Il mercato dell’arte ai tempi del Coronavirus

Prospettive, ipotesi e possibilità dell’arte mentre il mondo si ferma per la pandemia, tra rivoluzione ed evoluzione.

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Il mercato dell’arte ai tempi del Coronavirus

Rimandata la Biennale di Venezia, annullato il Salone del mobile e forse anche il Festival di Cannes e la Mostra del Cinema. Art Basel Hong Kong? Edizione on line. Internet, in questi giorni, è il terreno su cui opera l’industria culturale, una progettazione alternativa per permettere  – comunque – alle gallerie di poter esporre e, magari con fortuna, vendere.

I musei aprono le loro porte in maniera interattiva, le case d’asta preparano e progettano, nella maggior parte dei casi, aste on line o tentano di raccogliere un minimo d’attenzione convertendo la loro pubblicità ed il loro lavoro su social network o su qualsiasi altra piattaforma digitale. Non potrebbe essere diversamente. Se Balzac scriveva capolavori nella forma del romanzo, ciò era perché l’industria culturale dell’epoca chiedeva questo genere di prodotto. Oggi la richiesta è diversa, diversa e varia, così varia che le vecchie metodologie di vendita, che già non erano sufficienti a soddisfare la domanda, hanno lasciato spazio al web, che soddisfa pienamente ogni tipologia d’esigenza, di richiesta e di cliente. Il mondo della cultura e dell’arte si affidano a questo nuovo strumento, che sembra esser interpretato e visto come la nuova Biblioteca d’Alessandria: un dio che tutto può ed in tutto riesce. Internet diviene così strumento di diffusione culturale, una possibilità di entrare anche in luoghi, case, persone, menti, in grado di trovare, e poi render effettivo, un nuovo approccio di vendita e diffusione, un’azienda che si è imposta sul mercato dove trova terreno fertile e riesce in ogni grande impresa. Internet, il web: un’azienda.

Questa struttura oggi permette ad ogni settore del mondo dell’arte di rafforzare la propria potenza economica e culturale e mantenerla in un momento storico in cui diversamente non si potrebbe fare.

La parola hazienda precede la rivoluzione industriale ed appartiene allo spagnolo antico. Facienda, in latino. Faccenda in italiano. Le cose che occorre fare: questa è l’azienda. Le cose che si fanno secondo l’occorrenza, il bisogno, e la sua politica è proprio questa: fare ed arrivare ovunque. Empresa nello spagnolo antico, in latino imprendo, impreso. Impresa è il sostantivo femminile di impreso ed è l’impresa stessa che genera lo stimolo per ulteriore attività, che produce successo e fa nascere affari, infatti, la seconda rivoluzione industriale, la rivoluzione telematica ha nella sua politica l’affare. Attraverso internet le opere si vendono, si comprano, vengono esposte e commentate, vengono sottratte all’immobilismo, è un museo che viaggia contemporaneamente in tutto il mondo. Il museo in internet, l’arte e la cultura esposte nell’(inter)tela.  Questa struttura oggi permette ad ogni settore del mondo dell’arte di rafforzare la propria potenza economica e culturale e mantenerla in un momento storico in cui diversamente non si potrebbe fare. Internet non contrasta con le esposizioni dal vivo, ma ne è di supporto, è uno strumento di valorizzazione, comunicazione. Ciascuna opera può essere analizzata, letta, certo però ne esclude la contemplazione, poiché non c’è più un tempio né un luogo del tempo.  Molti i siti di vendita on-line di opere d’arte, oggetti d’arte, di qualsiasi valore, ma la differenza, oltre ai prodotti trattati, è indubbiamente nell’idea completamente diversa di partecipazione, nel processo di compravendita ed espositivo che Art Basel ha progettato ed ideato: le on line viewing rooms. Internet, oggi, permette di entrare nel vivo, vedere, ascoltare, partecipare, studiare, anche con tempistiche diverse che propongono al fruitore un contatto visivo o sonoro.

“Il nuovo sistema sarà il telecomputer, un personal adatto per elaborare video e connesso da cavi di fibra ottica agli altri teleputer intorno al mondo (...) Il teleputer rovescerà gli effetti dell’età della televisione. Piuttosto che esaltare la cultura di massa svilupperà l’individualismo. Piuttosto che coltivare la passione, promuoverà creatività. Con la programmazione del teleputer potreste passare una giornata interagendo con Henry Kissinger, Kim Basinger o Billy Graham (...). Potreste fare un corso pienamente interattivo di fisica o di scienze informatiche con I migliori professori del mondo che rispondono alle vostre domande e vi permettono di muovervi con la vostra velocità di apprendimento. Potreste avere una giornata di lavoro interattivo senza muovervi di casa o gestire un’azienda senza neppure salire su un aereo.” Il tono di George Gilder, scrittore e tecno-utopista statunitense piuttosto ottimistico sulle risorse di libertà e creatività dell’individuo telematico, risponde in pieno alle aspettative che già nel 1995 si avevano su internet ed il web e anticipa, con estrema esattezza, il nostro bisogno, la nostra necessità, di questo mondo così vasto ed ordito non solo, ma soprattutto, in questo momento di estrema difficoltà economica, sociale e sanitaria. Che forse è prima di tutto estetica e quindi spirituale.

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