Gli assoluti: 20+1 gioielli di design

Celebri architetti e designer hanno firmato alcune pietre miliari della gioielleria, in un percorso tra progetto e sperimentazione tutt’altro che ovvio nella storia del gioiello.

1. Roberto Sambonet per Tiffany, Toi et Moi, bracciale argento, 1955 Il maestro dell’organicismo in un’inedita collaborazione per Tiffany propone, nel 1955, un sofisticato bracciale toi et moi dalle linee organiche, sinuose e avvolgenti. Un oggetto ludico, la cui ergonomia perfetta rivela la qualità del progetto come della manifattura. Uno dei primissimi gioielli progettati da un designer italiano per un’azienda internazionale.

Courtesy Archivio Sambonet, Milano 

2. Gjis Bakker, Circle in Circle bracciale metacrilato, 1967 e poi 1968 per CHP Jewellery Collection Il maestro olandese è uno dei padri fondatori del gioiello contemporaneo, sia come designer che come editore della collezione Chi ha paura? del 1996 che presenta cinque diverse collezioni di gioielli dei principali architetti e designer internazionali. Circle in circle è un bracciale progettato da Gijs Bakker nel 1967 e rieditato nel 1989, in perspex trasparente e rappresenta una forma perfetta amplificata dall’innovazione del materiale. il disegno è basato su un cerchio forato ad angolo retto che interseca un altro cerchio per un indosso comodo e confortevole. Un capolavoro di eleganza e armonia. 

Courtesy CHP Jewellery Collection

3. Bruno Munari per Ricci, Costellazioni, pendenti argento, 1975 Il nostro destino è nelle stelle. Ne erano convinti gli antichi e lo pensava anche Bruno Munari, autore di questi poetici pendenti in argento che rappresentano le costellazioni, dove micro-fori disegnano i segni astronomici delle costellazioni celesti. I piccoli fori creano un disegno delicato, brillano come diamanti e ci ricordano che il valore del design non è nei materiali ma nel concetto. Qui raffinatissimo nella sua esatta semplicità.

Courtesy art a part of cult(ure) remove background noise

4. Gianfranco Frattini per Giò Caroli, catena oro, 1975 La catena è una delle tipologie orafe più complesse e laboriose. Difficile nel progetto come nella manifattura. Gianfranco Frattini dimostra il suo talento progettuale dedicando alle catene geometrie, motivi e meccaniche innovative. La qualità manifatturiera incontra l’armonia delle forme per una bellezza senza tempo.

Courtesy © 2016 Museo del Gioiello

5. Ettore Sottsass per Cleto Munari, anello oro, lapislazzulo, turchese, onice, 1985 Pochi ricordano che, una volta arrivato a Milano, Ettore Sottsass iniziò la sua carriera di progettista disegnando gioielli, mai considerati per il loro valore economico ma sempre come un’evocazione di bellezza. L’amicizia con i fratelli Pomodoro e il matrimonio con Fernanda Pivano, collezionista di gioielli, fecero si che Sottsass si dedicasse con continuità al progetto dei gioielli. I suoi gioielli migliori sono quelli progettati per Cleto Munari tra il 1982 e il 1985, che, ben raccontati da Barbara Radice, hanno introdotto la libertà dei colori sperimentata nello stesso periodo con la Memphis e restituito ai gioielli la loro vocazione giocosa. Lapislazzuli, coralli, onici, turchesi si rincorrono liberi dalle tradizionali griffe metalliche e definiscono l’idea di ornamento del maestro come segni da indossare, come “le offerte per un ap­passionato viaggio nella vita, perché la vita è fatta, è percepita, sensorialmente prima che intellettualmente.”

Courtesy Cleto Munari, Design Associati srl

6. Mario Bellini per Cleto Munari, monorecchino oro, corallo, lapislazzuli, 1985 Il design è fondamentale per innovare la forma, le funzioni, i materiali, finanche i comportamenti che un oggetto è capace di indurre. È molto difficile innovare il gioiello, legato a materiali e tecniche dalle tradizioni millenarie, ma Mario Bellini con Marco Romanelli, ci sono riusciti con questo mono orecchino in oro, corallo e lapislazzuli, disegnato alla fine degli anni '80 per Cleto Munari e ancora sorprendente. Il design non è il disegno. 

