Le cartoline di Natale di Andy Warhol

Al suo arrivo a New York, Warhol propose di disegnare cartoline per il bookshop del MoMA: ottenne il lavoro. Un tassello di un racconto più ampio, quello della religiosità del Papa del Pop.

“Andy era cattolico, l’etica gli scorreva nelle ossa. Viveva da solo con sua madre, collezionando pettegolezzi e giocattoli”. 

Songs for Drella, Lou Reed

“Natale è quel momento in cui devi andare in banca a prendere i soldi da mettere nelle buste da lettera per le mance. Dopo aver dato la mancia al portiere, andrà in malattia o si licenzierà...” si legge in La filosofia di Andy Warhol. Quando pensiamo ad Andy Warhol, Papa del Pop e del Natale, probabilmente lo immaginiamo mentre mangia una zuppa Campbell da solo, sotto un quadro appena dipinto, raffigurante una sedia elettrica. 

Andy Warhol, Albero di Natale, litografia offset con foglia d’oro su carta piegata, 1957
Andy Warhol, Albero di Natale, litografia offset con foglia d’oro su carta piegata, ca. 1957, Courtesy Bridgeman Images

Eppure... Warhol era un uomo di paradossi. Come cantava Lou Reed, l’artista fu cattolico per tutta la vita (o almeno, un frequentatore della chiesa). Il giovane Andy Warhola (questo era il suo nome di famiglia) crebbe con sua madre, Julia Warhola, in una casa pia, dove lei disegnava angeli. Quando si trasferì a New York per diventare l’artista che conosciamo, sua madre si trasferì con lui (e vi rimase per la maggior parte della sua vita). Anche dopo la sua morte, Warhol rimase fedele ai pii insegnamenti della madre. C’è una foto che lo ritrae mentre serve del cibo ai senzatetto di New York alla Chiesa del Riposo Celeste, il cui rettore ha raccontato che Warhol serviva cibo e puliva duranti i pasti comunitari.

Nel 1980 andò a Roma per incontrare il Papa: il Vaticano organizzò persino un paio di anni fa una mostra in sua memoria che è appena approdata al Brooklyn Museum. “Andy Warhol: Revelations” mette in luce le molteplici prove della fede religiosa nell’arte di Warhol così come nella sua vita privata. Questa mostra è nata all’Andy Warhol Museum di Pittsburg e dopo Brooklyn andrà in tour alle sue origini spitituali, il Vaticano (la mostra che originariamente doveva tenersi nel 2018 è stata posticipata dall'anniversario di Leonardo da Vinci e dalla pandemia, il Vaticano non ha ancora annunciato una nuova data).

Andy Warhol e Truman Capote per High Times. Foto Mick Rock
Andy Warhol e Truman Capote per High Times. Foto Mick Rock

Al suo arrivo a New York, Warhol iniziò a cercare lavoro come illustratore e una delle sue prime tappe fu il Museum of Modern Art, dove si racconta che andò da un membro del personale e gli propose di disegnare cartoline di Natale per il giftshop. Ottenne il posto. Gli artisti cercavano spesso questo tipo di lavori per finanziare la loro attività artistica. I passanti della 5th avenue passavano davanti alle vetrine disegnate dalle avanguardie del momento come Bob Rauschenberg e Jasper Johns. Nel 1956, Tiffany & Co. commissionò a Warhol di disegnare cartoline di Natale che diventarono subito un appuntamento fisso per i loro clienti. I suoi disegni raffinati, infatti, stavano portando le qualità artistiche all’interno del mondo dei prodotti commerciali. I suoi angeli capricciosi, i folletti dispettosi, le calze e gli alberi pieni di decorazioni incarnavano una visione candida del Natale che in seguito sarebbe sembrata radicalmente lontana dai quadri d'autore dell’artista, il che molto probabilmente spiega perché le cartoline smisero di essere pubblicate nel 1962 – l’anno in cui iniziò a esporre Campbell’s Soup. Forse per segnare la fine di un'era, Warhol pubblicò un libro regalo illustrato con tutti i suoi stravaganti disegni.

Robert Rauschenberg e Jasper Johns per Tiffany & Co., 1957
Robert Rauschenberg e Jasper Johns per le vetrine di Tiffany & Co., un set cinematografico con una strada polverosa e perle, 1957. Courtesy Tiffany & Co.

Warhol ebbe anche il suo personale miracolo di Natale. Da giovane l’artista aveva un’ossessione per lo scrittore Truman Capote e gli telefonava quasi ogni giorno. Capote continuò ad ignorarlo finché, all’avvicinarsi del Natale, un amico gli mandò una scarpa d’oro dipinta da Warhol, dedicata a Capote. Decenni dopo, nel 1978, Andy Warhol e Truman Capote apparvero nel numero natalizio di High Times vestiti a festa. Warhol era travestito da Babbo Natale e Capote doveva, in teoria, travestirsi da bambina. Tuttavia, come Warhol racconta nei suoi diari, “Truman non era in vena di vestirsi da donna, disse che era già vestito da bambino”.

Anche anni dopo i suoi giorni da illustratore, quando Warhol era straordinariamente famoso e non aveva sicuramente bisogno di adulare nessuno, creò una serie di Poinsettiaplantpolaroid e serigrafie da regalare ai suoi amici. Un giovane artista che lavorava facendo consegne per un fioraio ricorda addirittura di aver passato giorni a consegnare gli ordini di Warhol in giro per la città.

Robert Rauschenberg e Jasper Johns per Tiffany & Co., 1957
Robert Rauschenberg e Jasper Johns per le vetrine di Tiffany & Co., vetrina autunnale realizzata con foglie vere, 1957. Courtesy Tiffany & Co.

Nel 1981, Warhol creò Myth, un portfolio di 10 serigrafie che ritraevano figure iconiche della cultura americana come Superman, lo Zio Sam, Topolino e un Babbo Natale disdicevole. Andy Warhol non ha mai lasciato intendere di prendere nulla sul serio, e questo è forse il motivo per cui è ancora così presente a quasi ogni livello della cultura. In effetti, il carattere che si costruì gli è valsa la duratura reputazione di persona senza emozioni. Tuttavia, riguardare la sua carriera attraverso la lente delle festività può farci intravedere che forse in fondo c’era in lui un bambino che credeva ancora in Babbo Natale.

Immagine in apertura: Andy Warhol e Archie, il suo cane Dachshund. Foto Jack Mitchell.

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