Arte da marciapiede

Organizzata da Ali Subotnick, la prima Biennale di Venice Beach è stato un fine settimana rituale, magico, rilassato, ufficiale né più né meno degli altri, benché la curiosità dei più attenti sia stata certamente ricompensata da alcuni spettacoli inconsueti.

Il Venice Beach Boardwalk, o lungomare dell'Oceano, è un celebre – per quanto talvolta scamiciato – punto di passaggio rituale per i turisti di Los Angeles. I residenti diranno che si fanno sviare dall'aroma d'incenso e dal brivido adrenalinico del borseggio, ma nonostante tutto riconoscono anche loro che la striscia di terra di Venice è inseparabile dal DNA di Los Angeles. Nel migliore dei casi il Boardwalk è uno dei pochissimi spazi pedonali della città, dove attori di strada, artigiani e artisti hanno davvero ogni giorno un pubblico vasto, attento e internazionale.

Storicamente, il Boardwalk è sempre stato un simbolo di libertà di parola e d'espressione. Per capire davvero questo luogo occorre evocare le immagini dei poeti beat e, nel bene e nel male, dei gruppi di suonatori di percussioni. Il suo spirito resta eclettico e straordinario; qualcosa per cui a quanto sembra vale la pena di lottare, come provano le varie cause discusse in tribunale in decenni recenti su che cosa si possa o non si possa fare in questa stretta striscia che sta tra la sabbia e la grande città. Più di recente il Venice Boardwalk è salito agli onori della cronaca nazionale dopo un'ordinanza applicata a partire dal gennaio di quest'anno. Evidentemente ispirata all'eliminazione dell'atmosfera da "mercatino dell'usato" della zona e a impedire a certi venditori di pagare giovanotti di passaggio perché tenessero occupato il loro posto ogni mattina (al Boardwalk chi prima arriva, meglio alloggia) l'ordinanza proibisce lungo il Boardwalk anche il commercio al minuto di articoli "di carattere non espressivo". Tra cui abiti, occhiali da sole, incenso, caramelle, giocattoli, cristalli, gioielli e componenti automobilistici. I commercianti possono ancora vendere libri, quadri, registrazioni, sculture e altre opere di propria creazione. In altri termini: se lo smisurato basco con la scritta Legalizza it è stato sferruzzato da un artigiano, va bene; e per il resto i duecento posti del Boardwalk sono esclusivamente riservati agli articoli originali. L'arte ovviamente è al primo posto, subordinata all'intento espressivo com'è. Tutto ciò per dire che la prima e autentica Biennale di Venice Beach (o VBB, Venice Beach Biennial), manifestazione d'arte di tre giorni collegata alla mostra Made In L.A. 2012 dell'Hammer Museum, nel fine settimana del 13 luglio non avrebbe potuto avere più successo.
In apertura: Charles Irwin, <i>Fantasy Sandwich on Liz Craft's Weed Couch</i>. Qui sopra: Cara Earl, <i>Los Santos de Terrorismo</i>
In apertura: Charles Irwin, Fantasy Sandwich on Liz Craft's Weed Couch. Qui sopra: Cara Earl, Los Santos de Terrorismo
Organizzata da Ali Subotnick, curatore dello Hammer, la VBB ha alternato agli habitué del Boardwalk (commercianti esperti che da anni vendono, e talvolta creano, la propria arte sotto il sole di Venice) artisti e performer locali più abituati all'atmosfera della galleria o del museo. Come risultato, la VBB ha totalizzato quasi novanta partecipanti. Questi artisti "da galleria" nuovi al Boardwalk non hanno ricevuto un trattamento preferenziale e si sono presentati alle cinque del mattino per assicurarsi un posto come tutti gli altri. Benché le postazioni dei partecipanti fossero contraddistinte dai palloncini della VBB e una notevole quantità di gente indossasse magliette della VBB, il Boardwalk non si è radicalmente trasformato in qualcosa che già non fosse. In questo modo, la VBB è riuscita a mettere in rilievo che il Boardwalk, tra le sue molte funzioni, è già una sfilata di gallerie all'aperto. Spesso non era immediatamente evidente quali commercianti appartenessero al genere della 'galleria' e quali considerassero invece la strada come il loro luogo creativo principale. La manifestazione ha certamente inciso sulle gerarchie implicite del mondo dell'arte, anche se i prezzi richiesti per le opere dei nuovi arrivati talvolta erano parecchio più alti di quelli dei veterani del Boardwalk.
Alex Israel, <i>Easter Island totems</i>
Alex Israel, Easter Island totems