Courtesy © Mario Bellini Archive

7. Afra e Tobia Scarpa per San Lorenzo, collana argento con nastro colorato, 1990 Sfere d’argento legate da un nastro di seta colorato che può cambiare colore a piacimento, così Afra Bianchin e Tobia Scarpa hanno reinventato, con la maestria della San Lorenzo, il classico filo di perle. Per loro progettare un gioiello non appartiene alle stagioni della moda e neanche ai riti del lusso ma riguarda la capacità di innovare attraverso la ricerca, in modo garbato ed elegante. Come questo filo di perle d’argento.

Courtesy © San Lorenzo srl

8. Lella e Massimo Vignelli per San Lorenzo, Senzafine, collana argento e onice, 1992 Fin dai primi schizzi il progetto dei Vignelli era interessante: un lungo nastro sinuoso d’ argento da svolgere come un nastro intorno al collo, con moduli flessibili di 360 gradi che permettevano di personalizzare la collana in base all’umore, all’occasione, all’abito. L’unico problema era lo snodo tra i moduli, che i Vignelli volevano invisibile, a ogni costo, ma che non era possibile realizzare con le tecniche disponibili. Ciro Cacchione, fondatore della San Lorenzo, ha impiegato molto tempo e molte ricerche per realizzare lo snodo invisibile. Alla fine ci è riuscito, creando “il” modello dell’incontro tra il design e il gioiello, quello basato sul “matrimonio perfetto” tra progettista e produttore, tra creatività e manifattura. Un capolavoro “senza fine”. 

Courtesy © San Lorenzo srl

9. Gaetano Pesce per Fish Design, collezione Ribbon, bracciali e anelli, resina colorata, 1995 Leggeri e pop i gioielli in resina di Gaetano Pesce per Fish Design ci offrono una interessante riflessione sui codici del gioiello tra unicità, accessibilità e creatività. Gaetano Pesce si conferma pioniere nell’uso della resina come materiale accessibile per creare pezzi unici di fattura artigianale, un ossimoro solo in apparenza, in realtà una conquista progettuale. Nastri sinuosi che sembrano plasmati sul corpo, sofisticati nelle loro nuances glamour, sono la visualizzazione iconica della ricerca del designer.

Courtesy Corsi Design

10. Giancarlo Montebello, collezione Superleggeri, catena, acciaio inox e chiusura in oro giallo, 2000 L’omaggio a Gio Ponti, la necessità progettuale di contaminare il gioiello con materiali e tecniche appartenenti ad altri mondi e la ricerca indomita di leggerezza hanno portato Giancarlo Montebello, artista e designer, a progettare la meravigliosa Collezione Superleggeri. Impalpabili e sofisticate catene componibili in acciaio inox con taglio chimico che si chiudono con un solo elemento in oro giallo, dimostrano che gioiello e design si incontrano nel coraggio delle ibridazioni.

Foto Dario Tettamanzi

11. Angelo Mangiarotti per Milia, Vera Laica, argento, 2000 La fede matrimoniale è la tipologia orafa piu diffusa e più indossata in assoluto, in oro come in argento o platino. In questo caso il gioiello è molto di più di un ornamento: è una promessa tra due persone, esibisce un legame, rappresenta, con la sua forma circolare, un simbolo di amore eterno. Angelo Mangiarotti ha progettato una delle più belle allegorie dell’amore in forma di gioiello. La metafora della sua Vera Laica è potente: due metà che si incastrano perfettamente, senza giunti né supporti, delicate, lucenti, complici. Rimangono unite solo se indossate insieme e raccontano bene come dovrebbe essere l’amore. A volte capita che si aprano, per rivelare tutta la loro fragilità. E anche quella della coppia. 

