare è diventato un lusso. In molti casi si preferisce acquistare oggetti che costano un po’ meno, ma sappiamo già che non dureranno: dalla camera d’aria delle bici allo smartphone, dai chiodi al fast fashion, ecco dieci esempi emblematici.

Chiodo Il chiodo, elemento metallico di collegamento costituito da una testa e un gambo appuntito, è – a mio avviso – il paradigma di questa riflessione incentrata sullo slittamento della soglia di percezione dell’usa e getta. Molti anni fa, ogni oggetto o materiale aveva un valore: quando un nuovo apprendista arrivava in falegnameria, spesso il suo primo compito era quello di raddrizzare i chiodi storti da riutilizzare, estratti da altri componenti in legno. Adesso, invece, sembra una pratica anacronistica: appena un chiodo presenta una leggera incurvatura, si scarta prevenendo ogni possibile inconveniente. Il tempo è denaro e raddrizzare un chiodo farebbe perdere troppo tempo, anche a un apprendista… Ma raddrizzare un chiodo, forse, era anche una pratica formativa in senso più ampio.

Camera d’aria La camera d’aria di una bicicletta, posta all’interno del copertone, ha la struttura tubolare espandibile in gomma, per contenere gas inerti in pressione con l’ausilio di una valvola. Ovviamente, l’incubo di ogni ciclista è la sua foratura. Quando ero bambino riparavo il foro in autonomia: smontavo la ruota e dopo aver estratto la camera d’aria dal copertone la immergevo – rigonfiandola – in un secchio pieno d’acqua, giocando “alla caccia al tesoro” per trovare le bollicine d’aria, sempre nascoste vicino al foro stesso. Con un po’ di mastice e una pezza (a volte ricavata da vecchie camere d’aria), quindi, provvedevo ad aggiustare il danno. Ogni toppa ben applicata può essere considerata una riparazione definitiva. Attualmente, invece, diventa più semplice e immediato sostituire direttamente tutta la camera d’aria perché il costo di questo ricambio è ridotto e, per molti, non giustifica il tempo necessario per eseguire la riparazione. 

Pennello Il pennello, strumento utilizzato per dipingere o stendere sostanze liquide o viscose, ha setole (di origine animale o sintetica) e una forma allungata che definisce l’impugnatura. La scelta dei materiali utilizzati per manico e setole determina la qualità e il costo dell’utensile. La necessità di poter contare su un ausilio efficace pronto all’uso, come nuovo, che non perda le setole sulla superficie durante la verniciatura e – non ultimo – il dover pulire le setole con un apposito detergente in relazione alla vernice utilizzata, sporcandosi le mani, portano spesso le persone a eliminare il pennello una volta finito il lavoro, trasformandolo in un “usa e getta”. Interessante l’idea di alcune aziende che hanno prodotto un pennello a cui possono essere sostituite le setole: non per sdoganare la percezione “usa e getta” dell’utensile, anzi per evitare che venga smaltito interamente senza alcun motivo.

Pennello Mobi progettato da Marco Zito per Pennelli Tigre

Coltello e forbici Il coltello da cucina, strumento da taglio – formato da una lama, solitamente in acciaio, innestata ad un manico realizzabile in materiali diversi –, per l’affilatura ha sempre potuto contare sulla professionalità dell’arrotino (artigiano, spesso ambulante, che ripristina le capacità di taglio di alcuni utensili). La manutenzione ordinaria della lama è importante: pulizia e affilatura “fai da te”, con la pietra abrasiva o altri strumenti, permettono di mantenere un taglio sempre efficace e netto. Quanti di noi lo fanno? Se i coltelli non sono di grande qualità o, più banalmente, il proprietario non ha nessuna voglia di perdere tempo, si opta per buttare nella spazzatura il coltello acquistandone uno nuovo. Per alcuni è meglio avere un coltello economico, con la possibilità di sostituirlo più spesso senza preoccuparsi della sua manutenzione. La stessa riflessione vale anche per le forbici. 