La folla, caso mai, è stata maggiore in quel fine settimana che negli altri. Ma a me è sembrato che la maggior parte della gente che scendeva per il lungomare (certi a piedi nudi e muniti di panino, come al solito) non si rendesse affatto conto che stesse svolgendosi una manifestazione speciale. Non c'erano ovviamente segni espliciti per distinguere chi era venuto per la Biennale da chi era venuto per la spiaggia di Venice. Una realtà completata dal fatto straordinario che a Los Angeles le infradito sono ritenute un accessorio adatto 24 ore su 24. In altri termini, il fine settimana è stato rituale, magico, rilassato, ufficiale né più né meno degli altri, benché la curiosità dei più attenti sia stata certamente ricompensata da alcuni spettacoli inconsueti. La bancarella dell'artista Cara Faye Earl, per esempio, era attorniata da una folla particolarmente numerosa. Il suo progetto, intitolato Los Santos de Terrorismo, ha suscitato parecchie reazioni di sorpresa e parecchi sguardi attoniti. Nel suo sito web, l'artista definisce il progetto "un insieme di statuette devozionali prodotte in serie che raffigurano le '45 organizzazioni terroristiche più pericolose' del mondo, secondo il Dipartimento della Sicurezza nazionale degli Stati Uniti". Earl scrive di essere stata influenzata dalle statuette tradizionali dei santi cattolici viste nei mercatini di strada messicani. Lì l'artista ha anche trovato santi di nuova invenzione come Malverde, patrono degli spacciatori. Da lontano il progetto ha l'aspetto di un bizzarro presepe che ospita i personaggi da notiziario della BBC. Non è forse una sorpresa che, in successive recensioni della VBB che ho letto, l'opera di Earl spesso venga esclusa. La ragione ha a che fare sia con il soggetto sia con lo strumento espressivo dell'opera. Tra tutte le varie forme d'arte la scultura appare tra quelle che più verosimilmente possono inalberare l' avviso: "Chi rompe, paga". Sul progetto di Earl questo avviso non c'era, ma forse a livello subcosciente era intimidatorio in una misura riservata alle gallerie, che è anche il motivo che lo faceva spiccare tra gli altri. Ovviamente i suoi riferimenti e la sua importanza vanno ben oltre le pareti di una galleria.
Organizzata da Ali Subotnick, curatore dello Hammer, la VBB ha alternato agli habitué del Boardwalk (commercianti esperti che da anni vendono, e talvolta creano, la propria arte sotto il sole di Venice) artisti e performer locali più abituati all'atmosfera della galleria o del museo.
Alexis Smith & Scott Greiger
Alexis Smith & Scott Greiger
E poi c'era un progetto di Barbara Kruger, una tra gli artisti "da museo" più celebri a partecipare alla VBB, la cui opera consiste in una serie di autoadesivi che pongono domande senza risposta come "Il denaro può comprare l'amore?" appiccicati al marciapiede. Si tratta di un'opera d'arte deliberatamente mimetizzata per adattarsi a una strada di cemento sporco, e non necessariamente a delle pareti bianche. In mancanza di opuscoli esplicativi il progetto può anche rimanere non riconosciuto come arte, il che poi è proprio quello che ne fa un'opera d'arte. Lì accanto Arthure Moore, che a Venice occupa una bancarella da trent'anni a questa parte, realizzava opere che nel corso della VBB sono passate tutt'altro che inosservate. Attorniato da tele finite e da occhi spalancati Moore creava per la folla i suoi caratteristici dipinti, tra cui Funky Pussy ("Micio tosto"). Il tipico gatto di Moore, che mostra il medio allo spettatore (o al mondo intero?), è stato scelto come logo della VBB e probabilmente ha fatto dell'autore una star della VBB, contribuendo probabilmente anche ad aumentarne le vendite. Ecco il punto: il mostro tricipite del mondo dell'arte – Competizione, Collaborazione e Commercio – non è confinato tra le pareti delle gallerie e delle case d'asta. In realtà prospera nella 'serra' (per altro a cielo aperto) di questa mostra. La Biennale di Venice Beach non è un simbolo dell'attività del mondo dell'arte: è il mondo dell'arte messo in mostra, proprio qui all'aria aperta, sotto lo splendente cielo azzurro della California. La VBB è arte con il punto esclamativo ed è arte con il punto interrogativo… Tanto da chiedersi che cosa sia veramente il "carattere espressivo".
A sinistra: Barbara Kruger, <i>stickers</i>. A destra: Mark Grotjahn
A sinistra: Barbara Kruger, stickers. A destra: Mark Grotjahn
Matthias Merkel
Matthias Merkel
A sinistra: Dave Deany, <i>sunscreen tattoos</i>. A destra: Ben Brunnemer, <i>Tarocchi</i>
A sinistra: Dave Deany, sunscreen tattoos. A destra: Ben Brunnemer, Tarocchi
A sinistra: Louis Jean Paul. A destra: Sky (Stacey Kai Young) fotografata tra le sue opere, esposte sul marciapiede, a sud di Westminster Avenue
A sinistra: Louis Jean Paul. A destra: Sky (Stacey Kai Young) fotografata tra le sue opere, esposte sul marciapiede, a sud di Westminster Avenue

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