Courtesy © 2020 CYRCUS

12. Matteo Ragni per De Vecchi, Patch, anello da lettura, argento, 2004 Per chi ama leggere, riuscire a tenere il libro aperto con una mano è una delle sfide più avvincenti. Matteo Ragni è un designer sensibile e intelligente che, prima di dare forma agli oggetti, pensa al loro utilizzo, per migliorarlo. Uno dei suoi migliori progetti è l’anello Patch, prodotto nel 2004 da De Vecchi, un piccolo anello alato, un segnalibro in argento che unisce bellezza e funzione. Per lettori fortunati.

Courtesy © 2019 Matteo Ragni

13. Riccardo Dalisi, Cuore che fugge, spilla, ottone e smalto, 2004 “Per me il gioiello è un mondo misterioso, di pura ispirazione, di pura sperimentazione. In quelle piccole, contenute, circoscritte opere concorrono tutti i temi del progettare, del pensare, tutte le difficoltà e le innumerevoli possibilità che la tecnica suggerisce.” I gioielli di Riccardo Dalisi sono poesie in forma di gioiello.  Realizzati con materiali poverissimi come latta, ottone, carta di caramella, vetri colorati, i gioielli cristallizzano il pensiero animista del designer napoletano, la sua necessità di infondere vita agli oggetti e di rappresentare una nuova etica sociale. Gioielli sostenibili che ci parlano di sentimenti e che fanno bene al cuore. 

Courtesy © 2020 PreziosaMagazine

14. Frank Gehry per Tiffany & Co., collezioe Torque, bracciali e anelli, materiali diversi, 2005 Fedele alle sue celebri architetture “danzanti” il Pritzker Prize decostruisce la tradizione di Tiffany, progettando gioielli dai volumi scultorei, in cui riecheggiano torsioni ardite e superfici asimmetriche e dove il significato e il progetto assumono un’importanza prioritaria rispetto alla preziosità dei materiali. Un capolavoro di creatività e innovazione per l’azienda americana. Per Gehry il progetto riguarda il processo, nelle sue parole significa “dare forma a modelli tridimensionali concettualizzando le infinite possibilità: questa è l’essenza della creazione, per un’architettura come per un gioiello.”

Courtesy © 2022 Oliver’s

15. Fernando e Humberto Campana per CHP Jewellery Collection, Collana Bones, cuoio e magneti, 2010 Piccoli pezzi di cuoio a forma di ossa che, grazie ai magneti terminali, possono essere assemblati liberamente in innumerevoli composizioni. La collana “ad alto tasso di sostenibilità” di Fernando e Humberto Campana è stata realizzata con pelle riciclata proveniente dagli scarti delle concerie brasiliane che la creatività dei progettisti ha trasformato in un ornamento femminile ed elegante. 

Courtesy CHP Jewellery Collection

16. Nervous System, Polygonal Kinematics, collana, poliammide con sinterizzazione laser SLS, 2013 La stampa 3D ha cambiato radicalmente sia i processi creativi che quelli produttivi e, nel settore del gioiello, è stata introdotta dai Nervous System,che ne hanno presentato le potenzialità come prodotto finito.  Nel 2007 Jessika Rosencrantz e Jesse Louis-Rosenberg, hanno fondato i Nervous System, azienda digitale basata sui metodi del design generativo, stampa 3D e webGL al gioiello. Con un avveniristico sistema di progettazione online che consente ai clienti di cocreare gioielli con infinite variazioni e personalizzazioni hanno dimostrato che il design è innovazione e sperimentazione.

Courtesy © NERVOUS SYSTEM, INC.

17. Lorenzo Damiani per Naoto, Rammendo, ditale, ago e filo argento, 2013 Un ditale in argento con ago e filo, quello di Lorenzo Damiani è un gioiello dalla grazia e dall’eleganza composta che sovverte il pregiudizio di “inutilità” del gioiello. Il progetto di Damiani intende “ricucire” il quotidiano, cercando di legare le dimensioni fortemente estranee del riuso al gioiello, con un’azione di antica sapienza ed eleganza come il cucire. Un gioiello che non smette mai di stupire.

