Il lungo respiro dell’arte di Franco Mazzucchelli

Due personali e una collettiva tra Italia e Germania offrono la possibilità d’immergersi nell’opera dello scultore milanese e di ripercorrere la sua carriera cinquantennale.

Franco Mazzucchelli, primo rally sui navigli, Milano, 1971. Courtesy of Franco Mazzucchelli and ChertLüdde

Per le generazioni più giovani che calcano la scena dell’arte italiana, la “scoperta” di Franco Mazzucchelli (Milano, 1939) è cosa recente. Nel febbraio 2017 la fortunata Riappropriazione curata da Michele D’Aurizio per Converso ha offerto l’opera di Mazzucchelli a un pubblico ampio, che visitò il grande spazio vuoto dell’ex chiesa di piazza S. Eufemia completamente avvolto da un telo di polietilene. Uno spazio sospeso tra la condizione di essere a metà tra pubblico e privato che l’artista, come in molte occasioni precedenti, esplorò attraverso una riappropriazione scultorea fatta soprattutto di aria, e dall’incontrollabile elemento sociale sprigionatosi dall’incontro tra le forme morbide delle sue opere e spazio urbano.

Se la mostra a San Paolo Converso ha dato l’opportunità anche un po’ casuale d’affacciarsi all’opera di Franco Mazzucchelli, al momento tre occasioni offrono l’opportunità di approfondire il suo lavoro: ha appena inaugurato al Museo del Novecento a Milano la mostra “Non ti abbondonerò mai – azioni 1964-1979” preceduta negli scorsi mesi dalla personale dal titolo “Pneuma” alla galleria berlinese Chert Lüdde (fino al 14 aprile) e dalla partecipazione di Mazzucchelli alla collettiva “Vita, Morte, Miracoli. L’arte della Longevità” al Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce di Genova.

La mostra milanese, curata da Iolanda Ratti e Sabino Maria Frassá, permette ai visitatori di ripercorrere attraverso un’amplissima selezione documentale, fotografica e tridimensionale, il percorso dell’artista. Durante l’esperienza all’Accademia di Brera, e l’incontro con Peppe Colombo e Marino Marini, Mazzucchelli inizia a sperimentare autonomamente la dimensione espressiva offerta dai “gonfiabili” di PVC, una presa di posizione anarchica verso la consuetudine delle materie tradizionali della scultura.  Verso la metà degli anni Sessanta, l’artista elabora un concetto di scultura non come oggetto plastico legato alle consuete logiche di uno spazio espositivo interno e concluso, ma come oggetto fruibile da chiunque in un luogo pubblico.

Il risultato di tale scelta, sia estetica che politica, è immediatamente valutabile nelle testimonianze fotografiche presenti in mostra: la qualità immateriale delle opere si manifesta nell’esplorazione del comportamento dello spettatore, alla curiosità o alla diffidenza provocata dagli elementi tubolari gonfiabili collocati nel contesto urbano o nel paesaggio naturale. Questa serie d’intuizioni sviluppano il concetto di un’arte “da abbandonare” in spazi aperti, lasciati ad un libero destino: fra le dune di sabbia in Francia, in Medio Oriente, nelle acque del lago di Como. Oppure artatamente dislocati per essere manomessi, rimossi, rubati, distrutti o anche semplicemente offerti all’esperienza tattile col pubblico così come testimoniano le azioni seguenti all’abbandono del Grande cocomero e di altri gonfiabili in piazza Meda nel 1970, o le reazioni degli operai dell’Alfa Romeo di via Traiano nel 1971.

Il concetto di proprietà è costantemente analizzato nelle altre azioni realizzate da Mazzucchelli dagli anni settanta ad oggi: ne sono prova le già citate “sostituzioni” come quelle recenti di Converso e di Villa Croce o della famosa occupazione delle Chiesa di San Carpoforo nel 1976, così come nelle “riappropriazioni” che ripropongono dalla metà degli anni settanta in poi l’impiego di membrane di film plastico all’esterno, descrivendo ambienti immersivi rinnovati che inglobano lo spettatore e lo rendono partecipe di un organismo sociale capace di ridescrivere le relazioni tra individui e la riscoperta dei luoghi.

Alla dimensione più espansa, sperimentale e aperta del lavoro di Mazzucchelli si affianca l’attento lavoro di costante modulazione e studio della forma. Le opere esposte da Chert Lüdde (che presenterà l’artista anche alla prossima edizione di ArtBasel nella sezione Feature) manifestano gli esisti formali di tale studio, tra modellazione e modulazione della materia, tra costruzione e decostruzione, senza rinunciare all’intensità e alla bellezza estetica del materiale plastico. La mostra Pneuma è un inno a tale respiro che continuamente si trattiene e si distende nelle opere di Mazzucchelli, proponendo all’osservatore il tema dell’imponderabilità del contrasto tra leggerezza e peso intrinseco nelle sue opere, che appaiono ingombranti e monumentali come i Coni rossi del 2013, ma che invece sono corpi d’aria.

Alcune delle “formelle” presentate nella galleria richiamano esperienze precedenti nella carriera di Mazzucchelli, come l’allestimento dello Spazio Anny di Gennaro di Via Solferino a Milano nel 1972, che riecheggia qui con forme simili in Bieca Decorazione (2017). La lunga serie di bieche decorazioni sono sì oggetti finiti, concepiti appunto come elementi decorativi “biechi”, sono però anche testimonianza dell’assiduo esercizio di intima comprensione della forma e delle possibilità poetiche della materia, quella del PVC, di cui Franco Mazzucchelli è il massimo interprete vivente.  

Titolo mostra:
Non ti abbondonerò mai – Franco Mazzucchelli azioni 1964-1979
Date di apertura:
8 marzo – 10 giugno 2018
Sede:
Museo del Novecento, Milano
Curatori:
Iolanda Ratti, Sabino Maria Frassá
Titolo mostra:
Franco Mazzucchelli, Pneuma
Sede:
Chert Lüdde, Berlino
Date di apertura:
10 febbraio – 14 aprile 2018
Titolo mostra:
Vita, Morte, Miracoli. L’arte della Longevità
Date di apertura:
22 febbraio – 1 maggio 2018
Sede:
museo arte contemporanea Villa Croce, Genova
Curatori:
Carlo Antonelli, Anna Daneri

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