Ombrello L’ombrello, riparo richiudibile e portatile contro sole o pioggia, è costituito principalmente da un’asta con impugnatura e braccetti pieghevoli uniti a un tessuto impermeabile. Il basso costo dell’oggetto, la difficile riparabilità e la conseguente estinzione della figura artigiana dell’ombrellaio, hanno fatto diventare l’ombrello un “oggetto a tempo” vero e proprio. Quando i giunti metallici si rompono diventa quasi impossibile sostituirli, anche in presenza di un ombrello di maggior costo – non necessariamente corrispondente a maggiori qualità e riparabilità. A volte, durante una pioggia improvvisa, si acquista un ombrello dai venditori ambulanti, magari solo per arrivare al luogo di destinazione, spesso dimenticandolo in giro o rompendolo quasi subito.

A proposito di ombrelli, appare molto interessante il progetto U211 dello studio Pocodisegno che ha progettato un ombrello smontabile con giunti metallici finalmente riparabili.

Ciabatte da mare Le ciabatte da mare, spesso realizzate in materiale plastico o naturale, possono essere considerate esemplari per rievocare tutti quegli oggetti, abiti e utensili che gravitano intorno alla temporaneità della vita di mare, tipica delle vacanze. Le ciabatte, spesso, vengono intese e acquistate come calzari stagionali, appunto “a tempo”; finita la vacanza, magari, vengono buttate in spazzatura direttamente nel luogo di villeggiatura: questo può succedere anche per ombrellone, paletta, secchiello e via dicendo. Tali oggetti stanno diventando veri e propri “usa e getta”, quasi come un tubetto di dentifricio; probabilmente il basso costo, la scarsa qualità e la pigrizia – tipica del consumista, superficiale e indifferente all’ambiente – portano a disfarsene solo per non doverli riportare a casa. Pattumiere e, purtroppo, anche mari e spiagge, sono invasi da oggetti di questo tipo, abbandonati più o meno inconsapevolmente.

Asciugacapelli L’asciugacapelli per uso domestico è un altro degli oggetti che – in caso di rottura accidentale o malfunzionamento – non vale la pena tentare di aggiustare; spesso questi oggetti non sono neanche smontabili, quindi non permettono all’utente di individuare l’origine del problema. In alcuni casi presentano un giunto che li rende pieghevoli, per risparmiare spazio, ma questa scelta aumenta le possibilità di rottura. L’idea di Enzo Mari di mettere “l’utente al centro” sembra ancora di difficile applicazione: prezzo ridotto, scarsa manualità dell’utilizzatore, mancanza di tempo remano contro questa idea; i manuali per gestire le riparazioni, tanto attesi, purtroppo sono difficili da decifrare. Diventa normale, così, pensare al phon (a basso costo) come a un oggetto da consumare e buttare: esso può rappresentare tutti gli elettrodomestici che non possono essere smontati o che, apparentemente, non valga la pena aggiustare. Asciugacapelli di qualità superiore offrono pezzi di ricambio per la riparazione, ma poi bisogna considerare il costo dell’intervento tecnico e valutarne l’effettiva convenienza. 

Smartphone Lo smartphone è ormai l’oggetto a cui numerose persone, di varie età, non riescono più a rinunciare, avendo sviluppato una forma di dipendenza. Molti sono abituati a sostituirlo troppo velocemente, ingolositi dal miraggio di prestazioni sempre più performanti che generano un’obsolescenza precoce cronica. Recentemente, per fortuna, sempre più spesso si sente parlare di processo per il  ricondizionamento degli smartphone. Anche se l’utente è ancora impossibilitato a aggiustare con le proprie mani il telefono, esistono centri in cui i telefoni usati vengono sottoposti – prima di essere immessi nuovamente sul mercato –  a verifiche di funzionamento e a sostituzione di piccoli componenti, per ottenere una qualità pari al nuovo. Così facendo, molti smartphone possono avere una seconda vita, venduti a prezzo ridotto senza intasare precocemente le discariche. Purtroppo, tuttavia, la rigenerazione riguarda effettivamente solo alcuni prodotti di costo medio-alto perché gli smartphone economici sono oggetti a tempo, nonostante le nuove direttive europee in materia.