Courtesy Lorenzo Damiani

18. Odo Fioravanti per Celegato, Perseo, pendente, argento e smalto, 2013 Le vie del design sono infinite e con la cura maniacale ai dettagli che lo caratterizza Odo Fioravanti trasferisce a questo misterioso pendente le sue ricerche sul colore. Partendo da un fenomeno fisico Perseo ricrea l’immagine di un oggetto colorato nel fuoco di uno specchio parabolico che si deforma e si espande riempendo di rosso l’intera superficie. Ipnotico.

Courtesy  © Odoardo Fioravanti 2022

18. Odo Fioravanti per Celegato, Perseo, pendente, argento e smalto, 2013

Courtesy  © Odoardo Fioravanti 2022

19. Zaha Hadid per Georg Jensen, collezione Lamellar, anelli e bracciali, oro, argento, diamanti, 2016 Zaha Hadid è stata senza dubbio una dei progettisti più visionari nella storia del design. Con la sua falcata impavida ha attraversato da protagonista contesti molto diversi, dall’architettura agli interni, dal design alla moda. È l’autrice anche di gioielli iconici come il seducente Bzero1 per Bulgari ma il suo capolavoro orafo è l’ultimo progetto da lei realizzato. La collezione Lamellar per Georg Jensen è costituita da otto gioielli in oro e in argento ispirati alle sue opere architettoniche più famose. Linee pulite e fluide segnano l'intera collezione, molto esclusiva. Per donne impavide.

Courtesy Zaha Hadid Architects

20. Giulio Iacchetti per Danese, anella Tau, argento, 2019 L’anello infraditoTau di Giulio Iacchetti per Danese è un anello poetico che rimanda dolcemente a un'icona del design italiano, il cestino Putrella di Enzo Mari. Tau è una preziosa dimostrazione che il design può innovare i gioielli con grazia ed eleganza, contaminando ambiti e tempi. 

Courtesy © 2022 Artemide S.p.A

20. Giulio Iacchetti per Danese, anella Tau, argento, 2019

Courtesy © 2022 Artemide S.p.A

+1. Marco Romanelli e Marta Laudani per San Lorenzo, Percorsi, spilla, argento, filo a disegno piegato manualmente, castoni per placche in resina, 2010 Marco Romanelli è stato tra i primi a studiare la relazione tra il design e il gioiello e ne ha progettati numerosi, eleganti e intelligenti come lui. Percorsi è un gioiello dedicato a Milano, la città che lo aveva accolto e che lui amava profondamente. Diceva che “un filo sottile collega, sempre, i luoghi amati di una città: a costruire un percorso diverso per ognuno di noi.” Ed ecco che questo filo sottile è diventato il filo d’argento della spilla, una linea grafica che collega i capolavori milanesi: dalla leonardesca “Ultima Cena” al “Cesto di Frutta” di Caravaggio fino alla “Madonna dell’Uovo” di Piero, “opere su cui siamo cresciuti e che oggi vogliamo portare come una spilla sul cuore”.

Courtesy © San Lorenzo srl

Nell’alfabeto degli oggetti che ci circondano il gioiello è uno dei più difficili da progettare, per il suo simbolismo sociale, per il suo essere un atto d’amore, per il suo rapporto simbiotico con il corpo. Per questo rappresenta un tema di grande fascino e complessità per architetti e designer. Eppure, escluse pochissime eccezioni – Harry Bertoia aveva studiato oreficeria e gli esordi milanesi di Ettore Sottsass furono segnati da progetti di gioielli – il gioiello ha suscitato un tiepido interesse tra i maestri del progetto, fino a quando, a partire dagli anni Sessanta, le avanguardie inglesi e olandesi non hanno messo in crisi il concetto di valore come espressione della preziosità dei materiali, introducendo materiali poverissimi come la carta e il metacrilato in gioielli ad alto valore creativo.

