Salon de Montrouge

Inaugurata da poco alle porte di Parigi, l'edizione numero 57 del Salone de Montrouge svela una mostra d'arte contemporanea democratica e rivoluzionaria, che vale un viaggio di scoperta in periferia.

A Montrouge, artisti e opere entrano nel sistema del contemporaneo attraverso un vero esercizio di democrazia diretta, con l'appuntamento annuale che l'amministrazione illuminata di questo comune della cintura parigina, regala ad artisti e collettività. È davvero poco importante che siano professionisti o dilettanti assoluti, nell'accezione duchampiana del termine. Nelle edizioni degli ultimi due anni sotto la direzione artistica e l'impulso di Stephane Correard, attivista, intellettuale atipico e motore indiscusso della scena francese, la lente critica della manifestazione si è dotata di un collegio di interlocutori per gli artisti, che seguono i dossier e dopo un'attenta scrematura dalle iniziali 2.000 candidature, ne accompagnano 80, fino all'interessante appuntamento espositivo. Il verdetto è affidato a una giuria composta di artisti e critici di profilo internazionale.

Quest'anno il presidente è Jan Hoet (Documenta e Chambre d'amis nel suo curriculum curatoriale). Olivier Mosset, l'artista invitato d'onore, è la M dell'agenzia BMTP (Buren, Mosset, Parmentier, Toroni) il gruppo di artisti che sconvolse l'arte francese con il progetto d'inautorialità a metà degli anni '60. E matali crasset che del salone da due anni firma le efficaci scenografie. L'edizione ritrova la rinnovata e splendida sede originale del teatro e del Palazzo Beffroi costruito negli anni '30 che già aveva ospitato mostre di Leger e Dalì. Quest'anno la novità è una master class per tutti: pubblico, artisti e curatori; e, in autunno, una vendita all'asta delle opere presentate. Si prosegue anche con il filo rosso che lega il salone alla ricerca accademica: ogni anno una scuola d'arte avrà un progetto centrale nel percorso espositivo.

Salon de Montrouge, vista dell'installazione, 3 — 30 maggio 2012

Visto attraverso la gelida e obiettiva griglia concettuale approntata da Maxime Chanson, l'artista vincitore di questa edizione 57ma edizione, il Salone di Montrouge rivelerebbe una tendenza all'internazionalizzazione cominciata all'incirca 10 anni orsono, un'esagerata attenzione per la dimensione della traccia o vestigia e una scarsa presenza di artisti interessati alla dimensione politica e/o sociale, così apparentemente tipica della scena francese. La sua è ovviamente un'opera-sintesi decisamente figlia dell'utilizzo eccessivo dei motori di ricerca sul web e che si discosta dalla filosofia del premio speciale della giuria.

Salon de Montrouge, vista dell'installazione, 3 — 30 maggio 2012

L'inglese d'adozione Henrik Potter opta invece per una condizione modulare e ultra-moderna della pratica artistica: il suo lavoro, per cui rivendica uno statuto di Yes/No State, è costellato di opere estremamente fragili che fanno della loro precarietà un vero e proprio manifesto. E infine è la fluidità narrativa delle immagini in 16 mm di Eponine Momenceau il terzo laureato di questa edizione a chiudere e circoscrivere la qualità intrinseca della manifestazione: uno sguardo in prossimità a lavori di qualità, prelevati dall'urgenza di contesti reali, la folgorante, intrinseca bellezza dell'ordinarietà della creazione artistica. Con la sua carica di specificità e un indiscutibile successo per artisti di tutte le età che non hanno ancora integrato il sistema e la visibilità del mercato, le opportunità offerte si misurano su parametri reali.

Salon de Montrouge, vista dell'installazione, 3 — 30 maggio 2012

Il partenariato con il Palais de Tokyo offre ai tre laureati una mostra personale in uno dei moduli, più che un'opportunità per espandere il loro linguaggio. A giudicare dal successo di artisti che sono passati da Montrouge, anche l'occhio di molte gallerie commerciali si è spostato su questa rinnovata istituzione: dall'ironia delle tele che ancora arborano la scritta Perrotin-prends-moi al successo di artisti come Ivan Argote, di qui passati e ora rappresentati dalla mediatizzata galleria parigina. Per ora tutta da godere è la freschezza dei lavori in mostra: dalla sofisticata installazione ambientale di Claire Trotignon al poliedro di ghiaccio a otto facce di Olivier Mosset. Un salone che vale un viaggio di scoperta in periferia.

Salon de Montrouge, vista dell'installazione, 3 — 30 maggio 2012
Salon de Montrouge, vista dell'installazione, 3 — 30 maggio 2012
Salon de Montrouge, vista dell'installazione, 3 — 30 maggio 2012
Salon de Montrouge, vista dell'installazione, 3 — 30 maggio 2012