Interruttore Il progetto Rompitratta, interruttore formato da due gusci stampati in plastica indurente – così chiamato perché il suo funzionamento dipende da un rompitratta di un filo per la conduzione elettrica –, è stato ideato da Achille e Pier Giacomo Castiglioni nel 1968 per l’azienda VLM e rappresenta un autentico elogio alla riparabilità. Ritengo che questo esempio di “design anonimo firmato” faccia comprendere quanto sia possibile e doveroso, per il progettista e l’azienda, creare oggetti capaci di stupire per immediatezza d’uso, poesia e longevità: la possibilità di operare “a cuore aperto” questo piccolo interruttore – aprendolo attraverso la rimozione di due viti – ha permesso a intere generazioni di “anonimi acquirenti” di aggiustare da soli i piccoli inconvenienti derivanti da un utilizzo prolungato negli anni. Sempre più spesso, invece, ci si trova costretti ad armeggiare con spine e interruttori che non possono essere ispezionati per la ricerca del guasto, con la conseguente impossibilità di capire cosa non funzioni realmente… nella migliore delle ipotesi, si finisce per sostituire l’intero cablaggio. 

Fast fashion Bruno Munari, con la frase “niente passa tanto di moda come la moda”, anticipa molti temi riferiti alle logiche del consumo contemporaneo. L’obsolescenza del capo di abbigliamento è favorita dal concetto stesso di moda, quale tendenza in rapido cambiamento, e da abiti di qualità sempre più scadente proposti a prezzi sempre più bassi. Ormai può capitare di acquistare una t-shirt, per esempio, solo per una stagione, o addirittura per una particolare occasione, poi eliminandola: il prezzo decisamente ridotto implementa, soprattutto tra gli adolescenti, tale utilizzo a tempo determinato degli indumenti. Il cosiddetto “fast fashion” viene a volte considerato un mezzo di democratizzazione della moda, permettendo a tutti di vestirsi seguendo le ultime tendenze – ammesso che sia necessario; tuttavia, presenta numerosi aspetti negativi, come lo sfruttamento del lavoro, anche minorile, per garantire prezzi bassi, e l’inquinamento (sia a livello produttivo, sia derivante dalla continua generazione di rifiuti).

Il costo del tempo necessario per aggiustare un oggetto, a volte troppo elevato, al giorno d’oggi non è più ritenuto accettabile rispetto al costo per l’acquisto dello stesso oggetto nuovo. Quindi si propende per la seconda – miope e ormai inaccettabile –, soluzione: buttare per riacquistare. Nel passato, in alcune botteghe artigiane di falegnameria, si raddrizzavano anche i chiodi storti!

Nella società dei consumatori il concetto di “puntinizzazione”, teorizzato da Bauman, ci permette di mettere a fuoco l’idea dell’eccessiva importanza che viene attribuita al tempo presente secondo la quale anche un oggetto deve essere scartato se non ritenuto più funzionale al pieno godimento del presente stesso. 

Pensare all’utilizzo e, di conseguenza, alla vita e alla morte di un prodotto è fondamentale per realizzare qualsiasi idea progettuale che possa avere un senso compiuto nel mondo in cui viviamo attualmente. Si tratta di riflessioni antitetiche rispetto all’obsolescenza programmata degli oggetti, relative – per esempio – alla durata, all’affezione, alla possibilità di aggiustare qualsiasi cosa e, magari, anche all’opportunità di apportare modifiche a un oggetto per rispondere al mutare delle esigenze.

A molti potrebbero sembrare considerazioni ormai scontate, ma non lo sarebbero se avessimo l’onestà di guardarci intorno con atteggiamento critico. Per esempio, perché progettare un qualsiasi elettrodomestico difficilmente smontabile? 