Gianfranco Frattini per Giò Caroli, catena oro, 1975. Attualmente esposta all’interno della mostra “Gioielli Italiani” al Museo del Gioiello di Vicenza. Courtesy © 2016 Museo del Gioiello

A partire dalle sperimentazioni audaci di Gijs Bakker, il padre del gioiello di design e fondatore dei Droog Design, i progettisti hanno trovato nel gioiello una sfida per definire una nuova idea di valore, per contaminare tecnologie, materie e funzioni, per giocare con il corpo, modificandolo. Grazie a editori come Ciro Cacchione della San Lorenzo e a Cleto Munari progetto e manifattura hanno trovato un punto di incontro anche nel gioiello, innovandolo.

Le 20 icone che vi presentiamo sono gioielli progettati da architetti e designer, i capolavori da scoprire e da indossare che hanno cambiato la percezione del gioiello nel segno della creatività e dell’innovazione. Il +1 è un tributo a Marco Romanelli, l’architetto e designer scomparso nel 2021, che proprio al gioiello aveva dedicato alcuni dei suoi progetti migliori.

Alba Cappellieri - Politecnico di Milano

1. Roberto Sambonet per Tiffany, Toi et Moi, bracciale argento, 1955 Courtesy Archivio Sambonet, Milano 

Il maestro dell’organicismo in un’inedita collaborazione per Tiffany propone, nel 1955, un sofisticato bracciale toi et moi dalle linee organiche, sinuose e avvolgenti. Un oggetto ludico, la cui ergonomia perfetta rivela la qualità del progetto come della manifattura. Uno dei primissimi gioielli progettati da un designer italiano per un’azienda internazionale.

2. Gjis Bakker, Circle in Circle bracciale metacrilato, 1967 e poi 1968 per CHP Jewellery Collection Courtesy CHP Jewellery Collection

Il maestro olandese è uno dei padri fondatori del gioiello contemporaneo, sia come designer che come editore della collezione Chi ha paura? del 1996 che presenta cinque diverse collezioni di gioielli dei principali architetti e designer internazionali. Circle in circle è un bracciale progettato da Gijs Bakker nel 1967 e rieditato nel 1989, in perspex trasparente e rappresenta una forma perfetta amplificata dall’innovazione del materiale. il disegno è basato su un cerchio forato ad angolo retto che interseca un altro cerchio per un indosso comodo e confortevole. Un capolavoro di eleganza e armonia. 

3. Bruno Munari per Ricci, Costellazioni, pendenti argento, 1975 Courtesy art a part of cult(ure) remove background noise

Il nostro destino è nelle stelle. Ne erano convinti gli antichi e lo pensava anche Bruno Munari, autore di questi poetici pendenti in argento che rappresentano le costellazioni, dove micro-fori disegnano i segni astronomici delle costellazioni celesti. I piccoli fori creano un disegno delicato, brillano come diamanti e ci ricordano che il valore del design non è nei materiali ma nel concetto. Qui raffinatissimo nella sua esatta semplicità.

4. Gianfranco Frattini per Giò Caroli, catena oro, 1975 Courtesy © 2016 Museo del Gioiello

La catena è una delle tipologie orafe più complesse e laboriose. Difficile nel progetto come nella manifattura. Gianfranco Frattini dimostra il suo talento progettuale dedicando alle catene geometrie, motivi e meccaniche innovative. La qualità manifatturiera incontra l’armonia delle forme per una bellezza senza tempo.

