La politica dei fucili

Mezza tonnellata di armi, confiscate dal ministero della Difesa messicano e donate a Pedro Reyes per fini artistici, sono diventate strumenti musicali funzionanti, una metafora per denunciare i circuiti della produzione e del traffico di armi.

Questo articolo è stato pubblicato su Domus 962, ottobre 2012

Quasi un anno fa mia cugina, che lavora alla Commissione nazionale per i diritti umani del Messico, mi ha raccontato la storia di un elicottero Black Hawk preso a colpi di fucile da terra dal cartello della droga La Familia di Michoacán, che riuscì a colpire uno dei piloti. L'elicottero, mi spiegava, era stato assegnato alla polizia federale messicana dal Governo degli Stati Uniti come parte dell'Iniziativa Mérida, accordo internazionale firmato nel 2008 tra Stati Uniti, Messico e Paesi dell'America Centrale per contrastare il traffico di droga tramite la fornitura di equipaggiamento e addestramento militare americani. "La cosa strana e contraddittoria di questa storia", sosteneva, "è che esaminando i fori sull'elicottero si dimostrò che l'arma usata era un fucile Barrett calibro .50, un'arma particolarmente difficile da adoperare". Poi mi spiegò come una certa quantità di Barrett calibro .50 fosse entrata illegalmente in Messico tramite un'altra iniziativa statunitense: l'operazione Fast and Furious. Tra il 2006 e il 2011, questa controversa tattica del Governo "permetteva di proposito a mercanti d'armi ufficiali di vendere armi a intermediari illegali, sperando così di rintracciare il percorso delle armi per arrivare ai capi dei cartelli della droga messicani"? [1] "È la politica dei fucili", concluse mia cugina. Parlammo di come questo specifico argomento non compaia mai nel dibattito sull'attuale guerra alla droga in Messico. C'è un collegamento tanto ovvio tra armi e violenza, e comunque è sempre questione di droga? [2]





Questo è il tema specifico che Pedro Reyes, artista di Città del Messico, cerca di illustrare nella sua opera più recente intitolata Imagine, presentata alla biennale coreana di Gwangju, inaugurata a settembre. L'opera, che usa il linguaggio della performance, consiste in oltre 500 armi da fuoco modificate, tutte confiscate dal ministero della Difesa messicano e donate a Pedro a esclusivi fini artistici. Una mezza tonnellata di armi è stata trasformata in una serie di circa 50 strumenti musicali funzionanti. Attraverso rappresentazioni simili a concerti, Imagine usa il linguaggio universale della musica per attirare l'attenzione sulla follia della politica degli armamenti.