U211, Pocodisegno. Courtesy Pocodisegno

L’obiettivo dovrebbe sempre essere quello di perseguire una produzione più ragionata in termini quantitativi e qualitativi. Gli oggetti, nella maggior parte dei casi, sopravvivono all’uomo: una volta “digerito” questo assunto dovremmo ragionare e comportarci di conseguenza. Le nostre scelte, davanti a una vetrina luccicante stracolma di merce, diventano una visione programmatica scaturita dal nostro pensiero critico – che, oltre ai temi sopra citati, dovrebbe considerare anche come e chi abbia prodotto cosa.

Nelle prossime righe voglio iniziare, insieme a voi, una riflessione riguardante l’abituale concezione di “oggetto monouso” e, soprattutto, la degenerazione dell’atteggiamento consumista indotto dallo stile di vita contemporaneo e dalla ridotta sensibilità di alcuni. Esiste, quindi, un panorama di prodotti monouso, detti anche abitualmente “usa e getta”, progettati per essere consumati, usati una sola volta e poi – nella migliore delle ipotesi – regolarmente smaltiti: l’aspetto igienico e la praticità di utilizzo sono discriminanti fondamentali per la scelta di questi prodotti, il cui ambito di riferimento è, spesso ma non solo, legato a quello sanitario, all’igiene personale, al consumo o alla conservazione del cibo. 

Ritengo molto interessanti alcuni esempi di prodotti di consumo, come spazzolini per pulire i denti o mascherine, che possono trasformarsi in oggetti durevoli sostituendo la sola parte che deve necessariamente essere cambiata – setole e filtro, nel caso specifico. L’oggetto monouso, dal mio punto di vista, dovrebbe essere sostituito in tutti quei casi in cui alla stessa necessità si potrebbe rispondere con oggetti durevoli, anche al fine di consumare meno risorse per la loro produzione e inquinare meno l’ambiente per il loro smaltimento.

Rompitratta, Achille e Pier Giacomo Castiglioni.

Perché, per esempio, alcune persone usano i piatti o i rasoi monouso in casa propria? Domande banali le cui risposte, a volte, evidenziano disinteresse e superficialità. Dovremmo capire quali comodità siamo disposti a sacrificare per promuovere un utilizzo più virtuoso delle risorse comuni. L’habitus mentale di acquistare un oggetto utilizzandolo subito, senza preoccuparsi della sua pulizia e manutenzione, data la possibilità di eliminarlo in tempi brevi – come tipicamente avviene con gli oggetti monouso –, sembra estendersi a tanti altri prodotti più durevoli, adesso considerati quasi come nuovi “usa e getta”, per me definibili “oggetti a tempo”. 

In questo caso l’oggetto viene acquistato con la consapevolezza che il suo uso avrà una durata limitata nel tempo, senza passato né futuro, perché figlio del Consumo, dunque sono. Pensiamo alla camera d’aria delle biciclette, ormai sempre più spesso sostituita anziché aggiustata, oppure a pennelli che non vengono neanche ripuliti dalla vernice a fine utilizzo... perché alcuni non costano molto e si fa fatica a lavarli efficacemente.

Gli interruttori delle lampade, come le spine, spesso non sono più smontabili e le riparazioni diventano difficili: l’interruttore Rompitratta di Achille e Pier Giacomo Castiglioni insegna come il bel disegno, insieme a sicurezza e funzionalità, possano andare “a braccetto” con la riparabilità.

Tale preoccupante e distorta concezione di utilizzo degli oggetti è incentivata da fattori diversi quali, per esempio, il relativo basso costo, la facile reperibilità, la difficile o impossibile riparabilità e, non ultimo, il “menefreghismo” di molte persone, autocentrate e disinteressate, nel concreto, al mondo che condividiamo… Questi e altri aspetti hanno certamente contribuito a spostare la soglia del concetto di usa e getta.