5. Ettore Sottsass per Cleto Munari, anello oro, lapislazzulo, turchese, onice, 1985 Courtesy Cleto Munari, Design Associati srl

Pochi ricordano che, una volta arrivato a Milano, Ettore Sottsass iniziò la sua carriera di progettista disegnando gioielli, mai considerati per il loro valore economico ma sempre come un’evocazione di bellezza. L’amicizia con i fratelli Pomodoro e il matrimonio con Fernanda Pivano, collezionista di gioielli, fecero si che Sottsass si dedicasse con continuità al progetto dei gioielli. I suoi gioielli migliori sono quelli progettati per Cleto Munari tra il 1982 e il 1985, che, ben raccontati da Barbara Radice, hanno introdotto la libertà dei colori sperimentata nello stesso periodo con la Memphis e restituito ai gioielli la loro vocazione giocosa. Lapislazzuli, coralli, onici, turchesi si rincorrono liberi dalle tradizionali griffe metalliche e definiscono l’idea di ornamento del maestro come segni da indossare, come “le offerte per un ap­passionato viaggio nella vita, perché la vita è fatta, è percepita, sensorialmente prima che intellettualmente.”

6. Mario Bellini per Cleto Munari, monorecchino oro, corallo, lapislazzuli, 1985 Courtesy © Mario Bellini Archive

Il design è fondamentale per innovare la forma, le funzioni, i materiali, finanche i comportamenti che un oggetto è capace di indurre. È molto difficile innovare il gioiello, legato a materiali e tecniche dalle tradizioni millenarie, ma Mario Bellini con Marco Romanelli, ci sono riusciti con questo mono orecchino in oro, corallo e lapislazzuli, disegnato alla fine degli anni '80 per Cleto Munari e ancora sorprendente. Il design non è il disegno. 

7. Afra e Tobia Scarpa per San Lorenzo, collana argento con nastro colorato, 1990 Courtesy © San Lorenzo srl

Sfere d’argento legate da un nastro di seta colorato che può cambiare colore a piacimento, così Afra Bianchin e Tobia Scarpa hanno reinventato, con la maestria della San Lorenzo, il classico filo di perle. Per loro progettare un gioiello non appartiene alle stagioni della moda e neanche ai riti del lusso ma riguarda la capacità di innovare attraverso la ricerca, in modo garbato ed elegante. Come questo filo di perle d’argento.

8. Lella e Massimo Vignelli per San Lorenzo, Senzafine, collana argento e onice, 1992 Courtesy © San Lorenzo srl

Fin dai primi schizzi il progetto dei Vignelli era interessante: un lungo nastro sinuoso d’ argento da svolgere come un nastro intorno al collo, con moduli flessibili di 360 gradi che permettevano di personalizzare la collana in base all’umore, all’occasione, all’abito. L’unico problema era lo snodo tra i moduli, che i Vignelli volevano invisibile, a ogni costo, ma che non era possibile realizzare con le tecniche disponibili. Ciro Cacchione, fondatore della San Lorenzo, ha impiegato molto tempo e molte ricerche per realizzare lo snodo invisibile. Alla fine ci è riuscito, creando “il” modello dell’incontro tra il design e il gioiello, quello basato sul “matrimonio perfetto” tra progettista e produttore, tra creatività e manifattura. Un capolavoro “senza fine”. 

9. Gaetano Pesce per Fish Design, collezione Ribbon, bracciali e anelli, resina colorata, 1995 Courtesy Corsi Design

Leggeri e pop i gioielli in resina di Gaetano Pesce per Fish Design ci offrono una interessante riflessione sui codici del gioiello tra unicità, accessibilità e creatività. Gaetano Pesce si conferma pioniere nell’uso della resina come materiale accessibile per creare pezzi unici di fattura artigianale, un ossimoro solo in apparenza, in realtà una conquista progettuale. Nastri sinuosi che sembrano plasmati sul corpo, sofisticati nelle loro nuances glamour, sono la visualizzazione iconica della ricerca del designer.

10. Giancarlo Montebello, collezione Superleggeri, catena, acciaio inox e chiusura in oro giallo, 2000 Foto Dario Tettamanzi

L’omaggio a Gio Ponti, la necessità progettuale di contaminare il gioiello con materiali e tecniche appartenenti ad altri mondi e la ricerca indomita di leggerezza hanno portato Giancarlo Montebello, artista e designer, a progettare la meravigliosa Collezione Superleggeri. Impalpabili e sofisticate catene componibili in acciaio inox con taglio chimico che si chiudono con un solo elemento in oro giallo, dimostrano che gioiello e design si incontrano nel coraggio delle ibridazioni.

