Mika Rottenberg. Incostanti e oscuri segnali umani

L’artista argentino-israeliana, di base a New York, è la prima, in assoluto, ad esporre nel nuovo Goldsmiths Centre for Contemporary Art, a sud di Londra.

Vista dell’installazione, Mika Rottenberg, Goldsmiths Centre for Contemporary Art, Londra.

Il Goldsmiths Centre for Contemporary Art (Goldsmiths CCA) ha inaugurato all’inizio della seconda settimana di settembre. L’ex bagno pubblico vittoriano e i silos per l’acqua situati al centro del campus dell’università a sud di Londra sono stati rispettosamente convertiti dal collettivo di base a Londra Assemble, architetti vincitori del Turner Prize nel 2015, con l’intento di riformulare un nuovo edificio dagli interni spaziosi, che oggi vantano sette/otto nuovi spazi espositivi. Il ruolo originario dell’architettura era quello di provvedere ai servizi di pulizia personale alle comunità più povere del quartiere. Oggi è stato opportunamente trasformato in un nuovo centro di circa 1000 metri quadrati, nel cuore di New Cross. La prima mostra allestita, percorso che terminerà il 4 novembre, celebra il lavoro video e installativo di un’artista di base a New York, Mika Rottenberg.

All’ultimo piano, in un’oscura camera che una volta ospitava le riserve d’acqua per un'antica piscina, Rottenberg ha disposto una serie di piastre ad induzione sul pavimento, ognuna delle quali a sostegno di una padella che continua a surriscaldarsi. Piccole gocce d’acqua, nel frattempo, colano dal soffitto. Ognuna di esse sibila a contatto con le padelle, emettendo minuscole nuvole di vapore acqueo. Poco distante, un condizionatore costantemente versa quantitativi infinitesimali d’acqua in una pianta in vaso, mentre un codino, scorporato da qualsiasi umano, fuoriesce dal muro, e l’acqua continua a gocciolare nella serie di ribollenti padelle che gorgogliano e sibilano. Tutti questi elementi rappresentano componenti di labirinti il cui inizio coincide con la fine, ritorni costanti e affermazioni illogiche, surreali sull’economia del tempo e del denaro.

Mika Rottenberg, vista dell'installazione presso il Goldsmiths Centre for Contemporary Art, Londra, 2018.
Mika Rottenberg, vista dell'installazione presso il Goldsmiths Centre for Contemporary Art, Londra, 2018.

Il loro solo scopo è mostrare la futilità, e l’avvio senza fine, della natura di ogni compravendita che usa e poi getta per tornare a sprecare, senza fine. Paesaggi estetici davvero differenti se visti in prospettiva con le prossime mostre di Goldsmiths CCA che ospiterà una retrospettiva di Ivor Cutler, una presentazione del lavoro di Chicago Imagists e la prima mostra antologica dedicata alla ricerca della fotografa femminista Alexis Hunter.
La nuova galleria ha intenzione inoltre di presentare incontri, dibattiti, performance e proiezioni, nonché altri eventi correlati al suo più ampio programma espositivo. Essendo una galleria universitaria, i focus di approfondimento sulla linea temporale saranno basati su un diverso programma di formati espositivi, che vedranno l’alternarsi di lavori su commissione a mostre collettive di artisti storici. Attraverso questa galleria Goldsmiths vuole ispirare una futura generazione di artisti contemporanei e di curatori, includendo nuovi programmi dedicati all’apprendimento creativo come parte integrante della propria area di competenze, attività che includono il lavoro con le scuole, gli studenti più giovani e le comunità nell’area Lewisham, così come di diversi quartieri di Londra e altre partnership regionali.

La mostra di Mika Rottenberg porta con sé due nuove pellicole, co-commissionate con Kunsthaus Bregenz e il Museo d’Arte Moderna di Bologna (MAMbo). Si tratta di Untitled (Ceiling Projection) e Study#4 che esaminano la condizione del corpo umano, il potenziale psicologico e le sue limitazioni. Inoltre le donne di Mary’s Cherries sono wrestler professioniste, mentre la svogliatissima impiegata di NoNoseKnows è interpretata dalla modella fetish Bunny Glamazon, che è oltre il metro e ottanta d’altezza. Altrove, all’interno degli immaginari della mostra, sculture motorizzate dalla forma di varie parti del corpo umano girano e saltano, mentre le padelle sfrigolanti emettono sbuffi di fumo. I video, le sculture e le installazioni di Rottenberg riempiono completamente, ma con grande respiro,  tutti e tre i piani dell’edificio, che recentemente ha emesso una comunicazione informativa a supporto della Giustizia per gli Uomini e le Donne delle Pulizie.

Mika Rottenberg, vista della mostra, Goldsmiths Centre for Contemporary Art, 2018. Foto: Andy Keate, courtesy dell’artista e Goldsmiths CCA
Mika Rottenberg, vista della mostra, Goldsmiths Centre for Contemporary Art, 2018. Foto: Andy Keate, courtesy dell’artista e Goldsmiths CCA

L’artista ha percepito una responsabilità personale, ha scritto, nell’indirizzare una campagna di sensibilizzazione, volta a creare corrispondenze fra il proprio lavoro artistico e la sua missione: portare alla luce quel lavoro nascosto che si cela dietro tutto quel che consumiamo e produciamo. Se tutto questo serve a rendere il sonoro di Mika Rottenberg maggiormente serio o didattico, il risultato, all'opposto, appare sardonico. Uno dei suoi film, infatti, mostra file di donne cinesi che scelgono perle, mentre a turno fanno girare una ruota che sbuffa polline di fiori sul viso di una donna con la febbre da fieno; e ogni volta che questa starnutisce produce un piatto di noodle. Rappresentando una sorta di ciclo produttivo dell’assurdo, in scia alla necessità del consumo, dove le donne sono comunque usate e abusate. E di nuovo, si tratta di economie di scala e di sussistenza, un tema ricorrente all’interno delle pellicole di Rottenberg, indipendentemente dal fatto che si tratti di una venditrice ambulante, con le mercanzie ai confini America/Messico, o di lottatrici. Tutte le figure femminili compongono una linea della produzione che finisce con l’inzuppare le proprie dita nelle ciliegie al maraschino. Tutto si ripete per ripetersi, per consumare senza consumarsi.

Titolo della mostra:
Mika Rottenberg
Date di apertura:
8 settembre – 4 novembre 2018
Curatrice:
Sarah McCrory
Sede:
Goldsmiths Centre for Contemporary Art (Goldsmiths CCA)
Indirizzo:
St James's, Londra SE14 6AD, Regno Unito

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