Fast fashion. Courtesy Rio Lecatompessy via Unsplash

L’oggetto nuovo è subito pronto per essere “consumato”; se alcuni anni fa si acquistavano i mobili per la casa pensando che dovessero durare una vita, adesso si preferisce spendere meno ma avere la possibilità di sostituirli con maggiore “leggerezza”, magari mantenendo costante la presenza di alcuni oggetti d’affezione per sentirsi meno in colpa.

Tutti questi mobili dove andranno a finire quando dismessi? Non tutto, infatti, può essere riutilizzato o riciclato. Esistono negozi che vendono oggetti molto attraenti a basso costo, dalle sveglie alle torce per illuminare, dalle radioline alle cuffie arrivando a pentole, scarpe e abbigliamento: siamo tutti consapevoli che il loro uso sarà molto ridotto, magari solo per una stagione, ma li acquistiamo ugualmente per il solo piacere di farlo; nel giro di poco tempo l’obsolescenza e l’impossibilità di aggiustarli trasformerà questi acquisti in “oggetti a tempo”, anzi in oggetti che hanno rapidamente terminato il loro tempo.

Ritengo sia un discorso allarmante: aggiustare non conviene economicamente, fare manutenzione o persino pulire un oggetto dopo averlo utilizzato, spesso, equivale a una perdita di tempo, dismettere diviene una pratica quasi liberatoria… Così facendo, però, presto sarà impossibile vivere in un pianeta già molto compromesso, favorendo inoltre un’economia sempre più ingiusta. Io voglio che tutto questo cambi, e voi?

Motore asciugacapelli
Chiodo

Il chiodo, elemento metallico di collegamento costituito da una testa e un gambo appuntito, è – a mio avviso – il paradigma di questa riflessione incentrata sullo slittamento della soglia di percezione dell’usa e getta. Molti anni fa, ogni oggetto o materiale aveva un valore: quando un nuovo apprendista arrivava in falegnameria, spesso il suo primo compito era quello di raddrizzare i chiodi storti da riutilizzare, estratti da altri componenti in legno. Adesso, invece, sembra una pratica anacronistica: appena un chiodo presenta una leggera incurvatura, si scarta prevenendo ogni possibile inconveniente. Il tempo è denaro e raddrizzare un chiodo farebbe perdere troppo tempo, anche a un apprendista… Ma raddrizzare un chiodo, forse, era anche una pratica formativa in senso più ampio.

Camera d’aria

La camera d’aria di una bicicletta, posta all’interno del copertone, ha la struttura tubolare espandibile in gomma, per contenere gas inerti in pressione con l’ausilio di una valvola. Ovviamente, l’incubo di ogni ciclista è la sua foratura. Quando ero bambino riparavo il foro in autonomia: smontavo la ruota e dopo aver estratto la camera d’aria dal copertone la immergevo – rigonfiandola – in un secchio pieno d’acqua, giocando “alla caccia al tesoro” per trovare le bollicine d’aria, sempre nascoste vicino al foro stesso. Con un po’ di mastice e una pezza (a volte ricavata da vecchie camere d’aria), quindi, provvedevo ad aggiustare il danno. Ogni toppa ben applicata può essere considerata una riparazione definitiva. Attualmente, invece, diventa più semplice e immediato sostituire direttamente tutta la camera d’aria perché il costo di questo ricambio è ridotto e, per molti, non giustifica il tempo necessario per eseguire la riparazione. 

