L'impressione è che ai quindici warholiani minuti di notorietà per tutti si siano sostituiti quindici metri quadrati di occupazione della nuova estesa e immensa superficie del Palais de Tokyo (ora 22mila metri quadrati). Democraticamente suddivisi nelle due serate inaugurali: 30 ore non stop di eventi e performance nei luoghi che continuano a fregiarsi delle tracce visibili del continuo lifting che oramai da 10 anni fa da sfondo alle immagini del politico a caccia del voto culturale e pre-elettorale. Le belle e lunghissime file d'attesa del pubblico di giovanissimi sottolineano però l'aspetto affettivo che si è creato negli anni attorno a questo luogo di networking cittadino, un riferimento per la ricerca contemporanea, senza collezioni, ma importantissimo nella sua offerta culturale, per la creazione contemporanea.

Scomparsa l'atmosfera da squat di lusso nel gigantismo dei nuovi spazi, acquisiti, nella creazione di nuove sale di esposizione (questa volta i muri sono bianchi, non come ai tempi eroici di Jerome Sans e Nicolas Bourriaud), il Palais de Tokyo si è dotato di nuove sale per proiezione e concerti e, nel visibile scampolo d'installazione della Triennale Intense-Proximité che s'inaugurerà tra una settimana (dal 20 aprile al 26 agosto), anche di una maggiore qualità della nuova superficie espositiva. Tra gli interventi sulla vera pelle del palazzo, da segnalare il bellissimo lavoro Death of a king di Ulla von Brandeburg, che mescola oniricamente la doppia rampa praticabile per lo skatebord con la scena teatrale. La dimensione è onirica e mozzafiato. I colori acidi e psichedelici dell'installazione si rifanno ai costumi del teatro per descrivere romanticamente un luogo per la commedia dell'arte contemporanea. Le 7 vetrate manga di Cristian Marklay marcano lo spazio, evocando Duchamp e il suo Grande vetro partito in frantumi. I wall drawings dalla chimica pericolosa (cianuro, arsenico e mercurio) di Maria Loboda sottolineano la moderna alchimia di idee sottesa allo spericolato uso culturale a cui si riapriranno. Il nuovo direttore sembra avere compreso l'eredità e la missione di questo spazio, non trascurando nessuna delle attitudini del contemporaneo. La prova della tenuta a partire dal 20 aprile con l'apertura della mostra curata da Okwui Enwezor, che promette di aggiungere vera sostanza antropologica a questa due giorni di effimero.