Con “Breath Ghosts Blind”, Cattelan gioca in casa: ma chissà se ha vinto

Geniale o deludente? Imperdibile o trascurabile? Il trittico al nero di Maurizio Cattelan al Pirelli HangarBicocca apre le sue porte a Milano. E come al solito l'artista divide.

“Un altro scherzo da Cattelan”: è il primo pensiero che sovviene, varcando la soglia delle Navate di Pirelli HangarBicocca

Lo spazio è buio, apparentemente svuotato, e lo sguardo spaesato incontra Breath; è la scultura di un uomo che dorme in posizione fetale, insieme a un cane. Entrambe le figure sono realizzate in candido marmo di Carrara; chi sono, che fanno e perché sono lì non è dato saperlo, anche se osservando attentamente l'umano si scorge sul suo volto la stessa fisionomia dell'artista. Un autoritratto. 

Breath è la porta d'accesso per entrare in “Breath Ghosts Blind”, mostra che celebra il ritorno di Maurizio Cattelan a Milano dopo oltre dieci anni, e che simbolicamente segna una delle tacche più importanti – proprio per essere una partita giocata in casa – nella stellare carriera dell'artista, nato a Padova nel 1960. 

Concepita come una drammaturgia in tre atti, la seconda parte che compone l'esposizione è Ghosts, reenactment dell'installazione Tourists, presentata all'Arsenale di Venezia in occasione della Biennale del 1997.

In tutta la loro lunghezza le pareti laterali dell'Hangar sono abitate da migliaia di piccioni tassidermizzati: ci scrutano, le posizioni si ribaltano; siamo noi a diventare una sorta di attrazione ai loro piccoli occhi. Silenziosamente, in penombra, attraversando un'atmosfera rarefatta i pennuti ci ricordano della fine incombente, del giudizio inevitabile, ma dimostrano anche che “loro” sono una vera comunità, al contrario della nostra umanità mai così frammentata come oggi.

I fantasmi dei piccioni si mimetizzano tra ombre metalliche, riscrivendo la percezione tra interno ed esterno e, attraverso la loro presenza immobile, mostrano quella che è l'identità di un luogo espositivo: spazio di memoria e esperienza vitale congelata. “Loro” sono lì, impassibili. A dirci che siamo “noi” la performance globale; non la natura, non il regno animale.

Maurizio Cattelan, Breath, 2021, Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano,, 2021
Maurizio Cattelan, Breath, 2021, Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2021

Da Ghosts si passa agli spazi del cubo, dove si svelta il terzo atto con Blind, monolite completamente nero di legno e acciaio, che accoglie il visitatore come un déjà vu. La cecità del titolo, in puro stile cattelaniano, è la corrispondenza con l'immagine dell'opera, un parallelepipedo alto sedici metri alla cui sommità si infila completamente la sagoma di un aereo. Sono passati vent'anni dall'11 settembre 2001, ma ancora è ben complicato riuscire a orientarsi nel crollo di un'intera parte di mondo, specialmente quando la cortina fumogena è un ologramma iconico replicato su scala globale, che segue costantemente un'unica direzione. Come a dire: abbiamo tutti stampata nella memoria l'immagine dello schianto dell'aereo, ma non abbiamo capito nulla di quello che realmente sia accaduto, nonostante ce lo abbiano raccontato in tutte le salse.

A problematizzare ulteriormente la questione della sovraesposizione mediatica in cui ci troviamo avvolti risponde un fenomeno nemmeno troppo collaterale che accade durante la visita alla mostra; il passaggio dalla luce al buio, e di nuovo dalle tenebre al chiaro è sorprendente: non serve solo l'intelletto per orientarsi e sopravvivere in una società sovrastrutturata e fallimentare, ossessionata dalla povertà e dalla morte, ma specialmente l'istinto, sembra essere il messaggio.

Con questa operazione Cattelan dimostra chiaramente il suo nuovo passo: la smaterializzazione della storia per poterla restituire più potentemente attraverso immagini sintetiche, e il risultato è – appunto – una mostra decisamente incorporea. Fantasmatica.

Insomma, per chi si aspettava la monumentalità di “All”, la retrospettiva che il Guggenheim di New York gli dedicò dieci anni fa, dopo la quale Cattelan dichiarò la sua volontà di pensionarsi, le aspettative sono state tradite.

“Breath Ghosts Blind” è un progetto di riduzione e sottrazione, che vuole deflagrare attraverso l'utilizzo del minimo. “Breath Ghosts Blind” potrebbe essere descritto come un clamoroso autogol o, ancora una volta come una dimostrazione dell'incredibile capacità nel mischiare le carte, del più inventivo artista italiano vivente?
Posizioni aperte, dubbi e domande sono tutte sul tavolo, proprio come le questioni che, volendo o no, anche questo inedito “trittico” solleva sulla nostra pelle.

Mostra:
Breath Ghosts Blind
Artista:
Maurizio Cattelan
Museo:
Pirelli HangarBicocca
A cura di:
Roberta Tenconi e Vicente Todolí
Date di apertura:
15 luglio 2021 - 20 febbraio 2022
Indirizzo:
via Chiese 2, Milano

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