11. Angelo Mangiarotti per Milia, Vera Laica, argento, 2000 Courtesy © 2020 CYRCUS

La fede matrimoniale è la tipologia orafa piu diffusa e più indossata in assoluto, in oro come in argento o platino. In questo caso il gioiello è molto di più di un ornamento: è una promessa tra due persone, esibisce un legame, rappresenta, con la sua forma circolare, un simbolo di amore eterno. Angelo Mangiarotti ha progettato una delle più belle allegorie dell’amore in forma di gioiello. La metafora della sua Vera Laica è potente: due metà che si incastrano perfettamente, senza giunti né supporti, delicate, lucenti, complici. Rimangono unite solo se indossate insieme e raccontano bene come dovrebbe essere l’amore. A volte capita che si aprano, per rivelare tutta la loro fragilità. E anche quella della coppia. 

12. Matteo Ragni per De Vecchi, Patch, anello da lettura, argento, 2004 Courtesy © 2019 Matteo Ragni

Per chi ama leggere, riuscire a tenere il libro aperto con una mano è una delle sfide più avvincenti. Matteo Ragni è un designer sensibile e intelligente che, prima di dare forma agli oggetti, pensa al loro utilizzo, per migliorarlo. Uno dei suoi migliori progetti è l’anello Patch, prodotto nel 2004 da De Vecchi, un piccolo anello alato, un segnalibro in argento che unisce bellezza e funzione. Per lettori fortunati.

13. Riccardo Dalisi, Cuore che fugge, spilla, ottone e smalto, 2004 Courtesy © 2020 PreziosaMagazine

“Per me il gioiello è un mondo misterioso, di pura ispirazione, di pura sperimentazione. In quelle piccole, contenute, circoscritte opere concorrono tutti i temi del progettare, del pensare, tutte le difficoltà e le innumerevoli possibilità che la tecnica suggerisce.” I gioielli di Riccardo Dalisi sono poesie in forma di gioiello.  Realizzati con materiali poverissimi come latta, ottone, carta di caramella, vetri colorati, i gioielli cristallizzano il pensiero animista del designer napoletano, la sua necessità di infondere vita agli oggetti e di rappresentare una nuova etica sociale. Gioielli sostenibili che ci parlano di sentimenti e che fanno bene al cuore. 

14. Frank Gehry per Tiffany & Co., collezioe Torque, bracciali e anelli, materiali diversi, 2005 Courtesy © 2022 Oliver’s

Fedele alle sue celebri architetture “danzanti” il Pritzker Prize decostruisce la tradizione di Tiffany, progettando gioielli dai volumi scultorei, in cui riecheggiano torsioni ardite e superfici asimmetriche e dove il significato e il progetto assumono un’importanza prioritaria rispetto alla preziosità dei materiali. Un capolavoro di creatività e innovazione per l’azienda americana. Per Gehry il progetto riguarda il processo, nelle sue parole significa “dare forma a modelli tridimensionali concettualizzando le infinite possibilità: questa è l’essenza della creazione, per un’architettura come per un gioiello.”

15. Fernando e Humberto Campana per CHP Jewellery Collection, Collana Bones, cuoio e magneti, 2010 Courtesy CHP Jewellery Collection

Piccoli pezzi di cuoio a forma di ossa che, grazie ai magneti terminali, possono essere assemblati liberamente in innumerevoli composizioni. La collana “ad alto tasso di sostenibilità” di Fernando e Humberto Campana è stata realizzata con pelle riciclata proveniente dagli scarti delle concerie brasiliane che la creatività dei progettisti ha trasformato in un ornamento femminile ed elegante. 

16. Nervous System, Polygonal Kinematics, collana, poliammide con sinterizzazione laser SLS, 2013 Courtesy © NERVOUS SYSTEM, INC.