In apertura e qui sopra: sei musicisti hanno lavorato per due settimane con degli artigiani per realizzare circa 50 strumenti funzionanti, ottenuti da armi confiscate. Photos courtesy of the artist and Alumnos47
In apertura e qui sopra: sei musicisti hanno lavorato per due settimane con degli artigiani per realizzare circa 50 strumenti funzionanti, ottenuti da armi confiscate. Photos courtesy of the artist and Alumnos47
Nel 2008, Pedro varò un altro progetto che seguiva un principio analogo: Palas por Pistolas ("Pale al posto delle pistole"). Come dice il sito del progetto, si trattava di "una campagna per il controllo del commercio delle armi leggere". In questo senso, Palas por Pistolas è un progetto di partecipazione diretta — una campagna — in cui, a fronte della donazione di 1.527 armi da fuoco da parte del comune di Culiacán, furono costruite 1.527 pale per piantare 1.527 alberi. Il progetto è tuttora in corso di svolgimento ed è certamente un antecedente di quest'ultimo lavoro. "In realtà vuol essere un campanello", mia ha detto Pedro parlando di Imagine in una recente intervista telefonica (era a Gwangju per preparare la seconda performance di Imagine, destinata a svolgersi per l'inaugurazione della Biennale, durante la quale gli strumenti sarebbero stati suonati da un gruppo di musicisti locali). "Lo sapevi che i campanelli talvolta sono usati come segnale d'allarme?", proseguiva. "Come un fischietto antiaggressione?", ho chiesto. "Proprio così", mi ha risposto.
Un momento del concerto <i>Imagine</i>, eseguito per la prima volta lo scorso giugno nella sede di Alumnos47, a Città del Messico, con gli strumenti del progetto di Pedro Reyes
Un momento del concerto Imagine, eseguito per la prima volta lo scorso giugno nella sede di Alumnos47, a Città del Messico, con gli strumenti del progetto di Pedro Reyes
Ancora incerto sulla direzione in cui l'avrebbe condotto l'idea del campanello, fu una conversazione in un taxi di Città del Messico con l'ex sindaco di Bogotá Antanas Mockus (noto per le sue strategie non ortodosse per risolvere il conflitto e persona con la quale Pedro discute spesso i suoi progetti) a incoraggiarlo a sviluppare il lato 'musicale' più che quello "d'allarme" del campanello. Pedro giocò con l'idea e decise di creare degli strumenti per un'orchestra in piena regola. "Sono tutte armi usate e hanno fatto molti morti", ha commentato. E, dopo una breve pausa, ha continuato: "Le cause della violenza implicano una complessa rete internazionale e ciò che mi interessa è svelare i circuiti della produzione e del traffico di armi leggere, perché è ovvio che sono tutte fabbricate in Paesi differenti e che la maggior parte delle aziende che le producono è quotata in borsa. Si trovano in Austria, in Svezia, in Belgio, negli Stati Uniti e così via. Ci sono un'intera industria e un intero mercato internazionali che normalmente non vediamo e che diventano visibili solo quando le armi vengono adoperate. Perciò volevo usarle in modo diverso. In un certo senso, volevo liberare questi oggetti dal loro demone, invece che perpetuarne l'associazione con la morte. Suonare gli strumenti è come praticare su di essi una specie di esorcismo, e la negatività che, intrinsecamente, possiedono si trasforma in qualcosa di positivo".
Imagine usa il linguaggio universale della musica per attirare l’attenzione sulla follia della politica degli armamenti.
Un momento del concerto <i>Imagine</i>, eseguito per la prima volta lo scorso giugno nella sede di Alumnos47, a Città del Messico, con gli strumenti del progetto di Pedro Reyes
Un momento del concerto Imagine, eseguito per la prima volta lo scorso giugno nella sede di Alumnos47, a Città del Messico, con gli strumenti del progetto di Pedro Reyes
All'inizio dell'estate andai alla prima esecuzione di Imagine nella sede di Alumnos47, la nuova fondazione artistica di Città del Messico che ha commissionato e prodotto l'opera. Arrivai in ritardo, ma a quanto pare proprio al momento giusto. Da lontano riconobbi Imagine, il leggendario motivo di John Lennon, che veniva eseguito mentre mi avvicinavo. In Messico, la performance di Pedro tocca una corda scoperta, perché tutti si ricordano degli oltre 60.000 morti per droga dei sei anni di governo del presidente uscente Felipe Calderón, che come è noto ha dichiarato "guerra alla droga". E anche se Imagine parla di questioni specificamente locali, punta direttamente il dito sul tema più ampio della politica degli armamenti.
Un momento del concerto <i>Imagine</i>, eseguito per la prima volta lo scorso giugno nella sede di Alumnos47, a Città del Messico, con gli strumenti del progetto di Pedro Reyes
Un momento del concerto Imagine, eseguito per la prima volta lo scorso giugno nella sede di Alumnos47, a Città del Messico, con gli strumenti del progetto di Pedro Reyes
Nella nostra breve conversazione telefonica non abbiamo avuto il tempo di discuterne, ma forse è questa la ragione per cui Pedro ha scelto la canzone di John Lennon: è un inno pacifista, riconosciuto a livello mondiale, che auspica un mondo unito senza confini. Per Pedro questo mondo utopico è un mondo senza armi. Dice di non essere del tutto convinto del titolo dato alla performance, ma io credo invece che questa scelta abbia un obiettivo preciso. A differenza delle sue opere, che tendono a contenere un messaggio di ottimismo — che a volte rischia di essere preso erroneamente per ingenuità — i suoi progetti sempre rigorosi e fondati sulla ricerca, impegnano il pubblico in modo quasi terapeutico, mirando a toccarne la coscienza. La nostra conversazione mi ha fatto pensare alle ragioni per cui il tema del controllo delle armi pare comparire nel dibattito pubblico solo al verificarsi di specifici eventi. Ci si ricorda dell'argomento per lo più in occasione di folli omicidi di massa nei luoghi più impensabili: la prima di Batman ad Aurora, in Colorado; il tempio sikh di Oak Creek, nel Wisconsin; il campeggio estivo dell'isola di Utøya, presso Oslo. In Messico queste cose succedono tutto l'anno, ma sempre solo in rapporto con la droga. E allora perché aspettare un'altra orrenda strage per impegnarsi concretamente sul tema e metterlo al primo posto dei programmi d'intervento internazionali? La performance delle armi musicali di Pedro Reyes intende fare proprio questo. José Esparza Chong Cuy (@JoseEsparza)
<i>Imagine</i>, presentata alla biennale coreana di Gwangju, inaugurata a settembre
Imagine, presentata alla biennale coreana di Gwangju, inaugurata a settembre
Note:
1. Richard A. Serrano, "Emails show top Justice Department officials knew of ATF gun program", Los Angeles Times, 3 ottobre 2011
2. La conversazione prendeva le mosse dall'articolo "El francotirador del narco II", scritto da Víctor Hugo Michel per la rivista Milenio
6.700 armi da fuoco confiscate dal ministero della Difesa Nazionale vengono distrutte da un compressore
a Ciudad Juárez
6.700 armi da fuoco confiscate dal ministero della Difesa Nazionale vengono distrutte da un compressore a Ciudad Juárez
L'opera di pedro Reyes, che usa il linguaggio della performance, consiste in oltre 500 armi da fuoco modificate, tutte confiscate dal ministero della Difesa messicano e donate a Pedro a esclusivi fini artistici
L'opera di pedro Reyes, che usa il linguaggio della performance, consiste in oltre 500 armi da fuoco modificate, tutte confiscate dal ministero della Difesa messicano e donate a Pedro a esclusivi fini artistici
Con <i>Imagine</i>, Pedro Reyes, artista di Città del Messico, usa il linguaggio della performance
Con Imagine, Pedro Reyes, artista di Città del Messico, usa il linguaggio della performance

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