Pennello Pennello Mobi progettato da Marco Zito per Pennelli Tigre

Il pennello, strumento utilizzato per dipingere o stendere sostanze liquide o viscose, ha setole (di origine animale o sintetica) e una forma allungata che definisce l’impugnatura. La scelta dei materiali utilizzati per manico e setole determina la qualità e il costo dell’utensile. La necessità di poter contare su un ausilio efficace pronto all’uso, come nuovo, che non perda le setole sulla superficie durante la verniciatura e – non ultimo – il dover pulire le setole con un apposito detergente in relazione alla vernice utilizzata, sporcandosi le mani, portano spesso le persone a eliminare il pennello una volta finito il lavoro, trasformandolo in un “usa e getta”. Interessante l’idea di alcune aziende che hanno prodotto un pennello a cui possono essere sostituite le setole: non per sdoganare la percezione “usa e getta” dell’utensile, anzi per evitare che venga smaltito interamente senza alcun motivo.

Coltello e forbici

Il coltello da cucina, strumento da taglio – formato da una lama, solitamente in acciaio, innestata ad un manico realizzabile in materiali diversi –, per l’affilatura ha sempre potuto contare sulla professionalità dell’arrotino (artigiano, spesso ambulante, che ripristina le capacità di taglio di alcuni utensili). La manutenzione ordinaria della lama è importante: pulizia e affilatura “fai da te”, con la pietra abrasiva o altri strumenti, permettono di mantenere un taglio sempre efficace e netto. Quanti di noi lo fanno? Se i coltelli non sono di grande qualità o, più banalmente, il proprietario non ha nessuna voglia di perdere tempo, si opta per buttare nella spazzatura il coltello acquistandone uno nuovo. Per alcuni è meglio avere un coltello economico, con la possibilità di sostituirlo più spesso senza preoccuparsi della sua manutenzione. La stessa riflessione vale anche per le forbici. 

Ombrello

L’ombrello, riparo richiudibile e portatile contro sole o pioggia, è costituito principalmente da un’asta con impugnatura e braccetti pieghevoli uniti a un tessuto impermeabile. Il basso costo dell’oggetto, la difficile riparabilità e la conseguente estinzione della figura artigiana dell’ombrellaio, hanno fatto diventare l’ombrello un “oggetto a tempo” vero e proprio. Quando i giunti metallici si rompono diventa quasi impossibile sostituirli, anche in presenza di un ombrello di maggior costo – non necessariamente corrispondente a maggiori qualità e riparabilità. A volte, durante una pioggia improvvisa, si acquista un ombrello dai venditori ambulanti, magari solo per arrivare al luogo di destinazione, spesso dimenticandolo in giro o rompendolo quasi subito.

A proposito di ombrelli, appare molto interessante il progetto U211 dello studio Pocodisegno che ha progettato un ombrello smontabile con giunti metallici finalmente riparabili.

Ciabatte da mare

Le ciabatte da mare, spesso realizzate in materiale plastico o naturale, possono essere considerate esemplari per rievocare tutti quegli oggetti, abiti e utensili che gravitano intorno alla temporaneità della vita di mare, tipica delle vacanze. Le ciabatte, spesso, vengono intese e acquistate come calzari stagionali, appunto “a tempo”; finita la vacanza, magari, vengono buttate in spazzatura direttamente nel luogo di villeggiatura: questo può succedere anche per ombrellone, paletta, secchiello e via dicendo. Tali oggetti stanno diventando veri e propri “usa e getta”, quasi come un tubetto di dentifricio; probabilmente il basso costo, la scarsa qualità e la pigrizia – tipica del consumista, superficiale e indifferente all’ambiente – portano a disfarsene solo per non doverli riportare a casa. Pattumiere e, purtroppo, anche mari e spiagge, sono invasi da oggetti di questo tipo, abbandonati più o meno inconsapevolmente.