La stampa 3D ha cambiato radicalmente sia i processi creativi che quelli produttivi e, nel settore del gioiello, è stata introdotta dai Nervous System,che ne hanno presentato le potenzialità come prodotto finito.  Nel 2007 Jessika Rosencrantz e Jesse Louis-Rosenberg, hanno fondato i Nervous System, azienda digitale basata sui metodi del design generativo, stampa 3D e webGL al gioiello. Con un avveniristico sistema di progettazione online che consente ai clienti di cocreare gioielli con infinite variazioni e personalizzazioni hanno dimostrato che il design è innovazione e sperimentazione.

17. Lorenzo Damiani per Naoto, Rammendo, ditale, ago e filo argento, 2013 Courtesy Lorenzo Damiani

Un ditale in argento con ago e filo, quello di Lorenzo Damiani è un gioiello dalla grazia e dall’eleganza composta che sovverte il pregiudizio di “inutilità” del gioiello. Il progetto di Damiani intende “ricucire” il quotidiano, cercando di legare le dimensioni fortemente estranee del riuso al gioiello, con un’azione di antica sapienza ed eleganza come il cucire. Un gioiello che non smette mai di stupire.

18. Odo Fioravanti per Celegato, Perseo, pendente, argento e smalto, 2013 Courtesy  © Odoardo Fioravanti 2022

Le vie del design sono infinite e con la cura maniacale ai dettagli che lo caratterizza Odo Fioravanti trasferisce a questo misterioso pendente le sue ricerche sul colore. Partendo da un fenomeno fisico Perseo ricrea l’immagine di un oggetto colorato nel fuoco di uno specchio parabolico che si deforma e si espande riempendo di rosso l’intera superficie. Ipnotico.

18. Odo Fioravanti per Celegato, Perseo, pendente, argento e smalto, 2013 Courtesy  © Odoardo Fioravanti 2022

19. Zaha Hadid per Georg Jensen, collezione Lamellar, anelli e bracciali, oro, argento, diamanti, 2016 Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid è stata senza dubbio una dei progettisti più visionari nella storia del design. Con la sua falcata impavida ha attraversato da protagonista contesti molto diversi, dall’architettura agli interni, dal design alla moda. È l’autrice anche di gioielli iconici come il seducente Bzero1 per Bulgari ma il suo capolavoro orafo è l’ultimo progetto da lei realizzato. La collezione Lamellar per Georg Jensen è costituita da otto gioielli in oro e in argento ispirati alle sue opere architettoniche più famose. Linee pulite e fluide segnano l'intera collezione, molto esclusiva. Per donne impavide.

20. Giulio Iacchetti per Danese, anella Tau, argento, 2019 Courtesy © 2022 Artemide S.p.A

L’anello infraditoTau di Giulio Iacchetti per Danese è un anello poetico che rimanda dolcemente a un'icona del design italiano, il cestino Putrella di Enzo Mari. Tau è una preziosa dimostrazione che il design può innovare i gioielli con grazia ed eleganza, contaminando ambiti e tempi. 

20. Giulio Iacchetti per Danese, anella Tau, argento, 2019 Courtesy © 2022 Artemide S.p.A

+1. Marco Romanelli e Marta Laudani per San Lorenzo, Percorsi, spilla, argento, filo a disegno piegato manualmente, castoni per placche in resina, 2010 Courtesy © San Lorenzo srl

Marco Romanelli è stato tra i primi a studiare la relazione tra il design e il gioiello e ne ha progettati numerosi, eleganti e intelligenti come lui. Percorsi è un gioiello dedicato a Milano, la città che lo aveva accolto e che lui amava profondamente. Diceva che “un filo sottile collega, sempre, i luoghi amati di una città: a costruire un percorso diverso per ognuno di noi.” Ed ecco che questo filo sottile è diventato il filo d’argento della spilla, una linea grafica che collega i capolavori milanesi: dalla leonardesca “Ultima Cena” al “Cesto di Frutta” di Caravaggio fino alla “Madonna dell’Uovo” di Piero, “opere su cui siamo cresciuti e che oggi vogliamo portare come una spilla sul cuore”.