Genova. A room with The View

Cinque artisti italiani presentano serie di lavori ispirati sia all’atmosfera della Liguria sia ai loro sogni, ai loro incubi più remoti.

Anna Franceschini, VERAMON!, 2018, LES PRATIQUES SOLITAIRES installation view at THEVIEW, Sant'Ilario, 2108. Produced by THEVIEW, Sant’Ilario. © THEVIEW. Courtesy: the artist and Vistamare, Pescara/Milan. Photo: Andrea Rossetti.

La frazione di Sant’Ilario rappresenta l’ultimo quartiere di Genova, fra ville discrete e antichi edifici, arroccati su una ripida collina. Il mare riposa a una dozzina di minuti di distanza, mentre campi terrazzati, tipici di questa regione, fanno da sfondo. Lunghi appezzamenti di terreno, dislocati tra olivi e cespugli di erbe mediterranee, profumano l’aria mostrando fiori di lavanda e bouganville. Il golfo della Liguria porta con sé panorami estesi, suoni di insetti e profumi, tipici del mar Mediterraneo, trattenuti dall’incanto rurale dei vecchi edifici di Sant’Ilario.

Lo sforzo di arrampicarsi sulla collina è ricompensato dal suono dei passi che si diffonde fra i muri a secco, finendo per colpire il fine selciato a terra. Non esistono rumori, a parte il vento, la pioggia e l’acqua, forse perché le macchine raramente attraversano quelle stradine contorte. Sulla collina di Sant’Ilario non sembra esserci neanche via di fuga dalla vita e l’ultima l’immagine del nostro pianeta si trova nella linea di fusione dell’orizzonte, tra mare e cielo, di tanto in tanto solcati dalla scia di un aereo. Quel che resta del mondo rimane a distanza, offrendo l’opportunità ad un selezionato gruppo di artisti emergenti e già noti di trovare il giusto tempo per lavorare e per pensare all’interno del processo produttivo.

Risalendo per via dei Marsano, proprio in fronte all’antico cimitero del borgo, all’interno di un contenuto padiglione di vetro, sul ciglio della strada, The View ha posto le basi per il proprio proscenio espositivo. Mentre dal lato opposto della strada, l’organizzazione di The View può anche vantare uno studio, un’architettura semplice, una piccola villa moderna disegnata negli anni Quaranta per la Riviera Ligure. Lo spazio destina la casa come quartier generale di una piccola macchina produttiva, una casetta per gli artisti e una  larga stanza-studio. The View, composto da diversi palchi rappresentativi e da differenti formati estetici, si configura come uno studio per la produzione artistica fondato da Vittorio Dapelo e curata da Francesco Garutti. 

Dapelo è stato il fondatore e il direttore del Museo d’Artista Artimino  a Firenze, dal 1975 al 1980, dove ha curato la realizzazione di progetti site specific  e mostre di: Maria Nordman, Giuseppe Chiari e, fra gli altri, Rebecca Horn. Tra il 1980 e il 1994 ha diretto, assieme a Uberta Sannazzaro, la galleria Locus Solus a Genova, ospitando mostre personali di Dan Graham, Robert Barry, Bill Woodrow, Sol LeWitt, Enrico Castellani, Bertrand Lavier, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Ettore Spalletti, Alberto Garutti, Robert Mapplethorpe, Aldo Rossi, Remo Salvadori, Jan Vercruysse, Irene Fortuyn, Richard Deacon, Jean-Marc Bustamante, Katharina Fritsch, Peter Fischli & David Weiss, Angela Bulloch e molti altri.

Anna Franceschini, VERAMON! (still), 2018, © The View. Courtesy l’artista e Vistamare, Pescara/Milano

Fondando The View, Dapelo ha focalizzato le proprie energie su ricerche curatoriali e processi produttivi artigianali, formulando una piattaforma critica illuminata da un forte spirito di collaborazione reciproca tra autore e fautore dell’opera, abitando l’intercapedine degli spazi ambigui tra progetto e artista, tra mercato e collezione. Nel 2015 e nel 2016, The View ha penetrato il paesaggio ligure attraverso le superfici trasparenti del padiglione di vetro di Sant’Ilario, trasformando una stanza fatta di profili metallici e lastre trasparenti in un piccolo teatro che sovrastava il mare; un territorio votato a valorizzare sculture e pellicole. Inaugurando il nuovo progetto, dal titolo Les Pratiques Solitaires, The View, attraverso il lavoro site specific di Anna Franceschini, Diego Marcon, Andrea Romano, Andrea Sala e Sofia Silva, prova ad esplorare i loro pensieri viscerali e le loro ossessioni intime. I cinque artisti sono stati invitati a Sant’Ilario allo scopo di concepire e produrre cinque progetti in grado di mettere in scena una piccola ma significativa controparte, nell’alveo dell’arte contemporanea italiana. Ad esempio, ogni lavoro è accompagnato da un libro d’artista, una pubblicazione che include saggi curatoriali e documentazioni generali sul progetto in corso.

Tutti gli artisti sono stati invitati a realizzare una serie di interventi in stretto dialogo con il team di The View, con artigiani e operai. Gli autori hanno raccontato cinque diverse storie di approccio narrativo utilizzando cinema e sculture come media d’elezione. L’idea finale è stata quella di mostrare in una stanza vuota di fronte al mare quel che esiste nella parte più nascosta e dimenticata delle loro menti, come se i loro pensieri fossero diventati improvvisamente nudi. I cinque lavori hanno dato forma ad un progetto corale definitivo (sebbene il gruppo scultoreo fittile di Diego Marcon inaugurerà il 21 dicembre), esposto in sequenza all’interno del padiglione di vetro, nello stesso giorno, seguendo una sorta di turnazione informale.

Anna Franceschini ha proiettato Veramon! (2018) una pellicola archivistica in 16mm, un processo visivo di rianimazione delle cose, visionando una moltitudine di set da tavolo di design, così come di utensili per cucina, televisori vintage, monitor di computer, souvenir di ogni marca, radio, televisori, involucri di tutti i tipi di merci, che occupano i ripiani , il soffitto e il pavimento di due stanze private. Andrea Romano ha prodotto una serie di disegni a grafite su stampa a getto di inchiostro su carta cotone intitolate Arianna and Highlight (I) e Arianna and Highlight (II) (2018); Andrea Sala invece ha introdotto un agglomerato scultoreo realizzato con graniglia di marmi dalla diversa colorazione, mentre Sofia Silva ha mostrato dipinti onirici su carta  su tela. Come una sfida alla nozione di macro tematiche narrative, Les Pratiques Solitaires lavora deliberatamente con l’idea di privato, di piccola scala, così come di idiosincrasia e di singolarità, suggerendo una modalità alternativa di processo della narrazione. I ricordi individuali in questo contesto appaiono non solo inscritti lateralmente nel paesaggio, ma diventano vitali per la costituzione della memoria all’interno e a favore della collina di Sant’Ilario.

Titolo mostra:
Les Pratiques Solitaires
Date di apertura:
Dal 6 ottobre al 31 dicembre 2018
Ideato da:
Francesco Garutti
Curato da:
Vittorio Dapelo
Sede:
The View
Indirizzo:
via dei Marsano 1, Sant'Ilario, Genova

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