Asciugacapelli

L’asciugacapelli per uso domestico è un altro degli oggetti che – in caso di rottura accidentale o malfunzionamento – non vale la pena tentare di aggiustare; spesso questi oggetti non sono neanche smontabili, quindi non permettono all’utente di individuare l’origine del problema. In alcuni casi presentano un giunto che li rende pieghevoli, per risparmiare spazio, ma questa scelta aumenta le possibilità di rottura. L’idea di Enzo Mari di mettere “l’utente al centro” sembra ancora di difficile applicazione: prezzo ridotto, scarsa manualità dell’utilizzatore, mancanza di tempo remano contro questa idea; i manuali per gestire le riparazioni, tanto attesi, purtroppo sono difficili da decifrare. Diventa normale, così, pensare al phon (a basso costo) come a un oggetto da consumare e buttare: esso può rappresentare tutti gli elettrodomestici che non possono essere smontati o che, apparentemente, non valga la pena aggiustare. Asciugacapelli di qualità superiore offrono pezzi di ricambio per la riparazione, ma poi bisogna considerare il costo dell’intervento tecnico e valutarne l’effettiva convenienza. 

Smartphone

Lo smartphone è ormai l’oggetto a cui numerose persone, di varie età, non riescono più a rinunciare, avendo sviluppato una forma di dipendenza. Molti sono abituati a sostituirlo troppo velocemente, ingolositi dal miraggio di prestazioni sempre più performanti che generano un’obsolescenza precoce cronica. Recentemente, per fortuna, sempre più spesso si sente parlare di processo per il  ricondizionamento degli smartphone. Anche se l’utente è ancora impossibilitato a aggiustare con le proprie mani il telefono, esistono centri in cui i telefoni usati vengono sottoposti – prima di essere immessi nuovamente sul mercato –  a verifiche di funzionamento e a sostituzione di piccoli componenti, per ottenere una qualità pari al nuovo. Così facendo, molti smartphone possono avere una seconda vita, venduti a prezzo ridotto senza intasare precocemente le discariche. Purtroppo, tuttavia, la rigenerazione riguarda effettivamente solo alcuni prodotti di costo medio-alto perché gli smartphone economici sono oggetti a tempo, nonostante le nuove direttive europee in materia.

Interruttore

Il progetto Rompitratta, interruttore formato da due gusci stampati in plastica indurente – così chiamato perché il suo funzionamento dipende da un rompitratta di un filo per la conduzione elettrica –, è stato ideato da Achille e Pier Giacomo Castiglioni nel 1968 per l’azienda VLM e rappresenta un autentico elogio alla riparabilità. Ritengo che questo esempio di “design anonimo firmato” faccia comprendere quanto sia possibile e doveroso, per il progettista e l’azienda, creare oggetti capaci di stupire per immediatezza d’uso, poesia e longevità: la possibilità di operare “a cuore aperto” questo piccolo interruttore – aprendolo attraverso la rimozione di due viti – ha permesso a intere generazioni di “anonimi acquirenti” di aggiustare da soli i piccoli inconvenienti derivanti da un utilizzo prolungato negli anni. Sempre più spesso, invece, ci si trova costretti ad armeggiare con spine e interruttori che non possono essere ispezionati per la ricerca del guasto, con la conseguente impossibilità di capire cosa non funzioni realmente… nella migliore delle ipotesi, si finisce per sostituire l’intero cablaggio. 

Fast fashion

Bruno Munari, con la frase “niente passa tanto di moda come la moda”, anticipa molti temi riferiti alle logiche del consumo contemporaneo. L’obsolescenza del capo di abbigliamento è favorita dal concetto stesso di moda, quale tendenza in rapido cambiamento, e da abiti di qualità sempre più scadente proposti a prezzi sempre più bassi. Ormai può capitare di acquistare una t-shirt, per esempio, solo per una stagione, o addirittura per una particolare occasione, poi eliminandola: il prezzo decisamente ridotto implementa, soprattutto tra gli adolescenti, tale utilizzo a tempo determinato degli indumenti. Il cosiddetto “fast fashion” viene a volte considerato un mezzo di democratizzazione della moda, permettendo a tutti di vestirsi seguendo le ultime tendenze – ammesso che sia necessario; tuttavia, presenta numerosi aspetti negativi, come lo sfruttamento del lavoro, anche minorile, per garantire prezzi bassi, e l’inquinamento (sia a livello produttivo, sia derivante dalla continua generazione di rifiuti).