Marco Aurelio: un imperatore filosofo

Nasceva oggi Marco Aurelio, che governò l’Impero tra guerre e carestie: una statua equestre a Roma e un dipinto di Delacroix ricordano l’imperatore, che fu austero, tormentato da dubbi e trovò rifugio nella filosofia.

Roma, 26 aprile del 121 d.C. Nasce Marco Aurelio, una figura destinata a solcare i sentieri della storia sia come imperatore sia come filosofo. Fin da giovane s’interessò alla filosofia, trovando negli insegnamenti stoici un balsamo per lo spirito e una bussola per la vita. Il fato lo condusse al trono nel 161 d.C., consegnandogli il timone dell'Impero Romano.

Reggendo le redini del potere, Marco Aurelio non si trasformò in un tiranno circondato da lusso e opulenza. Al contrario, rimase un uomo austero, tormentato dai dubbi e dalle sfide che il suo ruolo comportava. Guerre ai confini, pestilenze che mietevano vite e rivolte interne: il suo regno fu un susseguirsi di prove che misero a dura prova il suo animo.

L’imperatore trovò rifugio nella filosofia traendo da questa forza e saggezza. Nei suoi Ricordi, scritti per lo più tra le tende dei campi militare, riversò i suoi pensieri più intimi, le sue paure e le sue riflessioni sulla natura effimera della vita: “Non cercare di impedire agli eventi di accadere, piuttosto impara ad accettare ciò che accade.”

Potente simbolo del potere imperiale, Marco Aurelio è rappresentato non solo come un condottiero militare, ma anche come un filosofo e un saggio.
Statua equestre di Marco Aurelio. Foto Mistervlad

Si dimostrò un imperatore giusto e lungimirante, attento al benessere dei suoi sudditi. Promosse l’istruzione, la cultura e la tolleranza religiosa, guidando l’Impero con mano ferma ma compassionevole.Il suo regno si concluse nel 180 d.C., quando la morte lo colse all’età di 58 anni.

Nel cuore di Roma, sulla piazza del Campidoglio, regna sovrano un cavaliere bronzeo, simbolo imperituro dell’antica potenza romana: La statua equestre di Marco Aurelio.

La collocazione originaria è avvolta nel mistero, probabilmente nel Foro Romano o presso il tempio dinastico della Colonna Antonina. Nel Medioevo però la statua fu trasferita al Laterano, dove rischiò la distruzione a causa di un'errata identificazione. Salvata dal caso, nel 1538 papa Paolo III la portò sul Campidoglio, destinandola a divenire il fulcro della piazza progettata da Michelangelo.

Collocazione della copia provvisoria in resina (28 aprile '96)

Realizzata tra il 176 e il 180 d.C., la scultura rappresenta l’imperatore filosofo in tutta la sua maestosità, a cavallo, mentre guida il suo popolo verso la vittoria.

Alta quasi 4 metri, l’opera cattura l’essenza di Marco Aurelio con straordinaria precisione. L’imperatore è raffigurato con un’espressione solenne e ponderata, che riflette la sua saggezza e il suo senso del dovere. Il corpo, realizzato con maestria, trasmette forza e compostezza, mentre la toga panneggiata con eleganza rivela il suo alto rango. Il cavallo, anch’esso realizzato con grande realismo, sembra avanzare con passo deciso, sottolineando il potere e la determinazione del suo cavaliere.

Potente simbolo del potere imperiale, Marco Aurelio è rappresentato non solo come un condottiero militare, ma anche come un filosofo e un saggio. La sua espressione serena e il suo atteggiamento ponderato incarnano gli ideali della filosofia stoica tanto amata.

Piazza del Campidoglio nella sistemazione michelangiolesca, con la statua equestre di Marco Aurelio al centro, punto di fuga della cordonata capitolina. Roma, 1750

Eugène Delacroix, maestro del Romanticismo francese, immortala l’imperatore in un momento drammatico, un dipinto di struggente bellezza: “Le ultime parole dell’imperatore Marco Aurelio”.

Nell’ombra crepuscolare della stanza, l’imperatore Marco Aurelio, esausto e segnato dalla malattia, pronuncia le sue ultime parole, un ultimo sussurro di saggezza che riecheggia tra le pareti del suo immenso potere.

Al centro della tela, avvolto tra le lenzuola, Marco Aurelio siede sul suo letto di morte, il corpo è già fiacco, dipinto tra il grigio e il violaceo. La mano sinistra, segnata dal tempo e dalla fatica, si posa sul braccio del figlio Commodo, un giovane dalla figura slanciata e altera, vestito con sfarzosi abiti orientali.

La morte di Marco Aurelio, simbolo del potere e della saggezza, di fronte all’indifferenza del figlio e all’incertezza del futuro, diventa metafora della caducità di ogni cosa terrena e della solitudine che accompagna l’uomo di fronte al suo destino.
Eugène Delacroix, Le ultime parole dell'Imperatore Marco Aurelio, 1844

Commodo, erede al trono, assiste impassibile alla scena. Il suo sguardo, privo di compassione, sembra rivolto altrove,  verso lo spettatore, verso il futuro che lo attende come imperatore. I suoi lineamenti, privi di barba e adornati da orecchini e corona, tradiscono un’indole ambiziosa e spietata, lontana dagli ideali stoici del padre.

Attorno al letto imperiale si radunano amici e dignitari, volti rigati dalle lacrime e segnati dal dolore. Tra di loro, si distingue la figura di un filosofo, forse il precettore di Marco Aurelio, che con gesto solenne sembra voler raccogliere le ultime parole del suo imperatore e tramandarle alla storia.

La luce, fioca e dorata, illumina la scena con un’aurea malinconica, sottolineando la fragilità della vita e l’ineluttabilità della morte. La stanza, spoglia di ornamenti superflui, assume un’atmosfera solenne e ieratica, quasi a voler elevare questo momento terreno a una dimensione epica.

Delacroix, con la sua maestria pittorica, non si limita a rappresentare un evento storico, ma coglie l’essenza del dramma umano. La morte di Marco Aurelio, simbolo del potere e della saggezza, di fronte all’indifferenza del figlio e all’incertezza del futuro, diventa metafora della caducità di ogni cosa terrena e della solitudine che accompagna l’uomo di fronte al suo destino.

Acquerello di Alberto Pisa rappresentante Piazza del Campidoglio e la statua originale rivolta verso la cordonata d'accesso.

Se, in quel che tu operi presentemente, segui la retta ragione con zelo, con vigore, con calma, senza distrazioni di sorta; se conservi puro il tuo demone, come se dovessi da un momento all’altro restituirlo; se a questo ti attieni strettamente, nulla aspettando, da nulla rifuggendo, ma soddisfatto di compiere la tua azione presente in conformità della tua stessa natura, e di ragionare e di parlare con la verità propria di un eroe, tu vivrai felice. E non v’ha nessuno al mondo che possa impedirti di agire così.

Ultimi articoli di Arte

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram