Figura chiave che unisce la cultura cattolica e quella ortodossa. Un visionario, un uomo che ha professato pace al suo tempo traducendo la parola di Dio in un vero atto rivoluzionario: San Benedetto da Norcia. Monaco e fondatore dell’Ordine dei Benedettini, fu proclamato santo patrono d’Europa nel 1964 da Papa Paolo VI. Nacque a Norcia nel 480 da una famiglia romana della gens Anicia.
Proprio nella cittadina umbra Benedetto trascorse la sua infanzia. All’età di dodici anni arrivò a Roma in compagnia della sorella Scolastica per compiere gli studi.
Racconta San Gregorio Magno: “ritrasse il piede che aveva appena posto sulla soglia del mondo per non precipitare anche lui totalmente nell’immane precipizio. Disprezzò quindi gli studi letterati, abbandonò la casa e i beni paterni e cercò l’abito della vita monastica perché desiderava di piacere soltanto a Dio”. Roma in quegli anni era una città dissoluta. Il denaro, il potere, la vita nobiliare influenzarono San Benedetto. Così scelse di andar via dalla città, rifugiandosi prima in una cittadina nella valle dell’Aniene, poi a Vicovaro e infine a Subiaco dove preferì stabilirsi e costruire la sua casa fra gli antichi resti di una villa neroniana in una grotta isolata. Patrono degli architetti, degli ingegneri e degli speleologi, Benedetto fu l’emblema della pace, dell’unione, santo riconosciuto dai russi ortodossi e dagli europei cattolici.
“Dovremmo domandarci a quali eccessi si sarebbe spinta la gente del medioevo, se non si fosse levata questa voce grande e dolce” disse lo storico Jacques Le Goff. Patriarca del monachesimo occidentale, Benedetto e la sua Regola (“Ora et Labora”, Prega e lavora) rappresentano ancora oggi un principio di beatitudine, di conciliazione tra i popoli tra le due più grandi religioni. Benedetto fece sorgere centri di preghiera, di cultura, ma soprattutto di ospitalità. La sua idea di pace e di fede era costruita su concetti più alti rispetto a quelli del tempo, in cui anche la religione risentiva della dissolutezza generale. La chiesa rappresentava potere, denaro, ma soprattutto guerriglie.
Nel polittico di San Luca, opera conservata presso la pinacoteca di Brera, Andrea Mantegna raffigura il Santo alla destra di San Luca. Un abito scuro, il libro della regola tra le mani e un fascio di verghe ad indicare le norme dell’ordine. Un fondo oro circonda la figura. Un uomo sereno, fiero, la barba non troppo lunga e curata, tutto intento alla lettura e alla meditazione della stessa.
Al contrario di tutti gli altri personaggi che contornano la figura centrale di San Luca, impegnato sulla scrittura del Vangelo, San Benedetto è l’unico concentrato e non distratto dalla scena. Gli altri Santi sembrano interagire con lo spettatore o con la figura del Cristo. Lui no. Benedetto rimane cattento, immobile alla destra del Santo principale, citazione da non sottovalutare, “la destra” è il posto del Cristo accanto a Dio e Mantegna ne sottolinea in questo modo l’importanza.
Oggi, in un momento storico così delicato e preoccupante, la figura di San Benedetto da Norcia ci appare ancor di più come elemento di pace, di unione e fratellanza.
“Io mi rivolgo personalmente a te, chiunque tu sia, che, avendo deciso di rinunciare alla volontà propria, impugni le fortissime e valorose armi dell’obbedienza per militare sotto il vero Re, Cristo Signore” (San Benedetto da Norcia, Prologo della Regola).